di Vincenzo Pino
“Entro il 2025 da Palermo a Catania in un’ora e quarantacinque minuti ed i treni viaggeranno a 200 Km orari“ ha profetizzato l’attuale ministro delle infrastrutture in visita in Sicilia.
Da cosa abbia derivato questa previsione è difficile da capire visto che ha inaugurato i lavori per il raddoppio di soli 37 Km dell’attuale ferrovia.
In realtà, i lavori ed il relativo progetto erano stati approvati nel 2014 da Rete Ferroviaria (Rfi) e dopo l’espletamento delle procedure e dei bandi erano stati consegnati alle imprese aggiudicatarie dell’opera nel novembre 2017.
Si tratta del percorso tra la stazione di Bicocca (Catania) e quella di Catenanuova (in Provincia di Enna) i cui lavori saranno completati entro il 2022 con la realizzazione del doppio binario, mentre nel 2020 potrà entrarne in esercizio soltanto uno sul nuovo tracciato.
Il vecchio tracciato prevedeva che in quel tratto la velocità massima raggiungibile era di 125 Km/h per cui nel 2022 si potranno risparmiare con l’aumento della velocità di esercizio prevista, nella migliore delle ipotesi, dieci minuti in meno per percorrere la Catania Palermo.
E siccome dagli orari pubblicati da Trenitalia in questo momento è 2 ore e 59 minuti il tempo di percorrenza, magari sarà possibile arrivare a 2 ore e 49 sempre nel 2022. Dieci minuti in meno, spacciati per un’ora ed un quarto. Roba da marketing televisivo di bassa lega.
Certo un ministro delle infrastrutture che non conosce, o fa finta di non conoscere, questi elementi basilari del nostro sistema è un fatto di una gravità inaudita.
Il nostro non sa forse che gran parte del tracciato della Catania-Palermo era stato progettato nella parte occidentale originariamente in direzione Agrigento ed attraversava zone molto impervie del territorio con pendenze superiori al 32 per mille e con ascensioni fino ai 700 metri di altezza.
Cose che rendono quanto mai problematico il superamento degli 80 Km/h per i treni passeggeri e di difficile gestione anche il trasporto merci. Lo chieda a qualche macchinista invece di indossarne impropriamente la divisa.
Si tratta di circa 140 chilometri in questa condizione, su un tracciato di 220 circa, tutti nella zona centrale della Sicilia. Mentre invece, e solo nel 2022, saranno 81 i chilometri in cui si potrà viaggiare a 200 chilometri orari. Ma in 43 da Palermo a Fiumetorto lo si fa già, mentre in prossimità di Catania e nella sua pianura come si diceva già si viaggia a 125 Km/h.
Se proprio il Ministro volesse impegnarsi a raggiungere l’obiettivo declamato dell’ora e quarantacinque con treni a 200 Km l’ora, potrebbe stanziare i 5 miliardi previsti per il nuovo tracciato dell’opera che attraverserebbe il centro della Sicilia a partire da Cefalù per raggiungere Enna (non certo i 400 milioni già stanziati per ammodernare il tratto inaugurato) e magari aggiungere che lo stesso prevede 68 chilometri tra gallerie e viadotti nelle Madonie e nei Monti Erei, come prevede il progetto preliminare non ancora approvato. Più dei 57 della Tav Torino-Lione per saperlo.
Insomma contrappore questa boutade alla realizzazione della Tav, per cercare di instillare una rivalità tra Sicilia e Nord è roba da e per gonzi. Se ne torni a casa ministro, non è cosa sua. La Tav Palermo-Catania non esiste e non esisterà prima del 2050.