In Sicilia si prepara il ricordo di Falcone del 23 maggio. La presenza di un Ministro ormai al delirio religioso e anticostituzionale non sarà molto gradita. Soprattutto nella città della prof. Dell’Aria, la Palermo che lanciò la protesta dei lenzuoli contro la mafia
di Vincenzo Pino
Adesso, dalle parti del governo giallonero, sono tutti a rincorrerla la professoressa Dell’Aria. Per chiederle scusa. Si affannano in questa corsa Salvini che vuole incontrarla, bontà sua, assieme al ministro Bussetti. Ma anche Di Maio non vuole perdere l’occasione.
Il 23 maggio, con il ricordo di Falcone, si avvicina. E nel mondo della scuola il percorso nazionale di educazione alla legalità, particolarmente legato alle manifestazioni in ricordo della strage di Capaci, si arricchisce nelle scuole di due nuovi capitoli e forse tre.
Si tratta degli articoli 21 e 33 della Costituzione che salvaguardano rispettivamente il diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni e la libertà di insegnamento nella sua accezione più larga, come ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale con sentenza 240 del 1972.
Sicché questo governo col provvedimento di sospensione adottato nei confronti della Professoressa Dell’Aria, viola uno dei principi fondanti dell’ordinamento italiano e prefigura profili di nullità dell’atto stesso.
Ma rappresenta anche un vulnus profondo nel tessuto vivo della società italiana le cui conseguenze certamente si faranno sentire il prossimo 23 maggio, data in cui Salvini è atteso a Palermo per la ricorrenza del martirio di Giovanni Falcone e dalla sua scorta.
Quel Salvini che proprio in questa terra è venuto a contrapporre l’antimafia alla festa della Liberazione il 25 aprile, cercando di creare uno iato nel nesso inscindibile che lega la lotta alla mafia ai valori di libertà e di legalità scolpiti nella nostra Costituzione.
Insomma questo provvedimento è stato un disastro e non mancheranno certo di ricordarglielo insegnanti e democratici che saranno in piazza in quel giorno magari al canto assordante di “Bella Ciao” o dopo aver srotolato lenzuola ai balconi contro di lui come si fece contro i mafiosi: Per ricordare a Salvini, oltretutto, che il movimento delle lenzuola nacque qui a Palermo.
Salvini, abituato in passato con la copertura dei penta stellati a fare strame dei valori costituzionali, in particolare dell’articolo 10 sul dovere di asilo, ha sempre marciato dritto petto in fuori nel negare gli articoli della Costituzione. Per fortuna ha provveduto il Procuratore generale di Agrigento a ricordarglieli.
Come pure il diritto alla salvaguardia dell’integrità delle persone, negato con il sequestro di migranti e personale l’anno scorso nel caso della Diciotti, per il quale sempre lo stesso procuratore aveva avviato un procedimento di accusa nei suoi confronti.
Ora che Salvini non ha la copertura e la complicità dei Toninelli, della Trenta e di Di Maio che hanno consentito non solo quello scempio ma ne hanno difeso l’operato bloccando in Parlamento il procedimento d’accusa, gli è venuta a mancare la terra sotto i piedi. E si sta accorgendo che lui deve operare secondo legge e non via social o proclami dai balconi che si contende con Di Maio.
E che eventuali responsabilità di reati connessi ai fenomeni di migrazione devono essere accertati dalla Magistratura attraverso regolari processi e non dai suoi proclami preventivi sui legami tra Ong e scafisti. Tanto più che la famosa inchiesta di Zuccaro a Catania su questo aspetto è stata archiviata come pure da altre procure.
Allora Di Maio si tuffò cercando di capitalizzare consenso e parlando di “taxi del mare”.
E questo spiega la pochezza del personaggio che oggi agita una questione morale nei confronti di Siri dopo averlo proposto come ministro dell’economia nel maggio dello scorso anno.
Caro governo giallonero, il reality show è finito. Grazie a Patronaggio, agli studenti e alla professoressa Dell’Aria, alle proteste delle lenzuola e a quelle più colorite, questo governo è all’angolo.
Come pure le furbizie di Di Maio e Toninelli, che sull’avvenuto sbarco della Sea Watch l’unica cosa che hanno saputo dire è un codardo “non siamo stati noi”. Una specie di sottrazione del pupazzetto di Zorro….
E se le frasi scomposte di Salvini, che oscillano tra delirio onnipotenza e complesso di persecuzione, hanno ricevuto un colpo dalla realtà, anche i penta-stellati non ne escono proprio bene.