Grande bacino elettorale dei Cinque Stelle, l’Isola è tra le più penalizzate dal provvedimento voluto dal partito di Casaleggio
di Gabriele Bonafede
La nuova norma sul taglio di 345 parlamentari è stata approvata con una maggioranza “bulgara”. Alla Camera ci sono stati 533 sì, 14 no e due astenuti. Una convergenza di voti a favore del taglio di parlamentari che attraversa tutto il panorama politico.
Si va da LeU alla Lega, passando per il M5S (promotore del provvedimento), Pd, Forza Italia e FdI. Insomma, riunisce governo e opposizioni in un ampio consenso.
Sembra, per così dire, che abbia vinto il populismo bicamerale puro…
Non tutti i cittadini sono convinti, oggi, che sia un provvedimento utile. E anche nel mondo politico iniziano le critiche.
Soprattutto in Sicilia, dove inizia a farsi strada la sensazione di essere stati elettori improvvidi: elettori e gabbati.
Critiche dal Pd siciliano
Ad esempio, dal Pd arriva una critica da Antonio Ferrante, dirigente di partito regionale che lo definisce penalizzante per la Sicilia:
«La norma costituzionale che introduce la mera riduzione dei parlamentari, in assenza di una visione più ampia, penalizza fortemente la Sicilia in termini di rappresentanza oltre a limitare il diritto di partecipazione delle minoranze e il legame, già labile, tra eletti ed elettori».
Antonio Ferrante è tra i promotori, con altri esponenti regionali del Pd, della mozione “Ricominciamo dalla Sicilia” in vista del prossimo congresso regionale siciliano.
«Ci facciamo interpreti – continua Ferrante – della preoccupazione dei nostri elettori siciliani, e non solo, nei confronti di un provvedimento che affronta con superficialità temi fondanti della nostra democrazia, riducendoli a semplice questione economica, peraltro di lieve entità. E non ci accontentiamo delle promesse di correttivi. Chiediamo, sin da subito, che il Pd esprima la propria visione attraverso proposte concrete e, soprattutto, con una tempistica certa».
«D’altro canto – conclude Ferrante – se già si parlava di correttivi prima ancora che la norma venisse votata, è chiaro a tutti che ci sono storture. Fatto che ha reso ancora più incomprensibile l’ostinazione ad andare fino in fondo».
Elettori e gabbati
In effetti, anche il Giornale di Sicilia (GdS) dà risalto alle distorsioni provocate dal taglio di parlamentari senza un’adeguata riforma comprensiva, o per lo meno un’attenzione a come saranno ripartiti i nuovi parlamentari.
«Gli effetti della riforma che taglia i parlamentari ha ripercussioni sulle regioni medio piccole che, specie al Senato, non eleggeranno parlamentari di tutte le opposizioni, visto il nostro sistema tripolare».
Così riporta il GdS in un articolo pubblicato stamattina anche nella versione online del quotidiano (qui il link)
E continua: «Tra le regioni più penalizzate, alla Camera, c’è anche la Sicilia che passa da 25 a 15 deputati nel collegio 1, con una perdita del 40 per cento; nel collegio 2 il calo è da 27 a 17 deputati e una riduzione del 37%. Alla Sicilia va meglio al Senato: gli eletti saranno 16 contro i 25 attuali, e un calo del 36% (contro il 57,1 di Umbria e Basilicata; il 42,9 del Friuli Venezia Giulia, il 42% dell’Abruzzo, il 40% della Calabria)».
Insomma, la Sicilia, che è tra i maggiori bacini elettorali dei Cinque Stelle, appare la più “autolesionista”. E non è una novità. Lo abbiamo già visto con le vicende di Favignana dove gli elettori avevano votato soprattutto la Lega e poi gli è stata tolta la tonnara dal governo Lega-Cinque Stelle: tonni e gabbati.
Sono stati infatti i Cinque Stelle a volere fortemente il taglio dei parlamentari approvato ieri a larga maggioranza. E tutti gli altri si sono accodati. Elettori e gabbati.
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