di Benita Licata
Volevo fare il medico e per giunta o chirurgo o psichiatra. Quando però a sedici anni hai il fidanzatino… E quando a diciotto su un tovagliolino di carta, mentre con lui ti sorseggi una cioccolata calda, scrivi “Gabriele”, dichiarando che questo sarebbe stato il nome del vostro figlio, capisci che puoi scartare questa carriera. Troppo lunga. In soli quattro anni ti laurei allegramente in Biologia.
Però la voglia di capire e di approfondire certi temi non mi è passata. E oggi mi sono tornati in mente alcuni ricordi, riflettendo sulle manifestazioni stupende e necessarie per creare una coscienza veramente ecologista che questa piccola ragazzina Greta sta sollecitando in tutto il mondo.
La prima osservazione riguarda il mio piacere di studiare medicina e il mio desiderio di capire i ragazzi, anche quelli con disturbi vari. Come è proprio il caso di Greta, bersaglio di commenti vergognosi per la loro acredine e la loro ignoranza.
In mezzo, per fortuna, a commenti di grande approvazione per quello che è riuscita a smuovere tra gli umani di tutto il mondo, spesso sonnacchiosi, egoisti e menefreghisti.
Greta …
Ha la sindrome di Asperge. Il nome deriva dallo psichiatra e pediatra Hans Asperger che la descrisse per primo.
La sindrome di Asperger viene inclusa tra i disturbi dello spettro autistico ma se ne differenzia notevolmente, soprattutto perché non c’è nessuna compromissione del linguaggio o ritardo nello sviluppo cognitivo. Ma porta comunque ad avere interessi spesso ripetitivi e ristretti e il linguaggio è spesso monocorde.
Per migliorare la socializzazione e la adattabilità al cambiamento di un bambino colpito da questa sindrome, sono fondamentali la famiglia e la scuola. Sarà importante non emarginarlo, stimolarlo, dargli degli interessi.
Non ho notizie di cosa abbia fatto la scuola per Greta. Ma so e posso immaginare cosa hanno fatto i suoi genitori per darle un interesse nella vita. I risultati sono sorprendenti. E chi scrive di sfruttamenti per fini reconditi e subdoli non merita commenti.
Greta ha vinto la battaglia con la sua sindrome e, consapevolmente o inconsapevolmente, ha imparato molto e ci ha insegnato molto.
Da preside, Greta oggi e ieri
Dicevo che non so cosa ha fatto la scuola per Greta ma, a questo proposito, mi è affiorato il secondo ricordo. Da biologa e da insegnante era logico che tipo di indirizzo davo alle mie lezioni e da Preside?
Da preside alla scuola “Vivona”, in un difficile quartiere di Palermo, poi diventata “Peppino Impastato”, tutto è stato diretto per avvicinare gli alunni all’amore per la natura. Che poi significa l’amore per se stessi e per gli altri esseri, umani bipedi, o quadrupedi, o altri esseri bipedi che fossero. Per prima cosa ho voluto attorno alla scuola quanto più verde possibile. E dall’allora assessore Giovanni Ferro, con l’aiuto dell’assessore Franco Miceli, fui accontentata.
Ogni anno veniva preparato un laboratorio di giardinaggio e i ragazzi a gruppi coltivavano orgogliosi fiori e ortaggi. Poi arrivò l’adozione dei cagnolini e dei gatti randagi. Un progetto difficile e costoso. Soprattutto per chi, come me e qualche altro docente animalista, procurava il cibo.
Ma non rinuncerei a quella esperienza di pet therapy per nessuna cosa al mondo. Proprio gli alunni difficili, i disabili, grazie anche all’aiuto del personale ausiliario, ne hanno veramente goduto. E ancora oggi incontro ex allievi con cagnolini che sorridendo mi dicono: “Idda fu” (è stata lei…).
Alla mensa, le bevande gassate furono sostituite da succhi di frutta nel cartone. E l’educazione alimentare fu introdotta come materia di studio. Una “terribile” circolare vietò al personale il fumo a scuola in tempi remoti, con pochissimi mugugni. La maggior parte dei laboratori prevedeva l’uso di materiale riciclato. La cartapesta era il nostro fiore all’occhiello e le pareti della scuola erano piene di cartelloni sul mare. Dopo che i ragazzini e le ragazzine avevano ascoltato esperti e docenti universitari e avevano visitato su questo argomento a Palermo, in Sicilia e in Italia tutto quello che potevamo sostenere con uno sbilenco bilancio.
Ogni anno partecipavamo a una gara che realizzava l’Istituto Nautico e ogni anno …vincevamo, manco a dirlo, il primo premio.
Un ricordo per tutti i ricordi
Un ricordo su tutti. Trent’anni e passa fa arrivò un giovane professore di matematica, oggi dirigente. Gli chiesi cosa sapeva fare, lo scoprii esperto di informatica. Non paga gli chiesi: “ma lei ha un hobby?” Mi rispose di sì: la fotografia.
Fornii a lui una camera oscura e a ogni ragazzina e ragazzino della sua classe una macchinetta usa e getta. Ne uscì fuori un libro di foto, disegni, lavori al computer, di rara bellezza e importanza. Ma anche di condanna per la munnizza, l’immondizia, che distruggeva il quartiere. Con lui hanno imparato la matematica buona parte degli alunni. Ma sono certa che tutti hanno imparato il rispetto per la nostra martoriata natura e non avranno dimenticato. Grazie Luigi.
Foto in copertina e nel testo tratte nell’evento Facebook a Palermo dello Sciopero Globale per il Clima (Fridays For Future).
Con:
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