Il progetto miliardario EURISPES-Cina alla “Bandita”, nel Golfo di Palermo
di Giovanni Burgio
Il Presidente cinese Xi Jinping ha visitato l’Italia e la Sicilia. Lanciando accordi e grandi progetti, soprattutto in Sicilia dove ha fatto una visita specifica. Forse non tutti sanno che il megaprogetto di un porto cinese a Palermo è stato già presentato alcuni mesi fa. Ma cosa sarebbe questo nuovo porto? Dove sarà? Con quali intendimenti e proporzioni? Con quale impatto sull’ambiente?
La presentazione del luglio 2018, a cura dell’EURISPES, lo descriveva così: “L’opera è strategica, anzi unica. Palermo è al centro del Mediterraneo e si trova a metà percorso tra il Canale di Suez e lo stretto di Gibilterra. Con l’allargamento del Canale di Suez e l’aumento esponenziale dei traffici commerciali provenienti dall’Oriente, la Sicilia e Palermo sono la piattaforma naturale per la sosta e lo smistamento delle merci verso il nord dell’Europa.”
“Infatti – prosegue la presentazione – questo nuovo porto creerà a un vero e proprio ‘Hub’, un perno in mezzo al mare. E sarà più moderno ed efficiente dei porti di Valencia e Gioia Tauro, perché mentre lì il bacino di rotazione è di soli 450 metri, qui sarà di 800, e le enormi navi oceaniche potranno quindi facilmente movimentare 16 milioni di container l’anno. E così diventerà il primo porto d’Europa, e il nono del mondo. Inoltre, fermandosi a Palermo, le navi risparmieranno ben quattro giorni di navigazione”.
La filosofia del nuovo porto commerciale pensato e concepito dall’EURISPES sta tutta in questa premessa. Lo sviluppo e il moltiplicarsi del traffico marittimo sono i presupposti che stanno dietro la realizzazione di quest’opera da cinque miliardi di euro. L’EURISPES, centro studi privato, in questi ultimi anni si è impegnato fortemente nel sud d’Italia, e ha aperto sedi in Sicilia, Sardegna e Puglia.
A illustrare questo progetto, martedì 24 luglio 2018 a Palazzo d’Orleans, c’erano il presidente di Eurispes Italia, Gian Maria Fara, il professor Piazza di Eurispes Sicilia, il progettista dell’opera, Giovan Battista Rubino. Sono intervenuti anche l’economista Lelio Cusimano, il presidente della Regione Musumeci, il sindaco di Palermo Orlando, il responsabile Mezzogiorno Eurispes, Saverio Romano.
Accantonata l’idea di fare di Termini Imerese il terminale delle merci via mare, e lasciando al vecchio porto di Palermo la funzione di accogliere passeggeri e crociere, il nuovo porto sarà essenzialmente destinato ai container.
L’area è quella compresa tra il fiume Oreto e Acqua dei Corsari. All’altezza della Bandita, una piattaforma di circa 200 ettari sarà costruita interamente sul mare. Collegata con la terra ferma, formerà una baia larga 300 metri e lunga tre chilometri.
Sono previsti spazi per gli sport acquatici e le imbarcazioni da diporto, spiagge libere e attrezzate, impianti sportivi, parchi urbani sul mare, punti di ristoro e negozi. Ma anche una nuova strada panoramica che dall’Oreto arriva sino alla Bandita. Pista ciclabile, hotel, residence, parcheggi e uffici completano il progetto.
Il filmato-spot di pochi minuti fatto vedere alla fine dell’incontro avvenuto la scorsa estate rivela, però, tutti i dubbi, le perplessità e le domande che solleva questo progetto.
Mentre si vedono strutture moderne e avveniristiche, prati verdi e spiagge bellissime, persone che corrono libere e felici, non si scorgono invece le grandi navi merci e le centinaia di container, i lunghi moli e i fumi emessi dai camion. L’acqua del mare è incredibilmente azzurra e trasparente e l’orizzonte è libero dalle alte gru.
Sarebbe stata più aderente all’intera ingegneria dell’opera qualche immagine sul traffico marittimo e sull’intensa attività commerciale delle banchine.
E alcuni quesiti fondamentali si dovranno porre tutti gli organismi, le istituzioni, i cittadini coinvolti in questa grande idea-sogno: è questo il tipo di sviluppo che si vuole perseguire? L’economia consumistica in forte ascesa, farà crescere benessere e vivibilità? Le 435mila persone che saranno occupate una volta realizzata l’opera, faranno la felicità di Palermo e della Sicilia? Saranno occupate in maniera stabile o sarà una gigantesca “cattedrale” nel deserto che per giunta distrugge l’ambiente?
Si tratta di quantità di risorse enormi concentrate in un progetto con grandi dubbi, se non di natura economica, sicuramente di natura ambientale, finanziaria e gestionale. E ovviamente di natura politica.