di Vincenzo Pino
Le cifre parlano chiaro. In Sicilia, all’Assemblea Regionale Siciliana la nascita di Italia Viva è clamorosa. Sono già quattro i deputati regionali della nuova formazione di Renzi all’ARS.
A Palermo otto consiglieri comunali su cinquanta aderiscono a Italia Viva e diventa la prima forza politica in Consiglio Comunale. Transitano anche tre Presidenti di circoscrizione su otto. Oltre al deputato regionale dei quattro citati su.
A Catania aderiscono altri due deputati regionali con un seguito elettorale da far paura.
A Siracusa aderisce l’unico deputato regionale ex Pd permanentemente contestato dagli apparati di quella provincia.
E ancora a Siracusa si è formato il primo gruppo consiliare di Italia Viva in Italia. In quella città in cui ancora l’ex sindaco, renziano, era stato osteggiato in permanenza.
E dove il nuovo sindaco è espressione di quella vecchia giunta che sempre gli apparati Pd di quella città avevano sfidato perfino alle elezioni subendo una sconfitta storica alle urne.
A Messina il segretario della Federazione del Pd annuncia le sue dimissioni e aderisce a Italia Viva e con lui cento iscritti al Pd.
Con in più un ex parlamentare regionale che ha vinto il ricorso per rientrare all’Assemblea Regionale e che ha annunciato il suo passaggio a Italia Viva.
Sono movimenti significativi, questi, che prefigurano la nuova formazione in Sicilia in possibile doppia cifra in eventuali elezioni.
Pd in Sicilia, contraddizioni e prepotenze
E che denotano il fallimento dell’operazione zingarettiana di annettersi il Pd in Sicilia con un commissariamento qualche mese fa. Decisione vissuta come una grande ingiustizia da parte della maggioranza dei militanti democratici.
Usando una procedura del tutto irrituale Zingaretti aveva “defenestrato” il segretario legittimamente eletto, Davide Faraone, nei giorni in cui assieme a Orfini e Del Rio era imbarcato nella Sea Watch a protestare per il blocco salvininano a Lampedusa.
Eleggendo un commissario franceschiniano e non di garanzia perché l’operazione era di attribuire il Pd siciliano a quella corrente. Unica regione assieme alla Toscana che poteva definirsi ancora renziana.
Ho indicato questo come uno dei motivi per uscire dal Pd. E non dovevo essere il solo visto quello si è evidenziato ieri a Catania. Tra i motivi della mia fuoriuscita ho indicato anche la permanente litigiosità del Pd ad opera di gruppi tesi ad accaparrarsi tutte le postazioni di potere possibile.
Sembrerà un giudizio impietoso ma non lo è assolutamente visto che anche dopo la scissione di Italia Viva il clima di rissa nel Pd continua imperterrito, specie a Palermo. Anche col nuovo commissario.
Italia Viva in Sicilia, le prospettive
Mi dite come un giovane o una donna possa accostarsi a un contesto siffatto? Per cui Italia Viva in Sicilia è per il popolo democratico e liberale l’unica casa possibile.
Come ha dimostrato l’atmosfera di ieri alle ciminiere di Catania, con migliaia di partecipanti in sala, e tanti altri rimasti fuori.
Una sala piena di giovani, tra l’altro, cosa non più frequente negli ambienti Pd. Che riflettevano l’entusiasmo contagioso degli interventi in particolare quello del loro beniamino catanese Luca Sammartino o quello di Teresa Bellanova.
Una casa aperta, accogliente, affettiva in grado di riconnettersi con le aspirazioni di chi vuol dare una mano a costruire un’Italia migliore.
Un riferimento per chi coltiva una speranza e non certo un fanatismo da idolatria come la definisce Emanuele Macaluso. Storico dirigente del Pci in Sicilia.
Lui che alle passate elezioni ha votato Più Europa per indebolire Renzi. E che poi inveisce contro Renzi stesso perché avrebbe indebolito la sinistra. Vallo a capire.