Il fallimento di un anno di governo legastella in otto grandi capitoli della politica: il mercato del lavoro, l’industria, l’energia, la sanità, la questione morale, le cosiddette “donazioni parlamentari”, le politiche migratorie e la politica estera
di Vincenzo Pino
Il fallimento del governo Lega e Cinque Stelle ad un anno dalle elezioni è epocale. Innumerevoli sono gli insuccessi. Per brevità li riassumo in otto capitoli riguardanti gli assi principali della politica propagandata dalle stesse formazioni di governo: Lega e Cinque Stelle. Questi otto larghi settori della politica riguardano: il mercato del lavoro, la politica industriale, l’energia, la sanità, la questione morale o dell'”onestà”, le cosiddette “donazioni parlamentari”, le politiche migratorie e, dulcis in fundo, la politica estera.
Uno. Il mercato del lavoro.
Aveva iniziato Di Maio nel giugno del 2018 a lanciare simbolicamente il tema della lotta al precariato. E la prima categoria con cui si incontrò fu quella dei riders di Foodora, cui aprì le porte del Ministero del Lavoro, inveendo contro questi sistemi di sfruttamento e promettendo che col decreto dignità, allora, di prossima emanazione avrebbe risolto la questione.
Ma all’atto di emanarlo si scordò di tutto questo ed è stato solo con il ricorso all’articolo 2 del Dlgs 81/2015 (il famigerato jobs act) che i riders hanno avuto una qualche forma di riconoscimento della loro collocazione di lavoratori subordinati. Il Tribunale di Torino, nella sentenza di secondo grado riconobbe infatti l’efficacia di questo strumento giuridico (il jobs act) per affrontare molti problemi connessi alla cosiddetta gig economy.
Il decreto dignità, al contrario, restaurò i voucher, definiti qualche mese prima da cinque stelle e dalla Camusso “un’istituto degno del peggiore schiavismo”. Ma tutti e due ora zitti.
Ricordiamo che la Cgil raccolse un milione di firme per la sua abolizione ma il referendum non si tenne perché nel frattempo il governo Gentiloni lo aveva del tutto abolito. Per cui tutto l’impianto costruito per dimostrare il fallimento del jobs act è caduto a pezzi.
Due. La politica industriale.
Altro elemento centrale della strategia penta stellata era quella della decrescita felice di cui l’Ilva rappresentava il simbolo. Il movimento cinque stelle aveva lisciato a Taranto il pelo al movimento No Ilva e quando Di Maio divenne ministro del lavoro si pretendeva il pagamento di quella cambiale.
Purtroppo la questione era legata ad un progetto di riconversione, legato ad un contratto con la società indiana Mittal, e nonostante tutti gli arzigogoli giuridici sulla validità degli atti firmati dal precedente governo, non si potè evitarne la realizzazione operativa.
Tre. La politica delle infrastrutture energetiche.
Sempre in Puglia il governo non poté evitare la realizzazione dell’allaccio del gasdotto proveniente dall’Azerbaijan (la Tap) contro la quale negli anni precedenti vi era sviluppato un movimento che aveva premiato elettoralmente in maniera spropositata il movimento penta stellato (il 62% di voti nel leccese).
Anche qui costretti a fare macchina indietro con la Lezzi a raccontare che lei non aveva mai avuto niente a che fare coi No Tap mentre invece c’è un ampio campionario fotografico che ce la mostra a comiziare contornata dai vessilli di quel movimento.
Quattro. La politica sanitaria.
Anche qui hanno cercato di bloccare l’attuazione della legge Lorenzin rivolgendosi a quella estesa frangia di No Vax che avevano, insieme alla Lega, coltivato in campagna elettorale.
Ma la legge non poté essere bloccata da un ministro e le penose circolari interpretative fatte dalla Grillo sono stata immediatamente rigettate dai presidi e dalle autorità sanitarie.
Il massimo che hanno potuto ottenere è stata una proroga per le vaccinazioni in entrata della scuola primaria fino al 10 marzo, scaduta, una decina di giorni fa.
Cinque. La questione morale.
Avevano cavalcato i temi dell’onestà, della moralità, quasi della condanna preventiva di chiunque fosse sfiorato da qualsiasi procedimento giudiziario sono finiti in questi giorni a salvare dal processo Salvini insieme a Berlusconi che di questo atteggiamento ha sempre fatto una bandiera.
Ma poi dove sono al governo inveendo contro Mafia Capitale hanno collezionato un campionario di arresti e di procedimenti giudiziari in un paio d’anni degno del Guiness dei primati. Imprese, amministratori, faccendieri, burocrati, assanassati e coinvolti in un disegno criminoso attorno alla principale opera da realizzare, il nuovo stadio. Guardandola con lo sguardo del poi forse è meglio che non abbiano fatto le Olimpiadi….
Sei. Le donazioni dei cittadini parlamentari.
Quando si esaminano i rendiconti dei parlamentari penta stellati si capisce qual è il meccanismo che ha permesso di gabbare i cittadini sulle loro donazioni. Raddoppiando le varie spese di cui la metà da non rendicontare per soggiorno, trasporti, ristorazione, e roba varia.
Mediamente sono circa diecimila euro al mese le spese per queste voci e se magari sei di Roma per cui non puoi lucrare sull’alloggio (se non per la casa popolare della mamma) ci metti mille euro di spese telefoniche al mese che neanche un call center. E se non ci arrivi ancora puoi sempre denunciare il fidanzato se non riesci a versare il dovuto.
Sette. Le politiche migratorie.
Si sa che in estate crescono gli sbarchi e che nella percezione della pubblica opinione i migranti e la sicurezza diventano fenomeni più preoccupanti.
A questo elemento si è aggrappato Salvini, esasperando oltre ogni giustificazione questa tematica, la vicenda della Diciotti, la polemica contro le Ong diventavano un prezioso serbatoio elettorale da capitalizzare.
E stavolta gli scienziati alla Casleggio hanno indotto i penta stellati a lanciarsi su questo terreno. Una torsione tremenda visto che solo un anno e mezzo prima avevano votato in una delle camere lo ius soli.
Convinti di competere su questo terreno con Salvini hanno raccolto le più magre figuracce con Toninelli che si è fatto sfilare la portualità e la direzione della guardia costiera con gli Sms salviniani.
Insomma anche qui un disastro per i penta stellati che hanno cominciato a perdere voti da un alto dei delusi di questa politica simil-salviniana a favore dell’astensione ma dall’altra a favore di Salvini stesso secondo il noto principio, se devo scegliere un prodotto meglio l’originale che una copia sbiadita.
Otto. La politica estera.
E qui il governo ha mostrato tutta la sua incompetenza e cialtroneria. Cominciando ad agitare i soliti argomenti falsari e cialtroni. L’Europa ci lascia solo coi migranti, il mantra. Mentre vi era una proposta di ricollocazione obbligatoria degli stessi accolta da tutti ad eccezione del blocco di Visegrad.
La polemica a piè sospinto contro la Francia definita “cattiva” perché respinge i clandestini mentre il trattato di Dublino prevede che le procedure di riconoscimento d’asilo devono essere fatte nel paese di primo approdo.
Ed ancora la polemica contro i burocrati della Ue, rei solo di voler applicare la normativa sui vincoli di bilancio liberamente sottoscritta dagli stati.
Ed infine il capolavoro: l’incontro con il peggior delinquente dei gilet gialli. Un vice presidente del Consiglio che va in un paese straniero, senza comunicarlo alle autorità, che rinuncia anche a quella necessità di sicurezza per passare quasi clandestinamente la frontiera è roba da suburra. Che ha comportato il ritiro dell’ambasciatore francese in Italia, come se fossimo nel 1940.
Vabbè stavolta ci ha rimesso le penne Di Battista rapidamente allontanato dal suolo patrio, dopo che la performance parigina è risultata indigesta al pubblico di martedì, nonostante l’accoglienza trionfale riservatagli dalla Annunziata in quei giorni.
Vabbè in definitiva al governo non resta che continuare ad ammannire la doppia verità sulla Tav, magari per dare qualche mese di vita a quelli che “Il Notav è la nostra identità” (vero Fico?).
Il sotterfugio leguleio è quello di aver ribattezzato i bandi “manifestazione di interesse” e di tentare di convincere la Francia e la Ue a modificare qualcosa del progetto.
Ma le risposte sono state trancianti con Macron che in bilaterale con Conte gli ha detto che lui non ha tempo da perdere con lui e con la Ue che intima la restituzione di 300 milioni seduta stante se l’opera sarà bloccata.
Dopo un anno il movimento cinque stelle nei sondaggi oscilla attorno al 20% (Tecnè rileva che è già sotto quella soglia).
A me per quanto ne hanno combinate sembra ancora un consenso troppo alto. Vedremo come si concluderà quest’anno “bellissimo” per l’Italia con il Pil in territorio negativo mentre crescono del 9,3% le richieste di sussidio alla disoccupazione e del 9,6% quelle di cassa integrazione. Non era così da quattro anni rileva l’Inps.