di Maria Teresa de Sanctis
Ogni cultura ha i propri personaggi fantastici e di certo fate e folletti, elfi e orchi, e chi più ne ha più ne metta, possono raccontare e significare tanto. Di certo, però, quando in un film svedese è un regista di origine iraniana ad attingere a figure della mitologia scandinava, la cosa colpisce e non poco.
Il regista in questione è Ali Abbasi, giovane cineasta iraniano appunto, classe 1981.
Abbasi, dopo avere studiato al Politecnico di Teheran, si è trasferito a Stoccolma nei primi anni 2000 per frequentare l’Accademia reale svedese. Dalla Svezia poi passa alla Danimarca per studiare alla National Film School di Copenaghen.
Il giovane regista si era già fatto notare alla berlinale nel 2016 con “Shelley”, un thriller psicologico sulla maternità con elementi soprannaturali.
E di nuovo è al fantastico che fa riferimento con questo “Border, creature di confine”, (in originale, semplicemente “Border”) ultimo suo ottimo lungometraggio. Uno dei film più acclamati nel circuito dei festival internazionali dello scorso anno, nonché vincitore del primo premio nella sezione “Un Certain Regard” di Cannes.
Atmosfere cariche di tensione e inquietudine, la grandiosa bellezza della natura nelle semplici e splendide scene di boschi e laghi, tutto crea suggestioni di intensa emozione che tolgono il fiato e tengono lo spettatore avvinto alla storia, dall’inizio alla fine.
Una storia dove l’elemento fantastico, pur essendo presente sin dalle prime scene, si manifesta pian piano e tanto ci racconta del mondo reale, come d’altronde sempre accade nelle fiabe. Protagonista della storia è una guardia, una donna, che lavora alla dogana.
Eppure ci sembra di poter dire che il confine del titolo (“Gräns” nell’originale svedese) non sia solo quello dei luoghi quanto bensì quello delle anime, a qualunque essere queste appartengano. E allora ecco che l’unico vero confine, l’unica reale separazione diventa quella fra esseri buoni ed esseri malvagi e null’altro.
Molto bravi gli attori, soprattutto i due protagonisti Eva Melander ed Eero Milonoff. Bravissimi nell’offrire al pubblico con grande espressività, nonostante l’efficace trucco, le emozioni dei loro personaggi non appartenenti al genere umano.
Il film, che ha anche ottenuto una candidatura ai Premi Oscar e 4 candidature agli European Film Awards, è tratto da un racconto di John Ajvide Lindqvist, lo Stephen King scandinavo.
Il mondo dello scrittore e quello del regista tanto hanno in comune. Come lo stesso Ali Abbasi ha detto in un’intervista, affermando come in entrambi sia presente una tensione tra i problemi della vita di tutti i giorni. Come l’emarginazione, il bullismo, la noia o la mancanza di amore in cui ognuno può identificarsi, e una dimensione fiabesca.
Il fantastico torna a confermarsi un ottimo strumento per raccontare il mondo reale, un mondo nel quale, nonostante vi sia ben poco dello splendore delle fiabe e molto invece dei loro orrori, dobbiamo assolutamente operarci per fare in modo che possa diventare il migliore dei mondi possibili. E questa deve essere una realtà.
Ecco il trailer ufficiale in italiano: