di Gabriele Bonafede
Il Teatro Massimo di Palermo: una delle eccellenze culturali conosciute e riconosciute nel mondo. Probabilmente la più importante insieme a Sellerio editore.
Uno dei teatri dell’opera più belli, innanzitutto. In alcune classifiche online è addirittura terzo nel mondo in quanto a bellezza dell’architettura, sia interna che esterna. Va bene se non benissimo, anche in altre graduatorie sulla qualità dell’offerta.
Ogni palermitano ne va orgoglioso. Ogni turista va orgoglioso di una foto o un selfie nella Piazza Giuseppe Verdi, davanti a quella scalinata e quel colonnato, quei leoni che ne decorano l’entrata. E poi lo splendore della sala, le decorazioni, l’ambiente, la grandezza.
Un’eccellenza che si è affermata negli ultimi anni a guida Francesco Giambrone. E diventa sempre più visibile, non solo nel mondo specifico dell’opera e nelle tournée dall’altro lato del mondo, ma anche quale presenza e ricordo per chiunque passi da Palermo. Soprattutto nella qualità e nella “presa” degli spettacoli su pubblico, critica e artisti.
Il Teatro Massimo è un’icona di Palermo delle più acclamate. Forse la più acclamata, ancor più di altri, stupendi monumenti. Con uno strabiliante percorso in ascesa, se si pensa che fino a qualche anno fa languiva chiuso per restauri infiniti.
Innumerevoli i grandi artisti che si sono esibiti al Teatro Massimo di Palermo in questi anni. Di massimo livello quelli che si esibiranno in questa nuova stagione 2020 presentata pochi giorni fa (qui tutte le informazioni i programmi).
Palermo e il Teatro Massimo tra simbiosi e contraddizioni
Palermo e il Teatro Massimo hanno un rapporto di speciosa simbiosi. Di mutuo orgoglio, certo, ma anche di sorpresa e contrasto. Ogni volta che passi da lì, davanti al Teatro Massimo, lo guardi, lo immagini dentro e fuori, risali tutto l’edificio e immagini il panorama di Palermo da lassù. Paesaggio che in molti abbiamo visto salendoci anche fisicamente.
Certo, non è la popolare acchianata a Monte Pellegrino per la Santuzza. Ma ti senti, in qualche modo, nell’ombelico del mondo.
Anche se quel mondo, quello di Palermo, rimane contradditorio e con misere pezze nei suoi grandi buchi: dallo Zen alle altre periferie abbandonate, dai quartieri sudici e sdruciti a pochi passi dal Massimo, fino alla disperazione di emigrazioni epocali che dissanguano una città tuttavia inerte e parassitaria.
Palermo e il Teatro Massimo hanno, in qualche modo, un rapporto simile a quello tra Palermo e il Gattopardo. “Vano nelle scene è il diletto, ove non serva a preparar l’avvenire”, è scritto proprio sul frontone del Massimo.
Eppure vano sembra proprio il diletto dell’élite palermitana tirata a lucido per una prima del teatro Massimo. Perché la città soffre, si dibatte nelle crisi e nelle lacerazioni quotidiane. Non decolla, anzi, barcolla. Ma non rinuncia a specchiarsi in quel Foyer interno ed esterno alla quinta monumentale del centro-del-centro città.
Vi racconto l’opera
Palermo e il Teatro Massimo si sono persino avvicinate, quasi compenetrate negli ultimi anni. Giambrone ha avuto la capacità di far vivere e rivivere questo rapporto con i cittadini.
Grazie anche a una serie di iniziative tra le quali spicca la serie di spettacoli “Vi racconto l’Opera”, con la regista e scrittrice Beatrice Monroy.
Da quattro anni è lei che nella “Sala Onu” presenta ogni opera che andrà in scena dopo pochi giorni. Unendo lo strabiliante e mitico mondo dell’opera alla letteratura, ai retroscena, alla mitologia, ai drammi e alla catarsi dell’arte.
Raccontando ogni personaggio, ogni protagonista di ogni opera con l’afflato a un tempo elitario e popolare di chi sa comunicare l’origine del lavoro artistico.
Palermo e il Teatro Massimo ricominciano da Wagner
Palermo e il Teatro Massimo con la stagione 2020 ricominciano, insieme, da Wagner. Per giunta con un nuovo direttore musicale israeliano, Omer Meir Wellber.
Che nel corso della presentazione per la stagione 2020, ha parlato dell’importanza della scelta di Parsifal come primo titolo.
«Ne abbiamo parlato con Graham Vick – ha detto Wellber – ed era un titolo al quale entrambi tenevamo molto. È ovvio che per me, che vengo da Israele, Parsifal rappresenta un argomento complesso, e questo mi sembrava il posto giusto dove affrontarlo, perché qui non ci sono tanti argomenti facili. Sarà un anti-Parsifal, dal punto di vista di Vick e mio. Per me infatti è importante oggi fare diventare Wagner solo un compositore, il più grande forse della storia, ma non un filosofo o un guru, ripulendolo e vedendo solamente cosa veramente ha scritto, senza tutte le sovrastrutture problematiche che vi si sono aggiunte. Anche per la trilogia Mozart vogliamo fare questo stesso lavoro».
«Sarà un lavoro con l’orchestra – continua il Maestro – un lavoro che tenderà verso la pulizia e semplicità della musica da camera, anche perché in queste opere suonerò anche io. E ci sarà poi il ciclo dedicato a Beethoven, dove ci saranno grandi musicisti come Midori, che farà due concerti con me, Daniele Gatti che dirigerà la sesta sinfonia, Gabriele Ferro. Inoltre il Teatro Massimo entrerà quest’anno, unico teatro italiano, nella rete Opera Europa di Arte che prevede la trasmissione degli spettacoli sulla rete culturale franco-tedesca».
Una sfida nella sfida, dunque, per Palermo e il Teatro Massimo. Città e teatro che sembrano raccogliere il guanto a duello. D’altronde il Teatro Massimo ha un legame storico con Wagner. Ma attenzione, Palermo è mobile qual piuma al vento.
Che sia vera gloria e mutua gloria. E un ricominciare a crescere e sognare assieme.