di Vincenzo Pino
A pensarlo qualche mese fa sarebbe stato da visionari. Eppure si riapre la discussione parlamentare sullo “ius culturae”, provvedimento che era stato approvato nell’Ottobre del 2015 alla Camera con l’astensione del Movimento Cinque Stelle.
Venne però bloccato al Senato nell’ultima seduta prefestiva del 23 dicembre 2017, quando mancò il numero legale per 33 voti.
La discussione fu perciò rimandata al 9 gennaio 2018, a distanza ravvicinata dalle elezioni del 4 marzo 2018.
Ma non fu mai tenuta anche a causa di un clima pre-elettorale che incombeva e col sovranismo che imperversava.
In TV si vedevano costantemente e in tutti i canali personaggi politici, e anche commentatori, che propagandavano all’ostitlità contro gli stranieri. Persino con termini pesanti proferiti senza freno, come”ruspe”, “casa loro”, “mandiamoli via”, “porti chiusi”, etc.
Lo ius culturae
Adesso, a distanza di quasi due anni, si riapre la possibilità di giungere a una soluzione positiva ed equilibrata per permettere a chi conclude un ciclo di studi in Italia di acquisire la cittadinanza.
Due anni in cui abbiamo visto crescere un clima di odio e di ostilità verso chiunque avesse un diverso colore della pelle, fino ad arrivare a episodi di maltrattamenti di bambini di colore ed offese alle madri, specie se italiane, che li avevano adottati.
Insomma, oggi sembriamo entrati in una era diversa. Passiamo in una fase che ci fa ricordare l’estate appena trascorsa come qualcosa di secoli fa. C’è un rinnovamento, una speranza, un’evoluzione della politica che rimette al centro i diritti umani
E solo la Meloni cerca di fermare questo slancio positivo, con le sue proposte scomposte. Lei che promette di organizzare i banchetti di raccolta firme per bloccare il provvedimento. Mentre Salvini risulta essere ancora afono dopo il suicidio politico di agosto.
Il caso Cappato
Ma anche sul terreno dei diritti individuali si apre un’altra epoca.
La sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito la non perseguibilità verso chi, a determinate condizioni, aiuta un soggetto a interrompere una condizione di sofferenza che lo porta in maniera irreversibile verso la morte.
E tutto questo impone una discussione parlamentare e nel Paese non viziata da pregiudizi ideologici e di credo. Per giungere a una soluzione equilibrata e rispettosa di tutti.
Insomma siamo forse entrati in una dimensione differente in cui le sguaiataggini ossessive e odiose sull’invasione straniera e sulla presunta necessità di fermarla, facendo soffrire dei poveri fuggiaschi bloccati sulle navi, sembrano finiti.
Come pure quella dell’ostentazione di simboli religiosi per coprire la disumanità pervicacemente praticata. Finalmente.