di Gabriele Bonafede
Eccolo lì, ancora una volta sconfitto, prostrato, abbattuto. Con lo sguardo basso a incassare un’altra umiliazione. È Boris Johnson, il Primo Ministro del Regno Unito eletto da una ristretta cerchia di estremisti nel suo partito. Oggi rappresenta sempre meno il popolo britannico e sempre meno il suo stesso partito.
Tutto ciò, mentre la data della Brexit si avvicina inesorabilmente. E il governo di Boris Johnson non ha alcun piano per evitare la catastrofe del No-Deal. Il Regno Unito a causa della follia Brexit e di un governo ancora più folle, è dunque sprofondato nel caos.
Ed è un caos palpabile in molte dimensioni: caos politico, economico, sociale, istituzionale. In questa settimana, che non è ancora finita, Johnson ha subito un’altra cocente sconfitta.
Oltre a essere chiaramente minoritario in Parlamento, il suo tentativo di rinviare sedute cruciali dello stesso Parlamento è stato giudicato incostituzionale dalla Corte Suprema.
La reazione irresponsabile di Boris Johnson
Ma la reazione del Primo Ministro britannico è stata persino peggiore del suo goffo tentativo di silenziare la democrazia. Anziché accettare il verdetto della Legge, si è scagliato contro il Parlamento, riunitosi contro il suo ossessivo delirio di onnipotenza. Nel suo inglorioso intervento alla Camera dei Comuni, ha insultato l’opposizione, ha mentito, ha soffiato sul fuoco delle passioni e della divisione.
Mai come adesso il Regno Unito è un Paese profondamente diviso, in crisi identitaria e politica, con la violenza verbale, e purtroppo anche materiale, che aumenta di giorno in giorno, di ora in ora.
Fagocitata e favorita da un comportamento completamente irresponsabile di Boris Johnson e della sua cerchia di estremisti che nulla hanno a che fare con le stesse radici liberali e democratiche dei Conservatori.
Johnson e la Brexit sprofondano il Regno Unito nel caos. E ormai si è a un passo dal baratro di una vera e propria frammentazione del Paese massacrato dall’ostinata volontà di volersi sparare sull’unico piede rimasto. Dopo essersi già sparato a un piede con lo sciagurato voto “Leave” del giugno 2016.
La via per uscire dal caos
Cosa succederà adesso? L’unica via per uscire dal caos è quella delle dimissioni di Johnson e la formazione di un governo responsabile, composto dalle opposizioni e dai conservatori espulsi dal partito. Questo governo d’emergenza dovrà fare solo tre cose.
La prima è chiedere la proroga dei termini della Brexit, come già deciso dal Parlamento a inizio settembre. Evitando così il disastro della Brexit No-Deal.
Evitando cioè, la catastrofe per il Paese. Ovvero la mancanza di cibo e medicine, di gasolio e di beni di prima necessità, il caos sociale ed economico, la recessione e la disoccupazione che sarebbero causate dalla Brexit No-Deal come ammesso dallo stesso governo di Johnson.
La seconda è quella, di indire nuove elezioni. E i sondaggi al momento mostrano i consevratori pericolosamente sotto la soglia del 30%, mentre i Liberaldemocratici, che sono contro la Brexit senza se e senza ma, farebbero il pieno dei voti. Al momento, secondo le proiezioni, il partito guidato dalla giovane Jo Swinson passerebbe da 15 seggi a ben 100.
La terza, non meno importante delle prime due, è quella di gestire le elezioni in modo regolare. Fermando e sanzionando le oscure operazioni elettorali come quelle di Cambridge Analitica che hanno permesso al campo Leave di spargere fake a go-go per realizzare i propri, raccapriccianti, fini politici.
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