di Vincenzo Pino
Si affollano le interpretazioni sull’azione di Matteo Renzi e Italia Viva. E la banda di oscillazione di queste ricostruzioni è assai larga.
Questo o quello per me pari sono…
Chi lo vorrebbe accostato a Berlusconi sui temi del garantismo, come ha scritto il Corriere della Sera cinque giorni fa, e chi lo vorrebbe vicino a Di Maio per l’azione convergente sul blocco della tassazione su merendine e biglietti aerei. Come fa oggi, sempre il Corriere della Sera.
Una sarabanda quotidiana condita da saltarelli mutuando il linguaggio delle danze popolari di qualche secolo fa.
Questo perché raramente però ci si preoccupa di guardare ai contenuti della sua iniziativa preferendo concentrarsi sulle “manovre” che il senatore di Rignano ordirebbe per chissà quali fini, visto appunto la contraddittorietà delle direzioni che queste interpretazioni prendono.
E invece la direzione è chiara come pure il messaggio. Proviamo a declinarli oggi sui temi della fiscalità e della giustizia.
Matteo Renzi sul Def
“Le tasse non devono aumentare per non deprimere i consumi”, è la logica del sostegno di Italia Viva al governo attuale, sia che riguardino merendine o ristoranti, sia che servano a finanziare misure di dubbio esito.
E pensare di poter accrescere la dotazione finanziaria del cuneo fiscale con un aumento dell’Iva per 5-7 miliardi non darebbe gli effetti sperati di rilancio dell’economia e dei consumi.
Come qui descrive puntualmente il vice capogruppo di Italia Viva alla Camera Marattin, che ricostruisce il senso del dissidio con la originaria proposta del governo e poi modificata.
Se poi Di Maio ha convenuto su questo, non è certo segno di manovra o trama. Anzi, è segno di coerenza e competenza su aspetti fondamentali della manovra e sulla qualità intrinseca del Def (Documento di Economia e Finanza).
Rimane importante e copioso, inoltre, il sostegno tecnico e politico del gruppo di Italia Viva sulle questioni di economia e finanza pubblica. Come dimostra la presenza di Marattin quale vice presidente di Socialisti-Italia Viva alla Camera.
Sulla giustizia capitolo uno
Ha destato stupore la convergenza di Matteo Renzi con la proposta del ministro Alfonso Bonafede sulla composizione dei membri togati del Csm mediante sorteggio.
E da qui sono partite le bordate di Andrea Orlando che accusa il “senatore” Renzi di affinità coi Cinque Stelle. Lui che criticava Lotti per i rapporti con i magistrati quando scoppiò il caso Palamara.
Una vicenda che ha strappato il sipario sulle nomine dei vertici giudiziari attraverso il rapporto perverso delle correnti della Magistratura ed esponenti politici.
E allora perché non rompere questo intreccio per evitare quest’andazzo,con la proposta di Renzi? Se poi coincide con quella di Bonafede, dove sta lo scandalo?
Matteo Renzi sulla giustizia capitolo due
E infine, ma in questo caso è stato associato a Berlusconi, Renzi ha criticato che il capo di Forza Italia sia stato chiamato a processo anche per l’attentato a Costanzo del 1993. “E senza uno straccio di prova”, ha aggiunto.
Certo, lascia attoniti che a venticinque anni da questi fatti si sia ancora alle prese con procedimenti di questo genere. E tutto ciò non depone sicuramente a favore del nostro sistema giuridico e istituzionale.
Con queste affermazioni Renzi ha affermato la sua vocazione garantista e liberale, tutto il contrario dello “stato etico”, cui sembrano somigliare sicuramente i Cinque Stelle e non pochi esponenti di una sinistra giustizialista.
I commentatori invece di inventarsene una per ogni occasione in cui parla Matteo Renzi, accostandolo contraddittoriamente ora all’uno ora all’altro, potrebbero invece tentare di interpretare le sue azioni alla luce di un pensiero liberal democratico che lo ispira.
Italia Viva, la libertà
Quello di uno stato amico e non vessatorio in materia fiscale, quello in cui ognuno è innocente sino al terzo grado di giustizia, quello del diritto ad un equo processo e non a quelle che appaiono come persecuzioni più che ventennali.
Renzi è questo e può permettersi di dire quello che pensa a 360 gradi in piena libertà cercando di sintonizzarsi con una pubblica opinione molto sensibile a questi temi.
Per questo la scissione non è stata un capriccio ma il tentativo di ricostruire uno spazio di libertà dalla partigianeria preconcetta in cui sembra precipitato questo Paese. Ci riflettano i commentatori e i giornali che danno visioni opposte di questa scelta a costo di contraddirsi un giorno sì e un giorno pure.