di Gabriele Bonafede
Il Regno Disunito dalla Brexit si appresta a votare per la terza volta in meno di quattro anni. Nemmeno in Italia si è arrivati a una serie di elezioni anticipate così ravvicinate. La situazione, per dirla con eufemismo, è semplicemente drammatica.
Queste elezioni potrebbero essere infatti le ultime con il Regno Unito come lo conosciamo ora. Se uno dei due maggiori partiti (Conservatore o Laburista) vincerà le elezioni, il risultato più probabile è infatti la richiesta d’indipendenza da parte della Scozia.
Lo afferma, di fatto, persino il The Economist, quando stima che una vittoria del Labour prevedrebbe un governo di Corbyn con l’SNP (i nazionalisti scozzesi) al prezzo di un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia.
La vittoria del Labour inoltre, porterebbe d’altro canto a un nuovo referendum sulla Brexit. E se la Brexit fosse abrogata con un nuovo referendum, gli scozzesi probabilmente non cercherebbero l’indipendenza per lo meno in tempi brevi.
Una vittoria dei conservatori, invece, aumenterebbe le tensioni con la Scozia, fortemente anti-Brexit.
Lo spettro del No-Deal o di negoziati lunghissmi per l’accordo commerciale
Una vittoria netta dei conservatori, infatti, porterebbe dritto alla Brexit così come è stata negoziata dall’ambiguo premier Boris Johnson. L’accordo che è stato raggiunto dal premier con l’Unione Europea è di fatto peggiore del precedente accordo siglato da Theresa May e bocciato per ben tre volte dal Parlamento inglese. Ed è totalmente indigesto sia agli scozzesi che ai nordirlandesi.
Soprattutto, è un accordo che prevede ulteriori mesi, se non anni, di negoziazioni per un nuovo trattato di commercio con ben 27 diversi Paesi dell’UE.
I quali, una volta uscito il Regno Unito dall’Unione Europea, hanno tutti potere di veto. E, spesso, il dovere di far passare l’accordo dai rispettivi Parlamenti, alcuni persino regionali come quello della Wallonia, cioè parte del Belgio.
Tutto questo, sempre con lo spettro del No-Deal che significherebbe l’implosione politica ed economica del Regno Unito. Si continuerebbe dunque, sotto la spada di Damocle della Brexit No-Deal, con un lunghissimo ed estenuante tira e molla in ogni caso. Che durerebbe per anni, con conseguenze catastrofiche per la stessa unità politica del Regno Unito, oltre che per la sua economia.
Il problema infatti non riguarda solo la Scozia ma soprattutto l’Irlanda del Nord, vero vaso di Pandora che rischia seriamente di aprirsi con tutto il seguito di drammi, non escluso il terrorismo.
Liberaldemocratici: unica ancora di salvezza. Ma con quali possibilità?
L’unica ancora di salvezza per il futuro del Regno Unito è dunque rappresentato dai Liberaldemocratici guidati da Jo Swinson. L’unico partito che è chiaramente contro la Brexit senza se e senza ma.
E che, se vincesse le elezioni, revocherebbe direttamente l’Articolo 50. Vale a dire, che ritirerebbe la procedura di abbandono dell’Unione Europea da parte del Regno Unito. La cancellazione semplice e fattibile di tutto il mostruoso imbroglio-Brexit.
Ma ci sono possibilità di una vittoria dei Liberaldemocratici? Stando ai sondaggi più recenti le chance sono poche. Il partito conservatore è infatti al momento ta il 35 e il 40% in chiara ascesa da alcune settimane. Il Labour rimane grosso modo tra il 24 e il 30%.
I Liberaldemocratici oscillano tra il 16 e il 20%, in terza posizione. Il che, in un sistema elettorale basato sul maggioritario puro per ogni circoscrizione, garantirebbe solo una cinquantina di seggi in un parlamento di 650 membri. Il che sarebbe già una vittoria spettacolare rispetto all’8% delle ultime elezioni e solo 15 seggi, ma certamente non sufficiente ad attuare la revoca immediata della Brexit.
Sondaggi volatili e poco convincenti: mai elezioni così incerte
Ma va detto che i sondaggi nel Regno Unito non ci azzeccano da un bel pezzo. Anche nelle ultime elezioni anticipate, quelle del 2017, hanno fatto flop. Come si vede dal grafico (qui il link di Politico), inoltre, i conservatori erano dati per vincitori netti ma il Labour, in quelle elezioni, ha recuperato in maniera spettacolare nelle ultime due settimane.
Ed eravamo in un contesto con solo due partiti dominanti e una volatilità dei sondaggi molto meno pronunciata di oggi. Nel Regno Unito di oggi invece l’incertezza dei sondaggi è ancora più pronunciata perché i partiti che viaggiano oltre il 10% sono persino quattro e non più due.
Ai Liberaldemocratici, che possono raggruppare tutti i veri “remainer”, cioè chi è dichiaratamente contro la Brexit a prescindere, va aggiunto l’opposto partito del “Brexit Party” di Farage. Quelli che vogliono addirittura la Brexit No-Deal, ovvero un vero e proprio suicidio politico, economico, sociale e diplomatico del Paese.
Il Brexit Party toglie voti soprattutto ai Conservatori, ma non riuscirebbe a prendere alcun seggio, tanto da convincere lo stesso Farage a non presentarsi personalmente in queste elezioni quale candidato in una circoscrizione.
A questo vanno aggiunte altre considerazioni. Innanzitutto, ci saranno una serie di politici con grande seguito locale che sono passati dai Conservatori ai Liberaldemocratici. I sondaggi a scala nazionale non tengono conto di questo fatto. Altresì, i sondaggi non tengono conto dell’estrema polarizzazione tra sì-Brext e no-Brexit. Sottostimando gli effetti sul voto per ogni circoscrizione.
Inoltre, i Liberaldemocratici hanno portato avanti una serie di “patti di desistenza”, chiamando al voto i propri elettori per favorire candidati contro la Brexit anche di altri partiti. E viceversa, accettando il sostegno di elettori di altri partiti laddove possono togliere il seggio ai conservatori.
Le chances di una coalizione anti-Brexit passano da una vittoria dei Liberaldemocratici
È possibile che i Liberaldemocratici ottengano più seggi di tutti? Al momento, a vedere i sondaggi, pare di no. Tuttavia, se dovessero fare il pieno dei voti, come è successo alle ultime elezioni locali dove hanno avuto una vittoria spettacolare, anche una vittoria parziale potrebbe salvare il Regno Unito dalla catastrofe-Brexit.
Innanzitutto per il valore fortemente politico di una vittoria, anche parziale, che li portasse ad essere intorno o vicino a 80-100 deputati. Ma anche perché avrebbero molte più possibilità di formare un governo in alleanza con il Labour e l’SNP.
Quest’ultimo è relativamente sicuro di almeno 40-50 deputati in quanto concentrato nelle circoscrizioni elettorali scozzesi.
Un governo tri-partito e assolutamente inedito Labour-Liberaldemocratici-SNP avrebbe difficoltà a formarsi. Ma non avrebbe certo difficoltà a portare avanti almeno la piattaforma fondamentale: un nuovo referendum vincente, al momento sostenuto anche con immense manifestazioni, per revocare, appunto la Brexit senza se e senza ma.