La rivoluzione delle lenzuola ha già imprerversato nelle città e su internet. Ma un riassunto scolastico e per immagini fa sempre bene all’insegnamento. La galleria delle frasi più divertenti
di Gabriele Bonafede
Con la protesta delle lenzuola che arriva anche da Palermo nel giorno della commemorazione di Falcone, si sviluppa una vera e propria rivoluzione nella comunicazione del dissenso. Una rivoluzione delle lenzuola, ma anche delle maschere di Zorro, che in Sicilia raggiunge livelli d’ironia creativa non meno salaci di quanto visto a Milano, Torino, Roma, Napoli, Bari e tante altre città.
A Palermo c’è stato un vero e proprio comitato social, chiamato per l’appunto “La rivoluzione delle lenzuola”, con apposito evento sui social, ad esempio qui su Facebook.
Spiccano due parole d’ordine “La Sicilia non si lega” e anche il codice alfanumerico palermitano, ormai noto anche fuori dalla Sicilia, ovvero 800A. Per chi ancora non conoscesse il codice, è spiegato qui. Codice stupendamente accoppiato con i 49 milioni, in un divertente “751A”. Sul quale bisogna fare un calcolo da scuole elementari che non tutti sono in grado di svolgere, soprattutto in determinati ambiti elettorali.
Ma a Palermo non si disdegna il dialetto, il vernacolare o, per meglio dire, la lingua siciliana. Ovviamente nella declinazione tipica della Conca d’Oro. Così emergono alcuni spunti più coloriti ed espliciti, quali “A cu minchia fai scantari” (a chi vuoi fare paura), con riferimento alla repressione del libero insegnamento a scuola. Oppure il più gastronomico “49 milioni di stigghiola”. La stigghiola, spiego ai non palermitani, è il piatto di budella alla brace, condite con erbe, pepe e un goccio di limone (qui un esempio-video).
Fratelli balconi
Non mancano i richiami ai fratelli napoletani, anche perché a Palermo la smorfia è abbastanza conosciuta, così da vedere un bel “71 porti aperti” (qui la spiegazione del 71). Un poco più colorito, e di fatto un altro 800A, è “Attaccati a sto balcone”.
Il fatto è che “Chi di barcone ferisce, di balcone perisce”, e più il governo utilizza risorse pubbliche per rimuovere il diritto alla protesta e alla parola, più si moltiplicano i calorosi abbracci dipinti sui lenzuoli e ben visibili in ogni angolo della città. Così emerge persino un esplicito, e non rimosso “Non ti sputo per non disinfettarti”.
Insomma, Palermo conferma di essere teatrale e ben fornita di autori. Tanto che viene in mente il grande Franco Scaldati. Forse avrebbe potuto scrivere su un lenzuolo “Calati i corna ca sta passando l’apparecchio”.
Era una battuta di una sua pièce teatrale, con riferimento calcistico andava con “arbitro” prima di “calati”. Quanto mai appropriato di questi tempi, oltretutto. La traduzione? Un poco complicata. Significa “Siccome sta passando un aereo sopra la città, è meglio che abbassi la testa perché le tue corna sono talmente lunghe che potrebbero interferire con la rotta dell’aereo”.
D’altronde, per rimanere in ambito calcistico e con un bel riferimento a Pertini “La migliore difesa è l’attracco”.
Ecco la galleria palermitana della rivoluzione delle lenzuola: