di Vincenzo Pino
Ci aveva tentato subito dopo le Europee, Carlo Calenda, a lanciare un suo schieramento autonomo col “permesso però di Zingaretti e Gentiloni”, aggiunse. Ma l’operazione fu subito bloccata.
Con una certa capacità analitica Casini spiegò allora, era il 4 giugno, sul Messaggero il motivo della difficoltà della operazione, con queste parole garbate ma un po irriverenti per lui.
“Io apprezzo molto Calenda, però c’è un punto che mi divide da lui: è pronto a fare un partito chiedendo l’autorizzazione a Zingaretti. Un’autorizzazione che non arriverà mai. Non si può creare un partito che guarda ai moderati chiedendo l’autorizzazione al segretario del Pd. Non funziona così. Il Pd va rispettato, ma fare un’operazione al centro significa rivolgersi a un’area liberal-democratica che sta aspettando qualcosa di nuovo. Oggi il mondo dei moderati non ha riferimenti”.
E aggiungeva “Renzi è capace di parlare ai moderati”, facendo intendere a Calenda che invece lui non era adatto a questa missione.
La scissione di Carlo Calenda
Così Carlo Calenda ha dovuto così aspettare la formazione del governo giallo-rosso per lasciare il Pd, ma non il seggio parlamentare Europeo.
E nello stesso momento in cui annunciava questa scissione al Festival nazionale dell’Unità, se la prendeva con Renzi, mentre aveva parole di comprensione per Zingaretti “che aveva dovuto quasi subire la formazione di questo governo perché così voleva la gran parte del Pd”, diceva.
Ma poi naturalmente dopo la scissione renziana, Calenda ha avuto parole di fuoco contro Renzi perché secondo lui “si sarebbe appropriato delle cariche di governo per poi andarsene”. Lui che invece il seggio parlamentare europeo del Pd se lo tiene stretto tuttavia.
Se riavvolgiamo il nastro, si può dedurre ipoteticamente che le cose per Carlo Calenda dovessero andare in maniera diversa. E cioè che lui, d’accordo con Zingaretti e Gentiloni, dovesse lanciare subito dopo le Europee la nuova formazione liberaldemocratica per anticipare e stoppare una eventuale e analoga iniziativa di Renzi.
L’occasione delle elezioni anticipate
E di fare esordire questa nuova formazione in previsione di possibili elezioni anticipate in autonomia ma nella coalizione a guida Pd con il manifesto intento di prosciugare l’area renziana e di “derenzizzarne” i gruppi parlamentari, fidando sul fatto che Renzi non fosse riuscito in così breve tempo e realizzare una scissione.
Tutto fallito e inveisce contro chi ha impedito il voto per “paura della democrazia”, gli stessi argomenti di Salvini.
E si lecca le ferite; Italia viva è nata e ha prosciugato il suo bacino elettorale, come dimostra un sondaggio dell’istituto Noto di oggi.
Il suo cercare di giocare d’anticipo non è servito a nulla, anzi ne accentua probabilmente la frustrazione.
Visto che questa discesa in campo lo fa precipitare all’1%, facendogli perdere in una settimana il 60% dei consensi, mentre Italia Viva raccoglierebbe quasi cinque volte delle preferenze. Chiudendogli lo spazio elettorale.
A Calenda ormai non resta che girare per i talk show cercand di riaffermare la coerenza delle sue scelt e magari raccogliere i complimenti di Travaglio.
Che strano prcorso per Carlo Calenda, che aveva avuto il sostegno di Renzi alla sua candidatura europea… pur avendo ben altro nelle intenzioni.
In copertina, foto di Calenda tratta dalla sua pagina Facebook.
Sinceramente siamo in una fase di movimento di tutta la politica. Calenda si era mosso per dare rappresentanza ad un’area politica centrale che non veniva rappresentata. Le sue posizioni erano corrette e si muovevano sapendo che Renzi non era intenzionato ad occupare quello spazio in quel momento. E’ stata l’azione di Salvini di sfiducia verso il proprio governo a creare condizioni di stravolgimento politico impensabili pochi giorni prima. Renzi, da vero politico ha compreso lo spazio politico che si apriva ed ha agito. Di fatto spiazzando tutto il quadro politico. Adesso parliamo di una altra storia e di altre attese. Pertanto è possibile anche una adesione di Calenda ad Italia Viva in un prossimo futuro.