di Vincenzo Pino
Mentre da una parte sembrano volare gli stracci tra Lega e Movimento cinque stelle dall’altra, col linguaggio paludato della ortodossia parlamentare, la maggioranza gialloverde approvava il 7 marzo la mozione in Senato (139 a 105) il cui contenuto centrale è qui riportato.
“Impegna il Governo a ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.
Un capolavoro di ipocrisia in cui si cerca di mettere insieme il rispetto dell’accordo, approvato in Parlamento e quindi non modificabile dal governo con la sua ridiscussione integrale, cioè con la messa in discussione di tutti quegli atti che avevano dato attuazione a quell’accordo e che hanno portato già ad avviare l’opera.
La finalità di questo passaggio è ben descritta dal capogruppo M5S al Senato secondo il quale alcune settimane di riflessione da parte del governo non sarebbero ostative alla realizzazione dell’opera magari da ridimensionare in toto.
Tutto questo come se non ci fosse un piano operativo dell’opera. Come se non fossero state fatte anticipazioni dalla Unione Europea per avviarle. E tutto questo nella speranza di bloccare i bandi che dovrebbero partire, secondo la road map concordata con Francia ed Ue, il 15 marzo. Cioè tra una settimana.
Alcune settimane allora perché?
Per arrivare alle elezioni Europee naturly. Magari con la grancassa Lega da una parte e Movimento dall’altra a rivendicare le opposte ragioni sul tema e garantirsi su questo una campagna elettorale basata sulla loro centralità identitaria.
Si sa, infatti, che l’analisi costi benefici realizzata da Ponte è una solenne idiozia. L’istituto cui collabora lo stesso mesi fa aveva dato una valutazione del tutto opposta nello studio sul corridoio europeo, pronunciandosi per la validità della stessa. Come finalmente riportano oggi i grandi quotidiani mentre la notizia era risaputa da qualche mese.
Reggerà questo balletto fino a fine maggio per consentire questa rappresentazione? Che dovrebbe a sua volta consentire ai Cinque Stelle di resistere al probabile tsunami del voto Europeo ed alla Lega di consolidare la sua crescita?
Questo dipenderà dalla capacità dell’opposizione politica e sociale che le forze politiche , le organizzazioni sindacali, quelle imprenditoriali, le istituzioni regionali del Nord. Se dimostreranno di possederla ora e subito. Mobilitando i cittadini senza fare calcoli di convenienza o di appartenenza.
La partita si gioca ora e non si dovrà permettere che qualcuno nasconda il pallone in attesa di tempi migliori per sopravvivere alle scadenze elettorali che si profilano all’orizzonte.
Tutto qui sta il nodo. Perché dopo le Europee l’opera verrà avviata sicuramente. Quello che sta avvenendo sulla Tav è un tentativo di “melina” analogo a quello fatto su Ilva, sulla Tap, sul terzo valico in cui poi i pentastellati hanno ingurgitato la razionale conclusione delle cose, facendo poi terra bruciata dei No Ilva, No Tap, no Terzo Valico.
E’ una miserabile operazione elettoralistica, cinica e senza prospettive, come tutti sanno. Il tentativo è quello di nasconderlo fino al voto a quelle minoranze che hanno arricchito in Piemonte il carniere elettorale e che hanno portato alla ribalta personaggi come Airola e la Castelli, leader dei No tav.
Infatti, il 70% degli italiani è a favore della Tav ed anche tra i pentastellati il 40% si esprime favorevolmente secondo i sondaggi Emg di questi giorni.
Evitare che si affermi la volontà popolare nello specifico e per ora, questo l’obiettivo. Senza Rousseau, senza referendum, altro che governo dei cittadini. Questa è la prevaricazione della minoranza.
E qui si tratta di vedere quanto la Lega reggerà bordone a questa commedia dell’orrore ovvero assumerà da subito il suo ruolo di protagonista nella scena politica del paese, rappresentando quelle istanze che la denotano.