Stephen Kevin Bannon (Norfolk, 27 novembre 1953), giornalista, produttore cinematografico, politologo statunitense, ex banchiere d’investimento e capo stratega del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è sbarcato in Italia da un pezzo. E si aggira nell’enclave romana con il compito di illuminare l’Europa di luce sovranista.
Per raggiungere l’obiettivo adotta gli strumenti informatici più raffinati senza badare a spese, reclutando la meglio gioventù e acquistando a prezzi stracciati le informazioni in mano ai colossi californiani.
Dopo il successo elettorale alle presidenziali americane si è occupato del Regno Unito con il risultato che sappiamo: il referendum vincente della Brexit.
Poi, pare, ha dato una mano ai partiti italiani più vicini alle sue intenzioni. Ha nel mirino un progetto ambizioso. Sfasciare l’Unione Europea, scassatissima per quanto si vuole ma ancora una potenza economica che ai sovranisti americani sta sulle scatole.
Bannon e la destra italiana
Ai cronisti di Report (Rai Tre), recentemente, Mr Bannon ha rivelato che il cellulare trasferisce a chi ne ha bisogno – industria, economia, politica – ogni informazione utile su ciò che ci piace e non ci piace.
Chi va in chiesa ad ascoltare la messa con il cellulare in tasca, avverte per esempio Bannon, il sorriso sulle labbra, è catalogato come cattolico. E perciò al momento giusto riceverà sui social quel che serve per indurlo a intrupparsi nel gregge a lui più confortevole.
Su Report, nella stessa puntata, Mr Bannon ha promesso in un breve video ai capi della destra italiana che l’ascoltavano, il suo sostegno, gratuito, in campagna elettorale.
Sono a vostra disposizione, ha detto, ci penso io. Tradotto in soldoni l’impegno equivale a milioni di dollari. Ne deduciamo, dunque, che chi va in chiesa riceverà informazioni, vedrà video e vignette, adatti allo scopo su FB, Instagram, Messanger, WhatsApp ecc.
Le prede più facili sono i deboli: di spirito, di portafogli e di conoscenze. Che, come ognun sa, rappresentano in ogni tempo una grande fetta dell’umanità, in Italia e altrove.
Manipolazione di massa, raffinata e penetrante. Dovremmo preoccuparcene? Pare di no, visto che a parte Report – Dio lo tenga in vita – non ne parla nessuno o quasi.
Negli Anni Sessanta dovevamo guardarci dai persuasori occulti e ce ne preoccupavamo, oggi abbiamo a che fare con i persuasori palesi, che si servono delle armi velenose, ma è come se niente fosse.
L’Italia non si rende conto del pericolo
Chiedersi perché il successo arride alle mele marce, nel nostro Paese, è considerato poco di più di un gioco di società, così come discettare nei salotti e nelle piazze della sorte della democrazia e delle libertà, individuali e collettive.
Il tempo dei Gulag, dei lager e delle persecuzioni politiche nelle società civili, come la nostra, si studia ormai nei libri di storia. Il nazifascimo è solo un brutto ricordo, e quei quattro gatti che fanno i gradassi un po’ ovunque evocando svastiche e il Duce, sono solo folklore.
Non si va più in galera per eresia (religiosa, politica ecc), abbiamo gli anticorpi. Che bisogno c’è di gridare al lupo, addomesticato anche da Cappuccetto Rosso negli spot tv?
Basta mettere in riga le nostre teste. Mala tempora currunt sed peiora parantur. Viviamo brutti tempi, ma ne vedremo di peggiori.