Dopo i risultati delle elezioni in Umbria è necessario avere un chiaro programma e una personalità all’altezza della sfida sovranista
di Giovanni Burgio
Purtroppo i risultati delle elezioni in Umbria sembrano confermare quanto temuto subito dopo la nascita del governo PD-5 Stelle. E cioè: “Il fenomeno Salvini” non è affatto sconfitto.
L’onda lunga della destra estrema, anche fascista e razzista, non accenna a finire. Non è con un governo nato in fretta e furia che si fronteggiano ambedue i pericoli.
L’illusione che scomparendo dai video televisivi il calo dei consensi verso l’ex ministro degli interni sarebbe stato immediato e sicuro si è rivelata, infatti, una vana speranza.
Il suddetto “fenomeno” (non lo voglio più scrivere quel nome) non è irrilevante né cosa di poco conto. E infatti sull’argomento ultimamente sono stati scritti numerosi libri.
Bisogna capirne bene la nascita, l’affermazione e la crescita. Solo dopo averne esaminato attentamente i molteplici aspetti si potranno prendere le adeguate contromisure e dare le opportune risposte.
Le cause del successo per il leader della Lega
La prima causa del successo è senza dubbio il linguaggio semplice ed elementare adottato. L’uomo della strada, la “casalinga di Voghera”, le persone con poca istruzione e cultura, non hanno difficoltà alcuna a capirlo. E se a questo si aggiunge che il messaggio lanciato è espresso in maniera diretta e immediata, si può comprendere come il risultato diventa gigantesco sia in termini di simpatia sia di approvazione.
E’ questo un aspetto centrale della comunicazione politica. Ignorarlo significa essere sconfitti. Bisogna adottare una chiara e facile grammatica, occorre adoperare un vocabolario leggero.
La seconda ragione del vasto appoggio popolare si può trovare nel riscontro reale ed effettivo del principale punto programmatico della forza politica che rappresenta: “La chiusura dei porti agli immigrati”.
Il raggiungimento di questo specifico obiettivo è stato perseguito dalla Lega con forza e tenacia. E perseguito immediatamente, cioè nei primissimi giorni del precedente governo Lega-Cinque Stelle. Un comportamento deciso e determinato che sicuramente ha generato apprezzamento e ammirazione.
Anche l’adozione di quota 100, altra importante promessa mantenuta, ha dimostrato la risolutezza del suo agire politico. E questo deve essere stato molto avvertito dall’elettore medio. Raramente, infatti, negli ultimi anni gli uomini politici hanno realizzato le proposte avanzate in campagna elettorale.
Di fronte a questi evidenti successi e risultati positivi, cosa ha proposto e opposto il campo avversario?
Un patto di “governo contro-Salvini” che non funziona bene
Dapprima un anno intero di paralisi e stasi del maggior partito d’opposizione (Zingaretti è stato eletto dodici mesi dopo la sconfitta elettorale del 2018). Poi un governo di coalizione PD-M5S essenzialmente fondato sul rinvio delle elezioni anticipate e sull’anti-salvinismo.
Un patto fra forze che, soprattutto nelle loro basi elettorali, si sono detestate, offese e odiate fino il giorno prima. Un accordo, che si vorrebbe di legislatura, ma che forse è impossibile in questo momento.
Un’alleanza che non può realizzare alcunché perché divergente nei fini e negli obiettivi. Ad esempio, la legge di Bilancio 2020 è un insieme di misure tenui e mediane fra le due diverse visioni che non si caratterizza significativamente verso alcuna direzione.
Quindi, come poteva l’elettore medio preferire l’ambiguità e il compromesso a una linea che invece aveva raggiunto gli obiettivi prefissati e ottenuto risultati concreti?
Come si poteva premiare un gioco che, dall’oggi al domani, ha spostato persone da un versante all’altro, facendo cambiare rapidamente compagni di percorso e alleati?
Alla ricerca di un leader
E oggi, ancor più semplicemente: chi si contrappone al leader indiscusso dell’estrema destra? Chi è il personaggio simbolo dell’alternativa? Questo è il vero problema del sistema politico italiano. La mancanza di una personalità capace di tener testa all’ex ministro degli interni.
Renzi è sicuramente all’altezza di questo compito, e lo ha dimostrato ampiamente nel lungo confronto televisivo. Ma l’uomo decisamente non è amato nel centrosinistra. Anzi, si potrebbe dire che è ancora troppo odiato in larghi strati del centrosinistra. E finora è comunque minoritario nel consenso, sia pure crescente.
Anche Calenda potrebbe reggere benissimo lo scontro. Ma ora è un po’ in ritardo e con consensi personali limitati.
L’errore fatale della sinistra e del centrosinistra sarebbe sottovalutare enormemente il valore mediatico del messaggio politico e la scelta della persona che deve trasmetterlo.
Programma chiaro con pochi obiettivi da realizzare e figura che necessariamente deve “bucare il video” sono gli elementi indispensabili per impedire la deriva populista, sovranista e di destra che sembra profilarsi all’orizzonte.
Serve insomma un programma chiaro e anche un “contro-Salvini”, un vero leader, insomma. L’unione di questi due ingredienti essenziali può far tornare la speranza d’invertire la rotta.
In copertina, corridoi vuoti nella Camera dei Deputati. Foto tratta da sito ufficiale.