di Gabriele Bonafede
Lo ha scritto il Financial Times un paio di giorni fa. E l’idea è stata ripresa in Italia da Repubblica. Il premier britannico Boris Johnson potrebbe essere mandato via e al suo posto formato un governo dalle “opposizioni” con il concorso di alcuni ex-governo, ovvero i conservatori espulsi dallo stesso Johnson.
Insomma, un “governo all’italiana”, ovvero un effetto Italia che arrivi fino a Londra.
L’ipotesi non è affatto peregrina. Anche perché Johnson è in netta minoranza alla Camera di Comuni e il suo tentativo di bloccare il parlamento ha qualche similitudine con il tentativo di forzatura estivo di Salvini dalle nostre parti.
Quella richiesta di “pieni poteri” estiva del leader leghista ha una qualche risonanza nel tentativo di Johnson di ignorare il parlamento britannico.
I numeri, d’altronde, parlano chiaro. Tra Laburisti, Liberaldemocratici, Partito Nazionalista Scozzese e altri piccoli partiti, c’è una maggioranza se si aggiungono i ventuno espulsi dai Conservatori.
Lo hanno dimostrato le votazioni di settembre, come l’approvazione della mozione per richiedere un altro rinvio della Brexit fino alla fine di gennaio prossimo.
E un minimo di accordo tra le varie componenti di questa maggioranza c’è. Se non altro sul tema del rinvio della Brexit per evitare la catastrofe del No-Deal. Ci potrebbe essere un accordo se non altro per fare tre cose di un programma istituzionale minimo, che può trovare l’accordo di tutte le componenti della nuova maggioranza. Come detto in un nostro precedente articolo.
La prima è chiedere la proroga dei termini della Brexit, come già deciso dal Parlamento a inizio settembre. Evitando così il disastro della Brexit No-Deal.
Evitando cioè, la catastrofe per il Paese. Ovvero la mancanza di cibo e medicine, di gasolio e di beni di prima necessità, il caos sociale ed economico, la recessione e la disoccupazione che sarebbero causate dalla Brexit No-Deal come ammesso dallo stesso governo di Johnson.
La seconda è quella, di indire nuove elezioni. La terza, non meno importante delle prime due, è quella di gestire le elezioni in modo regolare. Fermando e sanzionando le oscure operazioni elettorali come quelle di Cambridge Analitica che hanno permesso al campo Leave di spargere fake a go-go per realizzare i propri, raccapriccianti, fini politici.
Ma non sarebbe escluso, come è successo in Italia, un programma più ambizioso che magari porti a un secondo referendum sulla Brexit.
Se questo fosse vinto dal “Remain”, potrebbe dare spazio a un esecutivo più lungo. O per lo meno a un tentativo di mettere in piedi un governo che affronti la grande crisi politica, economica ed istituzionale dovuta alla sciagura-Brexit.
Insomma, mentre Trump è nei guai negli USA, il vento di un effetto Italia potrebbe soffiare fin oltre la manica.