di Vincenzo Pino
Sorridono i sondaggi ai cinque stelle che vedono accrescere le loro performances nei consensi mediamente di quattro punti a discapito della Lega che ne perde altrettanti da luglio ad ora.
In molti si ostinano a definire i sondaggi come non credibili per la forte incidenza degli astenuti e degli indecisi.
Occorre invece puntualizzare che la recente crisi di governo ha fortemente limitato questa incidenza come ad esempio rileva Ixè nel sondaggio del 10 settembre.
Partiamo dunque dai sondaggi per capire meglio questa vera e propria mutazione genetica, nel senso politico e del consenso, che è avvenuta ed è ancora in corso nella galassia Cinque Stelle.
La ripresa pentastellata
Nel sondaggio della Ixé la percentuale di astenuti passa dal 49% delle Europee al 31% dei primi di settembre.
Questo dato correlato alla crescita del movimento cinque stelle conferma quanto rilevato da diversi istituti demografici e cioè che buona parte degli elettori cinque stelle nel voto alle Europee era rifluito verso l’astensionismo.
La valutazione media di questo andamento era di una perdita tra le politiche 2018 e le Europee 2019 del 30% del proprio elettorato in direzione dell’astensione, mentre circa il 12% era andato alla Lega e l’8% verso altre formazioni.
Dal che appare chiaro che con la formazione del nuovo governo il movimento cinque stelle starebbe riprendendosi dalla precipitosa caduta delle Europee.
Prima mutazione genetica. Alleanza col Pd, Rousseau e dintorni
La ripresa organizzativa e politica del movimento cinque stelle è rilevabile anche dalla partecipazione on line sul voto per il governo su Rousseau; sono stati 79mila su 115mila aventi diritto pari al 69%.
A fine maggio dopo l’esito disastroso delle Europee erano stati solo in 56mila, il 49%, a riconfermare la fiducia al capo politico sullo stesso mezzo.
Per ritornare a quest’ultima consultazione vi erano state grandi preoccupazioni sulla possibilità che l’esito della votazione confermasse l’orientamento favorevole alla proposta di accordo di governo. Ed invece con stupore degli osservatori politici l’adesione ha sfiorato l’80% degli iscritti. E questa percentuale viene ancora riconfermata dai sondaggi successivi alla consultazione.
Sarebbero l’82%, come rileva Swg, gli elettori penta stellati a favore dell’alleanza col Pd, una percentuale quasi bulgara e superiore a quella che esprimono gli elettori del Pd, che si fermano al 74%.
Un mutamento quello dell’elettorato penta stellato che contraddice la sua vocazione originaria di rappresentare una formazione anti sistema indisponibile ad alleanze strategiche con altre forze politiche.
La rovinosa esperienza con la Lega e la sua fine traumatica, come evidenziato in tabella dallo scarto di consensi tra la fase di avvio e quella conclusiva, ed il loro precipizio elettorale, hanno probabilmente determinato nei pentastellati la convinzione per un diverso posizionamento nel sistema politico italiano.
Seconda mutazione genetica. Un nuovo Prodi all’orizzonte
Si apre così forse una nuova fase dell’agire politico con un forte sostegno degli elettorati di riferimento, come sottolineato, dei due principali alleati.
Unitamente a questo vi è una ripresa di consenso nel paese che porta lo schieramento di governo a superare nei sondaggi il centro destra.
Ed alla luce di tutto questo si può dire che il governo é pienamente legittimato. Non solo dai numeri parlamentari, come dimostrato dall’ampia vittoria alle Camere di questi giorni, ma è anche nell’orientamento politico prevalente nel paese che la situazione è mutata rapidamente. Decisamente a sfavore della Lega ed a favore dei cinque stelle in queste settimane.
Tutto ciò può essere foriero di un più stabile “rassemblement” non solo nell’azione di governo ma anche nelle prossime scadenze elettorali regionali. In cui il sistema elettorale maggioritario impone la necessità di alleanze larghe per essere competitivi.
Non a caso, in questa fase di formazione del governo Conte i richiami a Prodi ed alla esperienza della Unione e dell’Ulivo si fanno più forti. L’unico, ricordiamolo, che è stato capace di sconfiggere il centro destra in questo paese mentre Conte lo ha, con la parlamentarizzazione della crisi di governo e l’approdo ad una diversa maggioranza, fortemente ridimensionato.