“Non potevo dire di no al Palermo”. Chi tiene veramente ai colori rosanero dovrebbe accorrere allo stadio nelle prossime due partite in casa
di Gabriele Bonafede
Delio Rossi, ovvero il Palermo più bello e vincente di sempre. L’allenatore più amato dai tifosi. Insieme a Francesco Guidolin è stato l’allenatore che ha ottenuto i maggiori successi nella storia rosanero. E, come quello di Guidolin, ha sfiorato la qualificazione in Champions. Di più, ha sfiorato il primo titolo in rosanero, la Coppa Italia.
L’allenatore emiliano aveva lasciato i colori rosanero otto anni fa. Proprio all’apice della parabola-Zamparini: la finale di Coppa Italia persa contro un Inter stellare, il 29 maggio 2011.
Quello era il Palermo di Pastore, Miccoli, Liverani, Ilicic, Pinilla, la migliore annata di Hernandez, Sirigu, Darmian e tanti altri campioni o futuri campioni. Era la squadra più giovane della serie A.
E se si pensa che c’era chi, in città, diceva che sarebbe addirittura retrocesso con quel mercato estivo, si capisce quanto siano fuori luogo le valutazioni di chi va a vedere il calcio ma non ne capisce una beata cippa.
Era il Palermo al quale furono negati qualcosa come 25 rigori 25, tutti netti e intellegibili, chi più chi meno, fin dalle prime partite.
Qui un filmato con il più incredibile di questi episodi al minuto 1.37 nel video, arbitro Peruzzi.
Quella stupenda squadra rosanero si piazzò ottava in campionato. Ma se solo la metà di quei penalty solari fosse stata concessa, il Palermo di Delio Rossi avrebbe lottato per la Champions e forse per lo scudetto. Sembra assurdo, ma è così. Chissà se quella sconfitta per 0 – 7 in casa con l’Udinese, avvenuta in quella stagione e che costò l’esonero temporaneo di Rossi, non sia stato un crollo psicologico di quei giovani a fronte di così tanto odio da parte dei direttori di gara per i colori rosanero e per il calcio.
Qui un filmato con tutti i gol di quella stagione, commentati dal radiocronista e tifoso rosanero Giuseppe D’Agostino.
Delio Rossi è stato accolto da una passione che proviene da quei ricordi. Ma non solo. Rossi è soprattutto un uomo tutto d’un pezzo, un grande trascinatore, un passionale, e, ancor più, un grande professionista. Lo dice chiaramente, di essere un passionale: “Non potevo dire di no al Palermo”.
Così come, ammette, non avrebbe potuto dire di no al Foggia. E precisa: “dal punto di vista razionale non avrei accettato”. Ma siccome è il Palermo, è tornato all’ombra di Monte Pellegrino. Ad allenare quella che è stata una delle più belle avventure del calcio italiano. Un calcio italiano che ha ancora memoria di cose belle, nonostante la fogna nel quale è sprofondato con l’incredibile promozione in serie A di una società che butta palloni in campo dalla panchina per perdere tempo.
L’allenatore più amato dai tifosi, come il giocatore più amato è Genio Corini. Basterà per una promozione già scippata al Palermo la scorsa stagione?
Delio Rossi, in conferenza stampa, dice chiaramente ciò che è ovvio. Poco si può fare in quattro sole partite, tranne rinfocolare l’orgoglio, la consapevolezza dei propri mezzi, la scelta di chi dà maggiori garanzie sul campo, e forse qualche piccolo aggiustamento tattico o poco più.
Si presume che, vada come vada a Livorno, a Palermo ci sia la voglia di tornare allo stadio. Per lo meno per vedere di nuovo Delio Rossi in quella amata panchina allo Stadio Barbera. Ma non è così. Non sono pochi i tifosi che, nei social, mandano segnali di dubbio. Perché? Per le vicende societarie.
Ieri, una nuova società, la Arkus, ha diffuso un comunicato congiunto, qui sul sito della US Città di Palermo, annunciando l’acquisizione. Inutile commentare più di tanto. Oggi si intensificano le notizie sui media. Ma sono troppi i casi di cambi di proprietà avvenuti e poi smentiti, persino dopo la ridefinizione dell’organico. Finché non ci sarà il benestare degli organi preposti al controllo è inutile fare commenti.
Ma una cosa va detta. Un club senza pubblico non è appetibile a nessuno, o per lo meno è appetibile a pochi. Questa è la zita. Può piacere o non piacere, ma è così. Il Palermo da anni è quasi senza pubblico, persino quando in rosanero giocava uno come Dybala. Al momento, è come un ristorante senza clienti o un negozio troppo spesso vuoto. Tutti lo vogliono vendere e nessuno lo vuole comprare. Prima lo si capisce, meglio è.
Non a caso, gli ultimi eventi concreti, da Foschi a Mirri, ad Arkus, sono stati nel segno della professionalità ma anche della passione per il Palermo, come dichiarato dai diretti interessati.
Che ci sia una nuova società o meno, quale che sia la nuova proprietà, chi tiene veramente al Palermo dovrebbe accorrere allo stadio nelle prossime due partite al Renzo Barbera. E non solo per porgere un più che doveroso saluto di bentornato a Delio Rossi, comunque vada a Livorno. Ma per smentire quanto scritto e dimostrare che, invece, il Palermo ha ancora un pubblico e lo avrà nel futuro.