di Vincenzo Pino
L’ultimo sondaggio di Pagnoncelli, pubblicato dal Corriere della Sera di oggi, assai vicino alle cifre fornite di tutti gli istituti di rilevazione (vedi in basso) si presenta assai utile per una lettura sintetica dell’andamento del consenso nell’arco di questi ultimi tre mesi. Questo offre visivamente anche la possibilità di una lettura politica dei mutamenti politici per un periodo significativo e su cui qui vogliamo riflettere.
Innanzitutto la caduta verticale della Lega nelle ultime tre settimane che passerebbe dal 36,9% al 30,9.
Occorre premettere innanzitutto che la valutazione sulla Lega da parte di Pagnoncelli era mediamente più alta rispetto agli istituti di rilevazione. Che è invece del 2% in tutte le medie, sia di Termometro politico che di You trend la Lega a metà aprile veniva data al 34% circa.
Con questa perdita registrata, tutti gli istituti di rilevazione convergono ormai su una media della Lega pari al 31% al momento.
Ma è interessante notare allo stesso tempo che solo una parte di questi voti passano al competitor di governo, il Movimento Cinque Stelle, che cresce solo del 2,6%.
Tutto questo significa che, sebbene ci sia un travaso di voti tra le due forze che fino ad aprile aveva favorito la Lega, fino a qualche tempo fa avveniva facendo crescere l’area di consenso al governo. Mentre invece ora l’area di governo, formata appunto dalle due compagini, perderebbe il 3,4% nel giro di una settimana.
Insomma, i litigi di queste ultime settimane si sono rivelati efficaci in parte per i Cinque Stelle ma hanno indebolito la rappresentatività complessiva dell’alleanza di governo che passa appunto dal 59,2 di aprile al 55,8 di questa settimana. Una caduta consistente, perciò, che dovrebbe far riflettere sulla efficacia di questa litigiosità dei partner di contratto. In definitiva lo scontro tra i due non produce altro consenso e non è nemmeno a somma-zero ma negativa.
Un altro elemento di interesse è dato dall’andamento del Pd che segnala nell’ultimo mese una crescita dell’1,8% ma che è essenzialmente dovuta al passaggio di voti da Articolo 1 che scompare dalla rilevazione.
Insomma non sembra esserci alcun effetto propulsivo in questa nuova leadership del Pd, ma un consolidamento dell’eredità del 4 marzo più il consenso derivante dalla confluenza di alcuni candidati ex MdP nella lista democratica.
Per gli altri partiti si segnalano poche variazioni di rilievo con Forza Italia che naviga da tempo attorno all’8% e Fratelli d’Italia al 5%.
Un discorso a parte merita +Europa quotata al 3,2. Se si guarda la tabella, si evince che questa formazione ha realizzato il picco di consensi in corrispondenza dell’avvio della prima fase delle primarie del Pd.
La delusione per la mancata candidatura di Renzi unitamente ai rumors su una possibile scissione del Pd aveva spostato aree di elettorato Pd verso + Europa che raggiunse il picco di consensi appunto a fine febbraio. A quell’epoca +Europa era arrvata fino al 4% con una rilevazione che la convinse forse ad una corsa in solitaria sperando tra l’altro in una ulteriore crescita.
La realtà ha dimostrato il contrario e +Europa viene valutata dalla media dei sondaggi al 3,2%. abbastanza distante dalla soglia di sbarramento come pure la sinistra al 2,8. Unico istituto di rilevazione che si discosta significativamente da questa omogeneità è Demos su Repubblica per il quale+ Europa sarebbe al 4,1% e supererebbe la soglia.
Questo è il quadro che ci rassegna Pagnoncelli in sostanziale accordo con la gran parte degli istituti di rilevazione ad eccezione di Demos su + Europa. Una Lega al 31% ma in sostanziale caduta, un Movimento Cinque Stelle al 23% ed il Pd che segue a due punti al 21.
Un quadro assai mobile per i movimenti avvenuti nell’ultima settimana tra gli alleati-competitors di governo e che quindi presenza elementi di fluidità significativi.
Poi come si sa, il 20%, e persino il 30% degli elettori degli elettori sceglie il proprio orientamento negli ultimi giorni. Anche perché, alle elezioni europee sono abbinate anche elezioni comunali e regionali che possono determinare ulteriori sommovimenti.
Questi sono abbastanza ben rappresentati dalla tabella Demos che segnala una scostamento col voto politico dato che il Movimento Cinque Stelle non solo è più debole alle Europee, ma sarà scarsamente presente nelle competizioni locali. Ciò può dare consistenza allo scenario rappresentato da Demopolis alcuni giorni fa e che qui si evidenza.
Questo a me sembra una rappresentazione più adeguata di cosa potrebbe avvenire il 26 maggio 2019 tendo conto della oscillazione che sembra profilarsi tra voto amministrativo e voto alle Europee, in cui sia la Lega che il centro sinistra potrebbero far valere il valore aggiunto della più ampia partecipazione al voto derivante dalla concomitanza con le elezioni locali. Ciò è avvalorato quando si pensa che le liste penta-stellate sono presenti solo in 146 comuni dei 3856 che si recano alle urne,
Con una avvertenza: si tratta sempre sondaggi. E sondaggi italiani, più volte sconfessati al voto, soprattutto alle europee. E purtroppo i sondaggi in Italia vengono bloccati quindici giorni prima della scadenza elettorale mentre come si diceva la scelta di voto avviene per una quota significativa di elettori negli ultimi giorni. Ed è forse in questa regola piuttosto che nell’imprecisione dei sondaggisti che si può trovare la ragione delle differenze tra sondaggi e risultati elettorali effettivi.
Per chi volesse verificare ulteriormente i dati degli ultimi sondaggi non rappresentati nell’articolo, vedi:
- Sondaggio Elettorale Emg su Agorà riportato su Termometro politico .
- Sondaggio Index per Piazza Pulita su Termometro Politico.
- Sondaggio termometro politico sempre su Termometro politico.