“Dibba” a Otto e mezzo conferma un ritorno al passato per i grillini. Anche come consistenza elettorale
di Vincenzo Pino
Si affannava Di Battista a Otto e mezzo, nel tentativo di raffigurare col suo effluvio parolaio l’immagine di un ritorno del movimento alle origini.
Quello che era capace di infiammare le piazze, avendo magari cura stavolta di non sbagliarla, la piazza.
Ma è un tentativo patetico, intriso di malanimo verso i suoi stessi sodali accusati di essere diventati ormai un componente organico delle burocrazie ministeriali.
Si sa quanto un atteggiamento del genere sia poco foriero di consenso e lo ha provato sulla sua pelle il Pd quando la sua componente a vocazione oppositoria decise di liquidare l’esperienza dei suoi governi quasi vergognandosene.
E così mentre i sondaggi davano il Pd al 28% nei primi mesi del 2018, si ritrovò poi con dieci punti in meno all’ appuntamento delle urne del 4 Marzo.
E con gli impegni non mantenuti su reddito e pensioni di cittadinanza, lavoro e conseguente abolizione della povertà, la sconfitta è assicurata e non potrà essere evitata col rilancio di nuove promesse.
Radicamento locale eradicato
Ma non c’è solo questo da valutare nella “certissima” debacle che il movimento cinque stelle avrebbe al prossimo appuntamento elettorale.
In primo luogo perché non si ritroverebbe da solo nel tentativo di mobilitare le piazze ma troverebbe la Lega a fare lo stesso mestiere. Con un armamentario ideologico solido e comprensibile contro l’Europa, e con promesse mirabolanti di benessere per gli italiani.
E con la Lega in grande spolvero ed in crescita impetuosa il compito per la compagnia dei Di Battista e sodali su questo terreno sarebbe assai ostico.
In secondo luogo perché il movimento cinque stelle a differenza di qualche anno fa non garantisce più uno spazio di promozione politica nel territorio per i suoi gruppi dirigenti locali.
Esauritasi le esperienze dei sindaci alla Nogarin, trombato alle Europee, e con la Raggi, ormai in agonia politica, la conquista delle amministrazioni locali è terreno ormai impraticabile per loro.
Ci ha messo del suo anche Di Maio. Quando ha impedito di fatto la presentazione del simbolo alle recenti elezioni amministrative nella gran parte dei comuni che andavano al voto. Ed ora si ritrova senza riferimenti minimi di carattere istituzionale a livello locale.
Mentre invece si rafforzava il centro destra ed il centro sinistra in qualche modo teneva.
Peraltro, anche il meccanismo di scelta della deputazione che in una prima consentiva una corsia privilegiata a coloro che avessero raccolto consensi nelle elezioni locali per l’ammissione alle parlamentarie è venuto meno.
E lo si verifica anche con l’ abbandono di interi gruppi consiliari in Puglia ad esempio ma non solo. Lì dove possono scappare perché non vige la penale capestro come per i parlamentari.
Per cui i cinque stelle si presenterebbero all’ appuntamento elettorale senza alcun radicamento e riferimento locale. E senza quella spinta dal basso che ha costituito un grande fattore di successo in passato.
La narrazione di Di Battista contrasta con movimenti in uscita, sondaggi e previsioni
Insomma un fallimento su tutto il fronte che a mio avviso i sondaggi non sono in grado di cogliere adeguatamente.
Prepariamoci nel caso di elezioni anticipate ad uno scenario col movimento cinque stelle al 10%, ed un riflusso del suo elettorato verso l’astensionismo di massa.
La previsione ormai verificata dai flussi elettorali di quest’ultimo anno prefigura questo andamento. E i pochi voti in uscita verso altre formazioni andranno prevalentemente verso la Lega in quanto più affine alla vocazione antiparlamentare e populista del movimento. Come pure parte dei suoi gruppi dirigenti.
Cosa che è avvenuta a Palermo dove un consigliere comunale eletto nei cinque stelle nel 2017 è passato nel 2018 con la Lega e si è candidato alle Europee.
Ormai la chiacchiere e le parole a raffica non riescono più a nascondere la realtà ed i processi veri.
Con buona pace di Di Battista la cui narrazione non ha affascinato certo la Gruber che, al contrario, lo ha richiamato come studentello impreparato e bugiardo.
Ed è questa la vera immagine del movimento che ci ha restituito la “comparsata” del Dibba dalla Gruber. Indelebile.
Tutto Vero, però io consiglierei di rivedere le interviste “À la carte” della succitata signora Gruber, datate 2017 allo stessi Dibba….. Ci sarebbe da spanciarsi dalle risate…
Come diceva qualcuno, il sonno della ragione genera mostri, ed era facilissimo prevedere che ci saremmo trovati nel loto, cioè nella palta, cioè nella merda, dopo un’annetto di governo di questi scappati di casa. Detto fatto, salvo che il prossimo inquilino ha già annunciato mirabile. I greci hanno venduto il porto del Pireo per pagare gli interessi sul debito, noi probabilmente venderemo l’Anfiteatro Flavio,Quod non fecerunt barbari, fecerunt Salvini…