di Vincenzo Pino
Con la sua solita signorilità Piero Fassino, ha dichiarato a Tagadà ieri, che lui ne rispetta la decisione di Renzi della scissione, ma non la comprende.
Perché, a suo avviso, non vi erano motivi significativi di divergenza di linea politica. A proposito in particolare, della formazione del governo e dell’alleanza coi cinque stelle col Pd.
Se questo è vero, però, esistono ben altri motivi che rendono impossibile una convivenza sotto stesso tetto. Ecco perché è di gran lunga preferibile una sana e rispettosa vicinanza.
Proverò a elencare alcuni motivi con il doveroso rispetto a Fassino di cui ho condiviso il difficile percorso di sostegno a Franceschini nelle primarie che ci videro contrapposti a Bersani nel 2008.
Primo motivo per la scissione
Innanzitutto, a Renzi è stata impedita l’azione di contrapposizione a Salvini sulla vicenda Russiagate.
Sul versante della raccolta delle firme on line da parte dei comitati civici fu ordinato uno stop da parte del segretario che rivendicava la titolarità di quest’azione a favore delle strutture del Pd.
Naturalmente di quest’ azione non si sanno esiti e risultati. Mentre la raccolta di firme on line da parte dei comitati civici ha raggiunto 78 mila adesioni. Si potrebbe definire questa decisione di Zingaretti non solo inibitoria ma inconcludente. E sulla quale non ha mai risposto.
Secondo motivo
Al dibattito in Senato sul Russiagate è stato impedito a Renzi di parlare pubblicando una dichiarazione sui giornali di tre autorevoli esponenti della segreteria zingarettiana: Pinotti, Zanda e Misiani. In cui si diceva che Renzi non rappresentava l’unità del gruppo parlamentare.
Non si è riusciti a capire la ragionevolezza di questa presa di posizione. Giacché in Senato la componente zingarettiana è in larga minoranza e Renzi aveva concordato l’intervento con il capogruppo Andrea Marcucci. Il quale, a sua volta, aveva informato Zingaretti.
Non avere smentito i suoi esponenti di segretaria ha significato una sostanziale acquiescenza all’azione di questi ultimi.
Terzo motivo per la scissione renziana
In Sicilia, con una decisione quanto meno bizzarra della nuova commissione di garanzia, è stato rimosso il segretario regionale Faraone, renziano, mentre era impegnato con Del Rio e Orfini a bordo della Sea Watch.
Alle obiezioni fatte rispetto a questa decisione, il segretario ha risposto evasivamente che si trattava di una questione di puro diritto e non di politica.
Ma se questo è vero, perché il commissario in Sicilia non è stato scelto tra persone indipendenti ma lo si è affidato ad un esponente franceschiniano?
Corrente, va detto, cui appartiene l’esponente che ha fatto il ricorso. E questa non è stata un’azione volta a rimuovere il solo segretario renziano del paese, oltre alla Bonafè in Toscana?
Questa nomina é politica e l’ha voluta il segretario Nicola Zingaretti.
Quarto motivo
Si parla sempre della “scissione” renziana. Ma su quella di Calenda si è steso un velo di accorto silenzio. Anzi si è offerta la platea del Festival nazionale dell’Unità per fargliela annunciare e motivare ai militanti del Pd. Insomma, un comportamento che stona con la logica politica, viste le diffide che Orlando ha fatto nei confronti di chi va alle iniziative renziane come la Leopolda.
E allora sorge un dubbio legittimo. Non è che la scissione di Calenda fosse in qualche modo tollerata da Zingaretti per coprire, quasi appaltare quell’area liberaldemocratica che i sondaggi di Giugno davano al 16% qualora Calenda si fosse presentato?
Precisamente da allora Calenda medita la scissione. Con il permesso di Zingaretti, però.
E a questo punto è chiaro che, gioco forza, Renzi ha dovuto accelerare i tempi della scissione per questa iniziativa di Calenda.
La scissione di Calenda, infatti, avrebbe limitato ‘azione l’area dei liberaldemocratici. Non ha mai fatto mistero di volerli conquistare per portarli nell’area di centro sinistra. Sottraendola al salvinismo ed al riflusso astensionistico.
E ha fatto anche scoprire che quel sondaggio era assolutamente farlocco se i sondaggi lo danno ora nella migliore delle ipotesi all’1%.
In conclusione
Questi sono i principali motivi che rendono chiara e trasparente la logica della scissione, o separazione, che è più giusto non chiamare scissione, ma separazione.
Mantenere aperto il dialogo ed il confronto tra le nuova componenti dello schieramento democratico, questo è lo spirito con cui affronto la nuova avventura di Italia Viva.
A differenza degli scissionisti veri, che non vollero aderire neanche all’alleanza o ad un eventuale patto di desistenza nel marzo del 2018, nonostante il tuo impegno ed il tuo appello accorato nell’occasione.