di Vincenzo Pino
Eh sì. Giorgetti si sarà stancato a vedere peregrinare Borghi da un talk show ad un altro, assieme all’altra mente raffinata di Rinaldi, a spiegare come eliminare i debiti con carta straccia denominata “mini-bot”.
Lui che magari potrebbe essere candidabile in Commissione Europea ci tiene a non confondersi con quelli.
Poco importa se i mini-bot facevano parte del contratto di governo e quegli allocchi dei cinque stelle l’avessero preso per buoni.
Ma quando si sono scagliati Draghi e la Confindustria, Giorgetti ha fatto capire non solo da che parte stava ma da che parte devono stare Salvini e la Lega.
I mini-Bot perduti per Borghi e contrade
Perché il netto richiamo alla serietà per i colleghi di governo leghisti, da parte di Giorgetti, arriva dopo l’attacco di Trump alla BCE, rea di aver abbassato i tassi e di aver insistito sulla strada del quantitative easing.
Vera manna per le imprese italiane, piuttosto che le menate su Giappone, America sul debito pubblico come motore di sviluppo.
È probabile che Salvini non parlerà più di queste sciocchezze. Ora il suo orizzonte elettorale è rivolto ai lavoratori dipendenti che ha già invitato ad un confronto sindacale, togliendo la poltrona sotto il sedere all’attuale ministro del Lavoro.
La caccia è ai due milioni di voti che la Cgil ha passato nel 2018 al movimento cinque stelle e di cui la Lega “costola della sinistra” secondo D’Alema nel 95, ora rivendica il passaggio.
Di Maio sotto assedio reagisce con frecce avvelenate
E Di Maio già delegittimato da Di Battista, come poltronista ministeriale, deve cominciare a sentire il vuoto sotto il sedere e si lancia ad accuse di boicottaggio contro tutto e tutti.
Ce l’ha con Di Battista, che non riesce a capire (assieme agli italiani) il “grande successo” dell’azione di governo penta stellata. Ce l’ha con Salvini, onnipresente nelle piazze grazie agli aerei di Stato, mentre lui è costretto a percorrere in macchina diecimila chilometri al mese in auto.
Certo sarebbe bello che una foto con Toninelli se la facesse ora accanto agli aerei di Salvini per par condicio.
E poi ce l’ha (come sempre) con la responsabilità dei passati governi per i danni che invece ha combinato lui a partire dal secondo semestre del 2018.
In mezzo a tutto questo ambaradan ci stanno poi, quelli dell’uno vale uno, che aspirano ad una poltrona parlamentare, (a partire di Di Battista in aspettativa non più retribuita dal Fatto) e che vedono come fumo negli occhi il protrarsi di questo governo.
Giorno dopo giorno il consenso penta stellato si erode e gli aspiranti vedono svanire la possibilità di guadagnare facile nella vita, attraverso il reddito parlamentare di cittadinanza.
Visto che per la recente consultazione amministrativa Di Maio ha deciso di non presentare simboli e liste sapendo che avrebbe perduto alla grande, lasciando in braghe di tela qualche migliaio di aspiranti politici.
E quindi le proteste sul blog al suono di “Giggino stai sereno”, “schiavo di Salvini” e compagnia cantando sui post di Di Maio nel blog dei cinque stelle.
Taverna la testuggine
Ma contro questi aspiranti si è organizzata la truppa dei parlamentari resistenti a partire dalla Taverna che invita a seguire le indicazioni Di Maio di schierarsi a testuggine (mai immagine fu più adeguata per i parlamentari cinque stelle) per respingere l’attacco dei nemici contro il governo.
E cominciano ad essere tanti Salvini, Di Battista, quelli dei governi di prima, quelli che non capiscono quanto sia bellissimo questo 2019.
Insomma il governo gialloverde non esiste più, è ridotto ormai ad una predonesca guerra per bande che minaccia di far diventare l’Italia terra bruciata delle loro incursioni.
C’è qualcuno che non l’ha ancora capito?