Nominata all’unanimità, l’attrice e regista toscana raccoglie approvazione da pubblico e artisti palermitani. Gli obiettivi sono ambiziosi: migliorare ulteriormente i prestigiosi risultati raggiunti da Alajmo
di Gabriele Bonafede
Da ieri la notizia è circolata ufficialmente. Finalmente è avvenuta la nomina del nuovo direttore del Teatro Biondo di Palermo. Precisamente è una direttrice, Pamela Villoresi. Ovvero, l’affascinante volto del teatro italiano che all’annuncio, ieri, ha già raccolto la generale approvazione di pubblico e operatori.
È la prima volta che una donna dirige il Teatro Biondo, anche se non va dimenticato il ruolo di Margherita Biondo nel fondare, circa 115 anni fa, ciò che è oggi il Teatro Stabile di Palermo.
Così ha comunicato la Fondazione: “Il Consiglio di Amministrazione del Teatro Biondo Stabile di Palermo, nella sua riunione del giorno 8 aprile 2019, all’unanimità dei voti palesi, ha chiamato a ricoprire l’incarico di Direttore del Teatro per il quinquennio 2019-2023 l’attrice e regista Pamela Villoresi.”
Voto unanime, dunque, per l’unica donna tra i dodici candidati che avevano presentato la manifestazione d’interesse. Gli altri undici erano tutti uomini. La scelta non era facile, come comunica lo stesso CdA della Fondazione, perché la qualità di tutti i candidati era alta. Ma non si può non rimarcare che proprio Pamela Villoresi rappresenti una vita per il teatro e lo spettacolo fin da ragazzina, con molti film e anche molta TV in una splendida carriera.
E non si può non pensare, simbolicamente, a Margherita Biondo che volle il Teatro Biondo a Palermo sulla allora costruenda via Roma, insieme al fratello Andrea all’inizio del secolo scorso. Lo inaugurò nel 1903 invitando per il battessimo del palcoscenico una delle personalità teatrali più illustri dell’epoca e cioè Ermete Novelli. In scena, in prima assoluta il 15 ottobre del 1903, andò il Papà Lebonnard di Aicard, appunto con la compagnia Novelli. La decisione di nominare Pamela Villoresi, dunque, sembra avere un’ispirazione che rimanda alla sfida nazionale di quella inaugurazione.
Una specie di “nuova inaugurazione”, quindi, con obiettivi strategici ambiziosi? Dal canto suo, il CdA comunica che “La decisione del Consiglio è stata accompagnata dalla missione affidata alla signora Villoresi di allargare sempre di più il successo del Teatro nell’opinione e nel gradimento della Città di Palermo e di tutto il territorio culturale siciliano di riferimento, puntando finalmente al riconoscimento del Teatro Biondo quale Teatro Nazionale, come merita la sua storia, il suo prestigio artistico e l’impegno fin qui profuso da tutti i suoi protagonisti e operatori.”
C’è dunque un chiaro obiettivo. Quale strategia, o quali assi portanti per un incarico quinquennale, utilizzerà Pamela Villoresi lo sapremo presto. Il CdA aggiunge in un primo momento che “La nuova Direttrice, Pamela Villoresi, sarà presentata alla Città e alla stampa, sabato 13 aprile alle ore 11.00 nella Sala grande del Teatro Biondo”. Alla conferenza stampa è poi stato preferito un incontro pubblico, che avverrà la prossima settimana.
“La storia personale e artistica di Pamela Villoresi – aggiunge la nota a stampa del CdA – è scritta sulla sua pelle artistica e nelle pagine della storia della critica e dello spettacolo contemporaneo, che negli anni l’hanno vista protagonista su palcoscenici e schermi nazionali e internazionali. La sua lunga frequentazione di grandi maestri del teatro contemporaneo e la sua esperienza amministrativa in grandi teatri sono testimonianza vissuta di qualità e di impegno morale e professionale.”
Pamela Villoresi ha già dichiarato alla stampa la felicità nel ricevere l’incarico. Il pubblico conosce già la Villoresi e, nelle ultime ore dopo l’annuncio della sua nomina, in molti hanno mostrato apprezzamento sui social. Sappiamo tutti che è una protagonista a tutto tondo, una grande artista, di grande fascino, di grande carisma e una dichiarata propensione alla spiritualità. La sua attività a teatro è iniziata ben presto, praticamente nella prima adolescenza.
Toscana, nata a Prato il primo gennaio 1957, Pamela Villoresi ha recitato molte volte con Giorgio Strehler, e anche con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Mario Missiroli, Giancarlo Cobelli e Maurizio Panici. Praticamente è stata al fianco dei più grandi attori italiani per tutta la carriera.
Lo studio del teatro la vede inizialmente, già a tredici anni, al Metastasio di Prato. Il debutto in scena quale protagonista avviene già a quattordici anni nel Re nudo di Schwarz, diretta da Paolo Magelli. A diciassette anni gira Marco Visconti che la rende conosciuta al grande pubblico. A diciotto anni è al Piccolo Teatro di Milano. Allieva di Strehler, ha lavorato sempre con il teatro recitando in più di sessanta spettacoli, non lasciando mai le tavole del palcoscenico. Nemmeno nei periodi di intensa attività artistica con il cinema e la TV.
Una lista di spettacoli, sicuramente parziale, la troviamo su Wikipedia. Negli anni ‘70 troviamo quali primi spettacoli Melologo su Clara Schumann, di Piero Rattalino (1970), L’ispettore generale di Nicolaj Gogol, regia Mario Missiroli (1972), Il re nudo, di Eugenj Schwarz (1972), Il carcere, regia di Marco Parodi (1973), Commedia cauteraria, regia di Marco Parodi (1973), Il matrimonio di Figaro di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais, regia di Armando Pugliese (1973), La figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio, regia Giancarlo Cobelli (1973), Cirano di Edmond Rostand, regia di Marco Gagliardo (1974). Prima ancora di compiere diciotto anni, la Villoresi si è già affermata in molte occasioni.
Quindi Il campiello di Carlo Goldoni, con la prima volta quale attrice in una regia di Giorgio Strehler (1975), e poi La Venexiana, regia di Giancarlo Cobelli (1977), Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, di nuovo con la regia di Giorgio Strehler (1977).
Negli anni ’80, Pamela Villoresi è in scena con Temporale di August Strindberg, regia di Giorgio Strehler (1980), Otello di William Shakespeare, regia di Alvaro Piccardi (1982), Minna Von Barnhelm, di Gotthold Ephraim Lessing, regia di Giorgio Strehler (1983), La dodicesima notte, di William Shakespeare, regia di Marco Sciaccaluga (1985), La tragedia di Didone, regina di Cartagine di Christopher Marlowe, regia di Cherif (1986), La fiaccola sotto il moggio di Gabriele D’Annunzio, regia di Piero Maccarinelli (1986), Les liasons dangereuses di Choderlos de Laclos, regia di Antonio Calenda (1988), Gente di facili costumi, di Nino Manfredi e Nino Marino, regia di Nino Manfredi (1988).
A partire dagli anni ’90, Pamela Villoresi firma diverse regie, pur continuando a lavorare come attrice: Hanging the president, di Michele Celeste, regia di Piero Maccarinelli e Pamela Villoresi (1990), Diotima o la vendetta di Eros, di Bebetta Campeti, regia di Pamela Villoresi (1990), Il piacere di dirsi addio, di Jules Renard, regia di Marco Sciaccaluga (1991), Marina e l’altro, di Valeria Moretti, con Bruno Armando, regia di Pamela Villoresi (1991).
E ancora, Crimini del cuore, di Beth Henley, regia di Nanny Loy (1992), Curva cieca, regia di Pamela Villoresi (1992), L. Cenci, regia di Giuseppe Manfridi (1992), Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni, regia di Giorgio Strehler (1992), Lapin, Lapin di Coline Serrau, regia di Marco Sciaccaluga (1995/1996), Taibele e il suo demone di Isaac Bashevis Singer e Eve Friedman, regia di Pamela Villoresi (1995/1996), Antigone di Jean Anouilh, regia di Maurizio Panici (1996/1997/1998), Il caso Fedra di Michele Di Martino, regia di Maurizio Panici (1997), Chanson de Bilitis, Musiche di Debussy, al flauto Marzio Conti (1998), Atridi di Michele Di Martino, regia di Maurizio Panici (1998), La viola di Prato di Valeria Moretti, regia di Pamela Villoresi (1999), Amore e chimica di Jean-Noël Fenwick con Pietro Longhi e Gabriella Silvestri (1999),
A partire dagli anni 2000, la nuova direttrice del Biondo continua ad essere presente a teatro, nonostante i numerosi impegni con Cinema e TV. Così è sul palcoscenico con La locandiera di Carlo Goldoni, regia di Maurizio Panici (2000), con Rappresentazione della croce di Giovanni Raboni, regia di Pietro Carriglio (2000), La Deposizione di Emilio Tadini, regia di Beppe Arena (2001), Il racconto d’inverno di William Shakespeare, regia di Roberto Guicciardini (2002), Il gufo e la gattina di Bill Manhoff, regia di Silvio Giordani (2004), Lisistrata di Aristofane, regia Maurizio Panici (2004), Storia di Ninì da Lo Scialo di Vasco Pratolini, adattamento Pamela Villoresi e Guido Davico Bonino, regia Pamela Villoresi (2005), Animali nella nebbia: Una sacra rappresentazione di Edoardo Erba, regia di Paolo Magelli (2007), Marlene di Giuseppe Manfridi, regia di Maurizio Panici (2008), Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa, regia Maurizio Panici (2009-2012), Vita scritto e diretto da Angelo Longoni (2011).
Se chi segue il teatro conosce l’intensa carriera, per la quale i titoli citati qui sopra non rappresentano tutta l’opera, il grande pubblico conosce Pamela Villoresi anche per i numerosi film e le tante apparizioni televisive.
Un’apparizione al cinema è già nel 1976, ad appena 19 anni, con un film di Pasquale Festa Campanile Dimmi che fai tutto per me (1976), e nello stesso anno, è sul set di un film cult dell’epoca, Vizi privati, pubbliche virtù, di Miklós Jancsó (1976), oltre a Dedicato a una stella, regia di Luigi Cozzi (1976). In soli tre anni è presente in ben nove film in tutto, partecipando anche a Sahara Cross, regia di Tonino Valerii (1977), Il gabbiano, regia di Marco Bellocchio (1977), Il giocattolo, regia di Giuliano Montaldo (1979), Bersaglio altezza uomo, regia di Guido Zurli (1979).
Per quanto riguarda il cinema c’è una pausa di circa dieci anni, anche a causa dell’intensa attività a teatro. Ma nel 1989 la ritroviamo sul grande schermo con Ettore Scola in Splendor, (1989) e anche in Password, regia di Aldo Lado (1989). Seguiranno altri 14 film, tra i quali La grande bellezza, di Paolo Sorrentino (2013), fino al più recente, Youtopia, regia di Berardo Carboni (2018).
Copiosa è la presenza in TV, come sappiamo tutti, anche i più acerrimi snob del piccolo schermo di oggi dei quali non nascondo di far parte. Il più recente con Pamela Villoresi, dovrebbe essere, se non vado errato, Romanzo famigliare con la regia di Francesca Archibugi, Serie Tv (2018).
Va detto anche che la Villoresi ha fatto la storia di quelli che venivano definiti “sceneggiati” televisivi negli anni ’70, e che spesso rappresentano un patrimonio culturale per l’Italia. Ad esempio, la troviamo già in Diagnosi, regia di Mario Caiano (1975), in Marco Visconti, regia di Anton Giulio Majano (1975), in Il commissario De Vincenzi, regia di Mario Ferrero (1977), così come nell’indimenticabile Ligabue, regia di Salvatore Nocita (1977), e poi in Effetti speciali, regia di Gianni Amelio (1978). In totale, sarà presente in otto sceneggiati televisivi. In TV ha anche condotto la trasmissione “Milleunadonna”.
Quale sarà l’approccio di una grande presenza come Pamela Villoresi nel dirigere il Teatro Biondo di Palermo? Continuare su una traiettoria di successo ben definita e tracciata da Roberto Alajmo (come spiegato qui in questo articolo), è auspicabile, ovviamente nella prospettiva di migliorare ancora.
D’altronde, sembra essere l’opinione del CdA, almeno a parole: “Il Consiglio ha espresso anche un sentito ringraziamento al Direttore uscente, dottor Roberto Alajmo, per la sua attività di programmazione e guida, autorevole e qualificata, che ha dato al Teatro un’impronta di novità e di rilancio a valle di una lunga stagione difficile e complessa, dalla quale il Biondo veniva fuori e che Alajmo ha contribuito a superare con successo di critica e di pubblico.”
Ci si potrebbe chiedere se la nuova direttrice del Biondo abbia solo esperienze artistiche e non di gestione dei teatri, management e direzine artistica. Ma su questo punto la sua esperienza è ugualmente di altissimo livello.
Innanzitutto va detto, stando a quanto si trova in rete, che partecipa con Strehler alla fondazione dell’Unione dei Teatri d’Europa nel 1990 voluta da Jack Lang, il politico francese che ha creato la Festa della Musica in Francia.
Inoltre, è stata nel Consiglio di Amministrazione (CdA) dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, del Met Teatro Stabile della Toscana e del Teatro Argentina Stabile di Roma. Ha ideato e realizzato, a Prato per l’Ateneo di Firenze, il primo corso universitario PROGEAS per i mestieri organizzativi e promozionali dello Spettacolo. Qui, oltre alla chiara fama e il prestigio in quanto artista, è facile notare come il suo sostegno all’esistente scuola del teatro Biondo parte con il piede giusto.
Oltre ad essere stata docente di recitazione e poesia a Prato, Reggio Calabria, Lugano, Guastalla e Orbetello, porta l’esperienza di direttore artistico per quattro Festival: “Ville Tuscolane”, “Festival dei Mondi”, “Arie di Mare”, “Divinamente Roma” e “Divinamente New York”.
Ça va sans dire, numerosi i premi. Tra quelli più conosciuti le due Maschere d’Oro, le due Grolle D’oro, i due Premi Ubu, uno alla carriera e uno per la Pace insieme a Rugova e al Patriarca di Gerusalemme, e la Medaglia d’Oro del Vaticano tra i cento artisti del mondo che favoriscono il dialogo con la Spiritualità.
Credo sia utile e gradevole, aggiungere una recente, e deliziosa, intervista di Marcello Paris che è disponibile in su youtube. Qui, alcuni elementi sul futuro del Teatro Biondo di Palermo sono in qualche modo visibili.