Una sintesi dei grossi guai in cui si è cacciata l’Italia con Salvini e Di Maio nell’arco di un solo anno
di Vincenzo Pino
Per chi è di memoria corta o gioca ad imbrogliare le carte sulla eredità lasciata dal governo Gentiloni nel marzo 2018, si ricordino quelle cifre che ora sembrano un miraggio.
Debito pubblico al 131,4%, esattamente uguale a quello del 2017. Crescita del Pil pari al 1,6%, deficit su Pil, 2,1%.
Tutti gli indicatori economici erano in crescita e la fiducia nei mercati che acquistavano il nostro debito era contrassegnata da un differenziale sul bund tedesco, spread, pari a 130 punti base.
Con la trattativa del contratto di governo gialloverde vi è una prima esplosione dello spread, quando si scopre a metà maggio che nel contratto di governo gialloverde vi è la proposta di non restituire 250 miliardi di debito italiano alla Bce.
Breve storia di un governo che va alla cieca nel tunnel
Dopo la rituale smentita sulla manina che aveva immesso quel testo a sua insaputa, alla fine di maggio Di Maio insiste nel lanciare bordate antieuropeiste ed eversive minacciando l’impeachment contro Mattarella per la mancata nomina di Savona a ministro dell’economia.
Costretto ancora una volta a smentirsi su quell’episodio che aveva re-innescato la crescita dello spread , Di Maio rilancia ancora “Fateci fare il governo e lo spread scende. Pronti a rivedere le nostre posizioni, il nemico non è il Quirinale”.
E così il primo giugno 2018 con l’avvio del governo gialloverde e le misure annunciate nel contratto di governo lo spread si era già innalzato di 100 punti base portandosi fino a quota 238
Questa la ricostruzione dei fatti che hanno determinato la crisi di credibilità dell’Italia di fronte al mercato degli investitori con le sole dichiarazioni irresponsabili.
Ma fu nell’autunno 2018 che la irresponsabilità di governo e di Di Maio, in particolare, arrivarono al top.
Di fronte all’impegno sottoscritto in sede Ecofin dal ministro Tria far decrescere il deficit all’1,9% fu lanciata una campagna di delegittimazione nei confronti del ministro dell’economia e di tutta la Ue.
Il governo dei debiti e delle bugie
Una campagna fatta all’insegna dello sforamento del deficit portandolo almeno al 2,4% per realizzare le misure principe previste dal programma di governo: “reddito di cittadinanza e quota 100”.
A chi faceva notare in quella fase che le previsioni di crescita del paese (1,2%) non si realizzavano e non erano tali da rendere compatibile quel deficit, Di Maio rispondeva con la saccenza dell’ignorante, che “ i risultati sarebbero arrivati presto“.
E quando divenne realtà la brusca frenata del paese nella rilevazione Istat del terzo trimestre del 2018 col PIL fermo allo 0, continuò con la solita nenia che questo era per colpa di quelli di prima. Il paese ritorna alla situazione del 2013, informavano i giornali.
“Pil colpa del Pd” replicava sul blog delle stelle il 29 ottobre del 2018 “ma non ci fermeremo di fronte a niente”.
Neanche la contrarietà alla manovra di bilancio della Commissione Ue nel novembre 2018, ed il correlato avvio di una possibile procedura d’infrazione lo fermarono, quando lo spread schizzò a 326.
E fu allora che per non darla vinta a chi pretese ed ottenne il ridimensionamento del rapporto deficit-PIL raccontò al paese che 2,04% era uguale a 2,4%.
Ora il poverino dice che la procedura d’infrazione si riferisce al 2018 ed è sempre colpa del Pd.
Di Maio nasconde che la procedura di infrazione, riguarda le previsioni per il triennio 2018-2020 che registrano sia il blocco della crescita, sia l’aumento del deficit come pure l’impennarsi del debito e che buona parte di queste difficoltà si devono alle misure adottate dal suo governo.
E che non hanno determinato, grazie al blocco degli investimenti pubblici, ridimensionati nel 2019 di 1,8 miliardi, per dirottarli verso il reddito e quota 100, né sviluppo né crescita.
Ed hanno accresciuto grazie alla lotta frontale contro la Ue e le intemerate seriali contro Macron l’isolamento e la non credibilità dell’Italia in Europa. E nella finanza la credibilità è fondamentale. Specie quando hai sul groppone un debito così elevato.
Per una ricostruzione dell’ andamento dello spread nell’anno 2018 vedi: Lo spread nel 2018: un anno difficile che ci è costato (molto) caro.
In copertina: Di Maio e Salvini sono il gatto e la volpe, Conte è Pinocchio, l’opera di Tvboy a Roma.