A vedere l’entusiasmo, la sportività e la tecnica di queste ragazze fantastiche c’è un pizzico di speranza in più
di Gabriele Bonafede
Chi ha visto anche le sole sintesi della Coppa del Mondo Donne finora si rende conto che si tratta di un torneo a dir poco spettacolare. Già dagli highlights con i gol e poco più (disponibili qui) si evincono partite bellissime.
Fortissime Francia, Brasile (da registrare la difesa però), Giappone, Germania, Inghilterra, USA (però poco sportive: hanno umiliato la Tailandia 13-0). Anche l’Italia (foto in copertina) guidata dalla capitana Sara Gama (nella foto di a lato) è una grande squadra.
Sono uno spettacolo tutte le squadre, anche le meno forti, per dedizione, sportività, impegno, tecnica, bel gioco e tanto altro.
La cosa interessante è che hanno un modo di giocare tipico di ogni nazionale nella versione maschile.
Il Brasile un sembra po’ troppo individualista ma con palleggi e giocate mirabolanti, la Germania fisica e concreta, l’Italia con classe e vocazione opportunista, la Francia con potenza e tecnica, l’Inghilterra con il gioco “all’inglese”, il Giappone velocissimo, etc. Consiglio di vedere questo campionato perché è veramente un bel torneo.
Giustamente, le protagoniste non sono contente quando il calcio delle donne è paragonato a quello maschile. E hanno ragione. Perché, al di là degli aspetti caratteriali enunciati più sopra, si tratta di uno sport che sembra decisamente a sé stante. È molto più spettacolare e la tecnica sembra contare molto più che la pura forza dei muscoli.
Ma non è solo questo. A vedere l’entusiasmo di queste ragazze fantastiche c’è un pizzico di speranza in più. Quella che riporta ai valori dello sport sul campo. Certo, il 13 a 0 della fortissima squadra Usa, detentrice del trofeo, non è il massimo della sportività. Forse le ragazze americane si potevano fermare prima e non umiliare fino a questo punto le avversarie.
Però è anche vero che significa onorare l’agonismo senza se e senza ma. Si scende in campo e si vedono i valori tecnici e agonistici in tutto e per tutto. Le donne giocano a calcio prendendo tutti i rischi del caso nel fare una bella figura o meno, fino in fondo.
È un calcio spettacolare anche per questo. E ci sono molti gol.
Ma la cosa che fa ben sperare riguarda in particolare il calcio italiano, nel suo complesso. Il calcio italiano maschile è forse nel momento più buio della propria storia. La nazionale guidata da Mancini sta ottenendo ottimi risultati, forse perché finalmente la FIGC ha lasciato lavorare in pace un allenatore e selezionatore di altissimo livello senza mettere strani veti, magari razzisti o di appartenenza, alle sue scelte.
Tuttavia, l’Italia maschile viene da una mancata qualificazione al mondiale. Una figuraccia che è più che meritata, per altro. E viene dai più brutti e antisportivi campionati a partire dalla serie A, passando per la B ormai ridotta al grottesco, e terminando con l’agonia della serie C e le serie minori.
Una serie A ormai senza alcun interesse perché si sa chi vince prima ancora di iniziare. Perché partecipano club che tutto dimostrano tranne di avere i più basilari concetti di deontologia e sportività. Perché ci sono centinaia di milioni che girano a ritmo furibondo tra personaggi poco raccomandabili e la montagna di debiti e di bilanci fantasiosi rischia di seppellire tutto il sistema.
A questo vanno aggiunte una “giustizia” sportiva che ha dell’incredibile e del vergognoso, gli stadi dominati da mafie e violenza, gli insuccessi morali e agonistici in campo internazionale.
E, dulcis in fundo, un razzismo incipiente ormai lasciato libero di scatenarsi insieme a nazismo e violenza, come fatto dai cosiddetti tifosi del Verona che inneggiano a Hitler per festeggiare la loro promozione.
Un calcio italiano dal lato maschile che è, insomma, sprofondato nella fogna e sprofonda sempre più.
Se andiamo alla serie B, sempre maschile, si è ormai al ridicolo, alla violazione della più basilare deontologia sportiva. Con regole cambiate a piacimento, classifiche stilate a rubamazzetto e promozioni e retrocessioni completamente arbitrarie o, quando va bene, stabilite nelle aule dei tribunali.
Dire che la serie C e le serie minori siano in agonia è un esercizio di ottimismo. Lì è l’inferno. Non si riescono più a formare organici e campionati che abbiano un senso. Ormai rimangono solo macerie difficilmente recuperabili in tempi brevi. Macerie che ormai rappresentano le malridotte fondamenta di tutto il sistema, laddove dovrebbero rappresentare invece il sostegno e la linfa.
Il calcio maschile in Italia è arrivato al capolinea. Per parafrasare Mao, potrà l’altra metà del calcio salvare questo sport in Italia?
Forse sì. O almeno, fa bene crederlo. Perché, per quello che si vede in campo, il calcio delle donne rispetto a quello degli uomini sembra uno sport. Vero.
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