I valori liberali e conservatori sono stati abbandonati con il rampante populismo leghista e d’estrema destra. Lo scrive anche il The Economist
di Gabriele Bonafede
Come un obeso che mangia a più non posso, ingrassando ma minando il proprio organismo, la destra che va appresso a Salvini sta distruggendo se stessa. Elezioni e sondaggi danno la Lega ai massimi storici, conquistando anche l’elettorato del Mezzogiorno, solo alcuni anni fa insultato dai leghisti, Salvini in testa. (Qui un nostro articolo sul tema).
Il movimento populista di Salvini, infatti, raccoglie consensi allontanandosi progressivamente dai valori conservatori e liberali.
Si schiera contro il libero commercio con l’estero, contro la libertà d’opinione, l’indipendenza dei giudici e delle banche centrali, i diritti di libertà individuali.
Si schiera contro i movimenti di uomini e merci e, soprattutto, contro il liberismo economico e finanziario.
Salvini non si schiera solo contro i citati valori della destra liberista, ma persino contro quelli della destra conservatrice, come la guida spirituale del Papa e la religione cattolica. Utilizzando solo i simboli esteriori del cristianesimo e abbandonandone la sostanza, anche quella delle sacre scritture del cattolicesimo.
Dalla destra agli slogan stalinisti
Salvini fa persino di più contro i valori della destra liberale, democratica e conservatrice. Si affida a slogan di estrema destra, di mussoliniana memoria, ma anche a quelli del comunismo stalinista. Ritornano popolari in Italia slogan come il mussoliniano “me ne frego” ma anche lo stalinista “nemico del popolo” a etichettare chi non la pensa come lui.
Non a caso molti elettori ex-Pci oggi votano o simpatizzano con la Lega di Salvini, magari dopo essere passati dal populismo a cinque stelle. Non a caso, su molti temi, l’estrema sinistra di sedicenti filosofi portati in TV è alleata con la Lega e la destra estrema sotto la bandiera di un nazionalismo “fascio-comunista” anti-occidentale.
Come la destra estrema e totalitaria, Salvini combatte il ruolo dei sindacati, non a caso distrutti, storicamente, anche dalle dittature del socialismo reale. Come nell’estrema evoluzione del socialismo reale, ad esempio nella Serbia di Milosevic, Salvini sta cementando gli italiani sotto la sciagurata bandiera del nazionalismo estremo, verbalmente violento e militarista.
La crescita dei populismi che fagocitano la destra liberale e conservatrice non è un fenomeno solo italiano. Il percorso è europeo e persino mondiale. Il The Economist dedica a questo fenomeno europeo e mondiale il numero della settimana corrente, con un lungo editoriale dal titolo “La crisi globale dei conservatori” (la crisi della destra tradizionale nel mondo ma come è definita dal mondo anglosassone).
Mettendo l’accento su quanto avviene nel Regno Unito e negli USA, ma citando anche l’Italia, la Francia, la Germania. Il settimanale britannico propone una lucida analisi sulla distruzione dei valori della destra liberale e dei conservatori anche in importanti Paesi dell’Europa Orientale, come Ungheria e Polonia.
Dove porterà tutto questo?
Sempre il The Economist, avverte dei pericoli di polarizzazione verso estremismi politici, ormai in atto nel mondo anglosassone e altrove.
Ma mette in guardia anche su una specifica alternativa che, come in Francia, rischierebbe di precludere l’alternanza e il ricambio politico.
Ad esempio laddove un monopolizzatore “partito della nazione”, come è difatti “En Marche!” di Macron, tolga di mezzo un vero ricambio politico, un’alternanza, e limiti un dibattito proficuo nei decenni a venire.
Insomma, qualcosa di simile a quanto successo nel Messico dominato dal PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) per lunghi decenni, o in Italia con la DC: una democrazia bloccata e priva di ricambio politico. Dalla quale, spesso se non sempre, discende un sistema fortemente corrotto.
Il discorso del The Economist, e di questo articolo, potrebbe non essere comprensibile se non per l’elite, è vero. Ma è proprio l’elite culturale ad avere l’obbligo di diffondere determinati quesiti.
Saprà l’Italia, e il mondo, superare questa crisi?
In qualsiasi modo finirà, l’avanzata dei populismi mette all’angolo il centrosinistra e il dibattito, ma distrugge anche la stessa destra. E ciò non solo nel medio-lungo periodo, ma nel momento stesso in cui la “destra”, che non è più destra ma nazionalismo esasperato persino con slogan stalinisti e post-comunisti, perde i propri valori.