di Vincenzo Pino
Avevano cercato di mantenere un’alterità con il contratto di governo, rispetto alle altre forze politiche e alla Lega nello specifico, i penta stellati.
L’escamotage si è rivelato un fallimento visto che l’azione di governo non può essere feudalizzata o lottizzata. Per cui ognuna delle forze politiche contraenti delimitava un ambito di intervento proprio su cui l’altra non aveva possibilità di interferire.
La realtà è molto più complessa delle rigide regole statutarie che i Cinque Stelle si erano dati con la pretesa di non contaminarsi con le altre forze.
E con la formazione del nuovo governo col Pd si è passati all’accordo di programma ed alla alleanza politica, a sostegno della nuova maggioranza parlamentare.
Un metodo da replicare, oltre una alleanza di governo?
Questo percorso è forse possibile realizzare per le prossime scadenze elettorali. La politica, come la vita, pone di fronte problemi nuovi che solo un sano pragmatismo é capace di affrontare.
Nelle prossime elezioni regionali si vota con un sistema maggioritario rispetto al quale la pretesa dei Cinque Stelle di correre da soli li porterà ad una collocazione marginale. Nelle precedenti elezioni amministrative il Movimento non era stato capace di affrontare questo nodo per cui aveva deciso di presentarsi soltanto in 148 comuni sui circa tremila e ottocento che erano in lizza.
Magari per nascondere l’esito di una sconfitta rovinosa, visto che tra i capoluoghi di provincia, i Cinque Stelle hanno conquistato solo Campobasso, grazie all’apporto nel secondo turno del Pd.
Queste elezioni si svolgevano, infatti, nel primo turno in concomitanza con le Europee e tra i motivi di sconfitta dei cinque stelle, io annovero anche questa scelta. Come avevo anticipato qualche giorno prima del voto per le Europee (qui l’articolo).
Rinunciare ad una rappresentanza nel territorio, infatti, tarpa le ali alla partecipazione ed all’impegno politico dei militanti e non ne assicura la formazione politica per le eventuali responsabilità di governo.
Le regionali prossime venture
Dovrebbero valutare queste scelte nel Movimento per le prossime regionali scegliendo una collocazione per cui non si presenterebbero come perdenti in partenza.
È facile prevedere che in quest’occasione la partita si giocherà tra centrodestra e centrosinistra. Per cui una loro collocazione “terza” li indebolirebbe non poco, come l’esperienza delle passate tornate elettorali regionali dimostra.
Occorrerebbe allora che il Movimento Cinque Stelle facesse un deciso passo in avanti sul terreno delle alleanze, superando a livello locale la ridicola pregiudiziale sulle alleanze. Che, come abbiamo visto, è stata superata nella formazione del nuovo governo.
Peraltro, i motivi di una scelta di contrapposizione alla Lega ci starebbero tutti. Dalla collocazione europea ad un sistema delle autonomie regionali basato sulla sussidiarietà e non sulla separatezza egoistica per citarne alcuni.
Alleanza elettorale alle regioni. Si apre il dibattito tra i Cinque Stelle
Il dibattito è aperto anche tra i Cinque Stelle dove cominciano, con sempre maggiore insistenza, a profilarsi posizioni di questo tipo. Ad esempio, la posizione possibilista di Roberta Lombardi. Posizioni che l’elettorato sembra apprezzare poiché da quando si è consumata la rottura con la Lega e si è prospettata un’alleanza di governo col Pd, i Cinque Stelle stanno recuperando consensi alla grande.
E la loro scelta sarebbe premiata in termini di rappresentanza, visto che il sistema maggioritario assicura di queste opportunità. Vogliamo ricordare per memoria che nella regione Umbria alle elezioni nazionali del 2018, il centrosinistra ebbe il 28% dei voti, percentuale esattamente uguale a quella del Movimento Cinque Stelle.
E le due formazioni si assicurarono due parlamentari ciascuno nel proporzionale.
Mentre il centro destra con il 37% se ne assicurò cinque. Di cui due nella quota proporzionale ma ben tre nel maggioritario dove invece sia centrosinistra che Cinque Stelle non ne conquistarono neanche uno.
E questo in un sistema prevalentemente proporzionale mentre sempre nella regione Umbria, in base alla legge elettorale regionale, vengono assegnati il 60% dei seggi alla coalizione vincente ed il 35% alla seconda. Col che, secondo le previsioni, su 30 consiglieri il movimento cinque stelle potrebbe aspirare ad uno o due seggi.
Ci penseranno? Da quanto dicono, sia pure con molta cautela Roberta Lombardi e altri esponenti del M5S, pare di sì.