di Vincenzo Pino
La via indicata dai commentatori politici della sinistra che Zingaretti e Orlando hanno imboccato si è rivelata un sentiero di montagna tutta in salita. E adesso potrebbe portarli alla soglia di un burrone.
“Liberatevi dell’intruso Renzi e il popolo della sinistra si riverserà entusiasta nuovamente nel Pd dopo averlo punito severamente nelle recenti elezioni politiche”. Questo il mantra che hanno ripetuto, ossessivamente e da più anni i vari Padellaro, Scanzi, Berlinguer, De Angelis, Annunziata e corifei cantando.
A distanza di due settimane dalla liberazione dell’”intruso Renzi”, però, la realtà si presenta esattamente all’opposto da come era stata da loro vaticinata.
Il quadro è cambiato e Italia Viva sembra avere il vento in poppa su tutta la linea, laddove il Pd rischia di perdere pezzi.
L’intruso va via
Nei sondaggi il Pd perde mediamente il 2,5% a favore di Italia Viva, e del consenso che doveva riversarsi sul “Pd depurato” non c’è traccia. Al contrario il Pd ha imbarcato due parlamentari a corto di voti come la Lorenzin e la Boldrini.
Tutto ciò mentre Italia Viva viaggia nei sondaggi attorno al 5%. Dopo la formazione dei gruppi parlamentari, si annunciano nuove adesioni non solo a livello nazionale ma anche a livello regionale e locale, come afferma Renzi oggi nella sua intervista al Foglio.
Le iniziative pubbliche di lancio della nuova formazione politica hanno visto partecipazioni di massa a Torino, Milano e altrove.
Sui social prevalgono nettamente i sostenitori di Italia Viva ed anche gli ascolti televisivi premiano le recenti performance di Renzi e della Bellanova. Inoltre, l’iniziativa di Calenda per stoppare Renzi si è rivelata un flop.
Una Waterloo cui disperatamente stanno cercando di mettere una pezza i vari Andrea Orlando e Walter Verini.
Sull’orlo di una crisi di nervi
Appare chiaro che Andrea Orlando cerchi di scovare nel Pd e nei suoi gruppi dirigenti chi dimostra incertezze o simpatie filorenziane.
I militanti vengono poi diffidati a partecipare alla Leopolda e si respira un clima pesante quasi da inquisizione, in molti circoli e negli organismi perché viene richiesto esplicitamente di fare professione di fedeltà al Pd.
Strano destino per Orlando che assieme a Cuperlo due anni fa inseguiva e corteggiava gli scissionisti pubblicamente, partecipando al comizio a Santi Apostoli di Bersani quando questo se ne era andato dal Pd.
Sfidando ostentatamente, allora, il segretario Renzi che alcuni mesi prima aveva vinto le primarie col 70%, mentre Orlando era rimasto sotto il 20%.
Il capolavoro Umbria
Ma il top dell’atmosfera cupa che aleggia nel Pd è stato raggiunto in Umbria dove finalmente Verini ha dimostrato che il Pd è una vera “squadra”.
Infatti come una vera squadra di calcio prevede una clausola rescissoria di 30mila Euro per chiunque si candidi e decida poi di abbandonare il gruppo consiliare. E si sa che questa “pensata” è stata fatta per paura che gli eletti se ne vadano poi a Italia Viva.
Iniziativa giustamente criticata da Marcucci (nella foto) su Repubblica. Che la definisce improvvida e pericolosa.
Ma tornando ai commentatori, c’era in loro un retropensiero dopo la vittoria dei Cinque Stelle alle politiche.
Quello che con una “sana” alleanza a sinistra gli stessi potessero essere in qualche modo dirottati dalla loro carica barbarica a partecipare più adeguatamente al gioco parlamentare e alle regole ivi sottese.
Ed anche qui non ci hanno azzeccato.
Con questa iniziativa in Umbria, con le nuove regole d’ingaggio dei candidati consiglieri, fatte davanti al notaio, con la limitazione dell’assenza di vincolo di mandato così perpetrata, sono stati i grillini a barbarizzare il Pd e le regole costituzionali. E non il Pd a portare i grillini in un campo più consono alle regole fondamentali della democrazia. Quanto meno in questa occasione.
In copertina, foto dalla Leopolda 2012: un nome di partito nello slogan di allora. Immagine tratta dalla pagina ufficiale Facebook di Mattero Renzi.