L’Italietta dei leghini si auto-marginalizza dall’Europa. E il conto è già salato. Prima gli italiani? In realtà siamo gli ultimi e andrà peggio dopo questo voto alle europee
di Gabriele Bonafede
Passata l’euforia di chi ha votato il “trionfo” di Salvini adesso arrivano i guai. Con questo voto l’Italia si è data una bella zappa sui piedi. Di quelle che non ci volevano.
Se i Cinque Stelle sono stati ridimensionati per manifesta incompetenza e incapacità a governare, i leghini di Salvini hanno raccolto un terzo dei voti al grido “Prima gli italiani”. Per diventare gli ultimi, però. Precisamente i più marginalizzati, insieme agli amici- nemici ungheresi
Già, la sbornia è passata. È già passata. Lo champagne è stato stappato poche ore fa, non senza difficoltà dalle parti dei sovranisti con prosciutto e Meloni. E oggi il conto è già arrivato. Intanto sotto forma di spread che schizza in alto nuovamente.
Ma lo spread sale e scende, forse si abbasserà. Però è ormai un dato di fatto che è stabilmente tra 250 e 300 punti da circa un anno, ovvero 100-200 punti in di più prima della febbre sovrano-grillita. Centinaia di milioni di conto per gli italiani, che si sentono primi. Certo, primi a pagare e con la drammatica considerazione filosofica di poter dire “pago ergo sum”.
Diminuisce il credito che l’Europa dà all’Italia, e si vede. Aumentano invece le bollette e presto anche l’IVA. Si arriverà al prelievo forzoso sui conti correnti? Non è escluso. Boskov direbbe “altro non hay”- Ahi, ahi, ahi, potremo rispondere. Ancora una volta filosofeggiando con autoironia.
Il dramma è soltanto all’inizio, però. Perché questo parlamento, quello europeo, durerà per cinque anni. Cinque anni in cui saremo rappresentati soprattutto da chi va a fare lo scalda-banco a Bruxelles nella migliore delle ipotesi. E che lavorerà contro interessi dell’Europa e dell’Italia nella peggiore. Ovvero, un bel gruppo di auto-marginalizzati cronici, che non faranno altro che fare le scarpe al proprio Paese, magari convinti di difenderlo. Il che è anche peggio.
Ma non è finita qui. Alcuni giornali, in Italia, hanno voluto presentare la sconfitta di Farage nel Regno Unito e quella della Le Pen in Francia quali elementi di conforto alla discreditata Italia leghina.
Dimenticando che nel Regno Unito la Brexit ha preso una batosta epocale (lo spieghiamo qui) e che la Le Pen è arretrata dell’1,6%. Da quando un arretramento elettorale è una vittoria? Forse da quanto in Italia si distribuiscono fake a go-go, a partire dalle TV leghino-grillite.
In Francia, Macron ha conquistato, con un nuovo partito, gli stessi seggi della Le Pen, che ne ha perso uno. E la tizia dell’antico FN non si è nemmeno potuta presentare quale leader per le elezioni al Parlamento di Bruxelles. Forse perché Bruxelles le ha contestato qualche bel gruzzoletto di spese di soldi pubblici fatte a cabasiso? Può essere.
Da quelle parti non sono teneri con i milioni, siano 49 o meno. L’altro partito sovranista francese non è nemmeno arrivato alla soglia di sbarramento. E se si sommano i voti moderati, in Francia avanzano decisamente le formazioni democratiche e anti-estremiste.
Ma poi, paragonandosi alla Francia, i sovransti de noantri fanno anche una figura di bambocci. Perché dimenticano che la Francia siede nel consiglio permanente dell’Onu, ha le armi nucleari, è un Paese multietnico che lo si ammetti o no. E ha un’amministrazione e un’economia svariate volte più efficienti rispetto ai corrotti bizantinismi italiani. Ultimo dei quali il reddito d cittadinanza italiota, che funziona come il portafoglio di Paperino.
Per come siamo ridotti, l’Italia non ha alcuna voce in capitolo. Per giunta, il sergente dei leghini ci sta mettendo del suo, annunciando che “l’austerity è finita”. Cioè dicendo allegramente che, come non ha restituito i 49 milioni, vorrebbe evitare di restituire anche il debito italiano ai creditori.
Della serie, fatti fama e va curcati (fatti la fama e vai a dormire). Insomma, il leader leghino sta facendo crescere l’idea che l’Italia abbia fama di cattivo debitore. Alzando così ancor più il conto che gli italiani dovranno prima o poi pagare in termini di maggior tasse o, peggio, in inflazione e recessione.
Parliamoci chiaro. Nell’Europa che esce fuori da queste elezioni l’Italia conterà cme il due di coppe con la briscola a denari. In una coalizione europea che verosimilmente conterrà anche i Liberaldemocratici e/o i Verdi, l’Italia leghina sarà considerata come un impaccio, un qualcosa da evitare. Difficilmente ci saranno Commissari (cioè ministri europei) italiani nel prossimo esecutivo-UE. Ci saranno invece molti, grossi problemi. E i primi guai sono già arrivati.