di Vincenzo Pino
In un regime parlamentare regolato da una legge elettorale prevalentemente proporzionale tutti i governi che ottengono la maggioranza sono legittimi, al di là della coerenza politica.
Lo sa bene la Lega che, scesa in campo con una coalizione ed un programma di centro destra nel 2018, si è alleata con una forza antitetica per formare un governo. Come ben evidenziato dall’articolo “L’apprendista ducetto e la realtà del Parlamento” di Tonino Frisina.
Sarebbe, infatti, assai drammatico che il valore di un governo, il suo programma e l’attuazione dello stesso fossero condizionati dall’andamento altalenante dei sondaggi a distanza solo di qualche mese dopo la sua formazione.
La Costituzione fissa dei paletti rigidi a questo proposito stabilendo in un quinquennio la durata delle legislature e definendo le elezioni anticipate una eccezione a tale ordinamento.
La sorpresa dei sondaggi in vista di un governo M5S-PD
Con la sua forzatura agostana, Salvini voleva stabilire una torsione a tale andamento. Vantando una diversa rappresentatività del paese a seguito del voto per le Europee. Voleva infischiarsene della Costituzione e dei destini dell’Italia, capitalizzando il favore raccolto nei sondaggi estivi. Che proiettavano la Lega verso il 38% e ridimensionato i Cinque Stelle al 18%, nel mese di luglio 2019.
Ma ha ottenuto l’effetto contrario. Non solo ha visto sostanzialmente bocciata la sua mozione di sfiducia, che ha tentato precipitosamente di ritirare, ma ha visto rapidamente modificare l’’orientamento del consenso elettorale, a suo sfavore.
I sondaggi che sono stati pubblicati dopo l’apertura della crisi di governo segnalano infatti che la Lega perde buona parte del consenso realizzato a Luglio (mediamente il 4%). Il Movimento Cinque Stelle, con la riproposizione di un nuovo governo di coalizione col Pd, ne recupera altrettanto nello stesso periodo.
Tutto questo ribalta quanto affermato da Salvini sul suo essere maggioranza straripante nel paese.
Altro che sessanta milioni di italiani al seguito. I sondaggi oggi lo danno in minoranza, visto che nel giro di un mese il centro destra classico sarebbe ora al 46,7% mentre lo schieramento che esprime l’area di riferimento del nuovo governo (Pd, M5S, Verdi, +Europa e sinistra) sarebbe al 50,6%.
Volatilità dei sondaggi
Come si vede i sondaggi sono volatili ed il consenso espresso in una precisa e specifica fase politica non necessariamente corrisponde ad un’altra anche ravvicinatissima.
Certo, si può dire con una certa approssimazione che la maggioranza (relativa) degli italiani avesse via via apprezzato e premiato l’azione di Salvini ma quando si è trattato di affidargli il timone del governo, non lo ha ritenuto credibile ed adeguato.
La sparate sui “pieni poteri” a corredo verbale della mozione parlamentare, credo, che ne abbiano ridimensionato l’attrattività. Ed abbiano fatto avvertire un potenziale pericolo autoritario.
Ma dalla vicenda e dalla stessa lettura dei sondaggi, avrebbero da imparare molto anche i cinque stelle.
Fino a quando i Cinque Stelle sono stati subalterni alla Lega hanno visto dimezzare nel giro di un anno i propri consensi.
L’inversione
di tendenza
E’ bastato prospettare, dopo la crisi promossa dalla Lega, un’alternativa a questo andamento attraverso il governo col Pd e nei sondaggi il M5S è cresciuto impetuosamente.
Come se si fossero ficcati prima in un tunnel buio ed oggi ne vedano finalmente l’uscita. Sarebbe una follia se bocciassero l’accordo col governo col Pd, che oggi si vota sulla loro piattaforma informatica alla luce di questo fatto. Significherebbe ri-precipitare per loro nella spirale di inconcludenza e di subalternità di quest’ultimo anno.
E vedrebbero morire sul nascere i segni di ripresa del consenso che i sondaggi in maniera quasi uniforme segnalano da quando si prospetta l’alleanza col Pd ed il rilancio del premier Conte. Che ha schiantato in Parlamento l’ex alleato Salvini con il suo discorso al Senato.