Il sottosegretario leghista ha rimesso il mandato nelle mani del viceministro Salvini anziché in quelle del Premier
di Vincenzo Pino
La prima volta dopo una strenua resistenza Salvini aveva dovuto cedere sulla vicenda Siri, umiliato da Conte che in conferenza stampa aveva notificato lo sfratto dal governo del bancarottiere, contro la sua volontà. Ma stavolta no.
Stavolta è lui che ha deciso, Salvini, dopo solo un giorno di resistenza: Rixi si dimetterà visto che aveva rimesso il mandato di sottosegretario nelle sue mani anziché in quelle del Premier.
E Salvini non intende far cadere il governo su questo, passando il cerino acceso al sodale Di Maio. E peraltro non concedendo passerelle o istruttorie di verifica per l’avvocato degli italiani, ma non di Siri.
Insomma, Salvini ha voluto dimostrare che Conte non conta nulla e che al massimo è utile per servire il caffè in Consiglio dei ministri.
Certo è un attacco senza precedenti all’articolo 92 della Costituzione ed al ruolo del Capo del governo. Ma al vero duo di governo Salvini-Di Maio sembra non importare gran che.
Apparenze. Ma Conte non conta lo stesso
Apparentemente sembra chiudersi così questa vicenda ma non è per niente vero. Infatti il suddetto Rixi è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E secondo la prassi dovrebbe dimettersi anche da deputato dalla Camera. A meno che faccia un immediato ricorso che sospenderebbe la pena accessoria, fino alla sentenza di secondo grado.
E forse questo sarà il prossimo capitolo del possibile conflitto. Un’arma da poter utilizzare nel caso che Rixi voglia interferire nell’attività di governo e di Tontinelli in particolare. Essendo stato incredibilmente nominato plenipotenziario per le infrastrutture dalla Lega.
Se le cose tra la Lega ed i Cinque Stelle si appianeranno e Rixi starà buono, presumibilmente i grillini non rinfocoleranno la polemica su questa pena accessoria. Che politicamente dovrebbe impedire ad uno interdetto di partecipare all’attività legislativa.
Per lo meno secondo la previsione dell’articolo 54 della Costituzione sul dovere di disciplina ed onore da parte di chi esercita una pubblica funzione.
In caso contrario, si rinfocolerà la questione morale utilizzando gli argomenti di Davigo espressamente dichiarati stamane sul caso in questione e sopra richiamati.
Così, la giustizia è affidata al calcolo politico. Come lo stesso Salvini sa per essere stato sottratto al procedimento giudiziario sulla Diciotti proprio dai Cinque Stelle e dalla “magnificenza” del ministro Bonafede. Vediamo se parlerà e cosa dirà in questo caso l’evanescente Presidente della Camera, Fico.
Avanti così, dunque. Col primo governo della storia “basato sull’onestà e senza inquisiti”, come dichiarava Di Maio nel maggio dell’anno scorso…
Più che il governo dell’onestà si è rivelato il governo delle fakes, degli impresentabili, degli eletti e protetti dalla politica. Il governo della nuova casta lega-stella che si sente intoccabile e riduce il presidente del Consiglio a mero passacarte: Conte a non conta nulla.