Il film-remake di Sebastián Lelio non spicca il volo
di Maria Teresa de Sanctis
C’è sempre una ragione per tutto quello che facciamo, più o meno manifesta, ma c’è. Magari potrà apparirci con chiarezza in un secondo momento, ma c’è sempre. Parlando di cinema, come è nostra consuetudine. Riguardo al film “Gloria Bell” invece, a parte meri motivi commerciali, non riusciamo a capire quali possano essere state le motivazioni che abbiano spinto il regista a fare il remake del suo riuscitissimo “Gloria”.
Questo è un ottimo film, uscito nel 2013 e che valse il premio a Berlino quale miglior attrice alla protagonista, l’intensa Paulina García. La brava attrice cilena era lì affiancata dall’attore Sergio Hernández. Si trattava di un film cileno e in Cile ambientato.
Nel suo nuovo film “Gloria Bell”, la nuova ambientazione proposta dal regista Sebastián Lelio, nel passare da Santiago a Los Angeles, e i diversi attori, avendo qui Julianne Moore e John Turturro, danno luogo però ad un risultato ben diverso.
Tanto il primo “Gloria” ci aveva conquistato per la bellezza del ritratto femminile proposto, ricco di sensibilità e forza nell’affrontare passioni ed inevitabili delusioni, così il nuovo “Gloria Bell” ci ha annoiato col suo piattume, con la banalità dei suoi personaggi e con l’incapacità a spiccare il volo verso un qualcosa di più di ciò che sin dall’inizio si intuisce e quello rimane.
I due interpreti sono senza dubbio bravi, però è il film che rimane lento e senza ritmo. E anche il ritratto di questa donna in là con gli anni non sembra poi abbia alcunché di interessante da essere ammirato e tanto meno raccontato. Quello che vediamo qui rappresentato è quella fetta di società americana borghese degli over cinquanta la cui esistenza, oltre ad essere un importante soggetto per il mondo dei consumi, non pare abbia altri motivi di esistere.
Ma tranquilli, sappiamo bene che non è così, nonostante le vite dei due protagonisti ci siano sembrate del tutto tristi e senza possibilità di ripresa. Il regista poi nella colonna sonora del film ha voluto riproporre anche il fortunato brano musicale “Gloria” del nostro Umberto Tozzi, ma anche qui i risultati e il significato della canzone ci sono sembrati molto diversi.
Un film noioso, che senza dubbio non ci aspettavamo, essendo Sebastián Lelio autore anche dell’ottimo “Una donna fantastica”, nel 2017, per cui vince l’Oscar nella categoria Miglior Film Straniero, e avendo confermato il suo essere un regista di successo nel 2018 con “Disobedience”, da noi tanto apprezzato, con le bravissime Rachel Weisz e Rachel McAdams.
Insomma, il tempo, oltre ad indebolire i corpi indebolisce anche gli animi, questo sì, e nel film né la disco-music degli anni settanta né la sempre vivace “Gloria” riescono a far dimenticare alla nostra protagonista la solitudine e quella sensazione di inutilità che tanto la affliggono. Per nostra fortuna sappiamo bene che il tempo, cioè l’età, è un dato molto, ma molto relativo. E quel che conta è la salute. Poi tutto il resto aiuta, senza dubbio.