di Vncenzo Pino
La stampa alimenta una narrazione della politica che cambia riferimenti e scenari ogni giorno. A fronte di una serie di richieste di modifica alla manovra, avanzate in contemporanea, da Italia Viva e Movimento Cinque Stelle, si è subito parlato di un asse Renzi-Di Maio contro quello Zingaretti-Conte.
Accolte da parte di Conte le modifiche richieste dai cinque stelle si è subito cambiato direzione inventando un’asse Di Maio-Conte per isolare Renzi.
E allo stesso tempo si è inventato lo scenario dell’asse Franceschini-Renzi per isolare Conte e Zingaretti.
Che strateghi.
Quali siano i presupposti e i percorsi per giungere a queste ipotesi non è dato sapere e neanche i mezzi per realizzarli.
Giacché per cambiare un governo occorrono maggioranze parlamentari che escludono qualsiasi divisione tra i quattro contraenti dell’alleanza di governo.
Per cui non esistono governi alternativi a questo o con una diversa configurazione.
La crisi di governo condurrebbe immediatamente alle elezioni anticipate. Che non conviene a nessuna delle forze politiche al governo.
Ma la rappresentazione complottarda deve ormai avere affascinato i commentatori politici ed é riuscita a contagiare anche importanti protagonisti della vita politica del Paese. I quali sono persino arrivati a confondere Papeete e Leopolda.
Truman show, Pd e Italia Viva
Si vive una specie di Truman show permanente in cui tutto è scena e si perdono i contenuti strategici e identitari delle diverse forze politiche.
A fronte della manovra i riferimenti sono stati chiari. Italia Viva punta ad abbassare il carico fiscale.
Si è, perciò, opposta dall’inizio a qualsiasi rimodulazione dell’Iva, al sistema delle mini tasse su merendine, imballaggi, bevande e cedolare secca sugli affitti. Ricercando invece nella crescita produttiva, nella spending review e nella lotta agli sprechi le risorse per consentire investimenti e distribuzione di reddito.
Italia Viva classifica quota cento come un provvedimento che non guarda a giovani e lavoro, visti anche i risultati di quest’anno e il costo esorbitante dell’operazione.
Il Movimento Cinque Stelle, dopo un assenso di massima alla manovra, che non a caso è stata approvata senza intese, si è sintonizzata su una lunghezza d’onda che li ha allontanati dall’iniziale atteggiamento punitivo e superficiale sulla evasione fiscale.
Per cui: no all’abbassamento del contante nell’immediato, introduzione della obbligatorietà del pos, ma solo nei mesi a seguire, dopo aver abbassato le commissioni bancarie.
E tutto questo ha fatto fibrillare e fa fibrillare ancora un Pd che appare incerto e timoroso nella sua azione di governo.
Il Pd nella sua attuale direzione si sa che vive abbastanza male questa fase della vita politica e avrebbe preferito le elezioni anticipate che minaccia un giorno sì e un giorno sempre come se ne fosse il sicuro vincitore.
Fenomeno evidenziato dalle dichiarazioni altalenati di Zingaretti che un giorno dice una cosa per contraddirla l’indomani. E invece bisogna abituarsi a questa dimensione del confronto Pd e Italia Viva, oggi, da parte del Pd.
La scissione, infatti, non è stata dettata prevalentemente da incomprensioni personali quanto da visioni strategiche abbastanza differenti tra una componente socialdemocratica e una liberal democratica.
E a questo proposito la Leopolda ha rafforzato coesione e identità programmatica della nuova formazione nel senso indicato.