di Vincenzo Pino
Era stata tutta una marcia trionfale da un anno a questa parte. Passo dopo passo aveva fatto di tutto per apparire ed essere il dominus di questo governo. Sottraendo con i suoi atti tutte le competenze ai principali colleghi di governo.
Così con la Diciotti, dove aveva imbavagliato Toninelli e la Trenta. In un crescendo rossiniano si era appropriato della politica estera lanciando invettive contro l’Europa ed i nostri partner Europei.
Alla politica di bilancio lanciando anatemi e scomuniche contro il ministro Tria. Per finire alle convocazioni delle parti sociali, novello premier in pectore.
Il tutto con l’accondiscendenza dei soci grillini che lo avevano accompagnato sul tappeto rosso come vallette d’onore verso un consenso gigantesco.
L’accelerazione improvvisa
Ma al bullo padano tutto questo non era bastato. Cogliendo il momento di difficoltà dell’alleato che si era ingoiato il decreto sicurezza bis ed era stato stramazzato sul voto della Tav, aveva pensato di infliggere il colpo finale.
Una scelta apparentemente improvvida ma che invece ha un disegno perfido alle spalle. Quello di liberarsi di un Presidente del Consiglio che interloquisce con le istituzioni europee e prepararsi ad una finanziaria di rottura con le regole di bilancio e con gli orientamenti dei mercati finanziari.
Per realizzare tutto questo occorreva, secondo lui, un semplice passaggio, presentare una mozione di sfiducia, ed avere nel tempo più rapido possibile la data delle elezioni anticipate. In cui si sarebbe presentato come ministro dell’interno in carica ed in grado di condizionare lo stesso esito delle elezioni. Ecco la fretta improvvisa per le elezioni.
Il modello Goebbels per intendersi. E però il truce padano conosce molto poco la nostra costituzione. E non basta un messaggio delirante alla fine di un comizio per avere subito le elezioni anticipate.
E qui casca l’asino
Occorrono, infatti, i necessari passaggi. Dapprima quello parlamentare per cui Conte ha chiesto che questa crisi avesse una verifica in Parlamento sulle ragioni che l’hanno determinata.
Magari il truce aveva pensato che dopo l’avviso di sfratto da lui intimato, Conte si sarebbe recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Invece occorre aspettare i tempi del Parlamento ed anche della disponibilità del Premier che sembra sia impegnato nel G7, che si terrà dal 24 al 26 agosto in Francia.
E dopo la discussione parlamentare occorrerà verificare le determinazioni del Capo dello Stato che sonderà la possibilità di formare un nuovo governo coi tempi necessari a questa verifica. E certo è improbabile che un nuovo governo che prepari le elezioni possa vedere come ministro dell’interno un possibile candidato leader.
Insomma Salvini ha cercato di giocarsi tutto e tutto in una volta con una mosssa improvvisa. Arringando la folla sulla necessità di avere pieni poteri per lui. Il furbastro aveva, invece, un modo per accelerare e drammatizzare i tempi della crisi; ritirare la propria delegazione di governo, immediatamente dopo l’annuncio della mozione di sfiducia.
Ma vuole fare l’asso pigliatutto senza calare le carte in mano. Immaginarsi se lasciava il ministero dell’interno. Come dire “parola di Re“. Ma in democrazia ed in un regime costituzionale, le cose non funzionano così. Studia.
Per approfondimenti:
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