di Maria Teresa de Sanctis
Spesso quantità e qualità sono due concetti che non procedono nella stessa direzione: all’aumentare del primo inevitabilmente diminuisce il secondo. Possiamo ben dire quindi che tante parole possano non significare nulla mentre basti poco, un poco di qualità, per rivelarci chi abbiamo di fronte.
Ecco allora come scarni dialoghi consentano di entrare nel piccolo universo poetico del bel film “Un valzer tra gli scaffali”, del regista tedesco Thomas Stuber, classe 1981.
Tratto da un racconto di Clemence Meyer, coautore della sceneggiatura insieme allo stesso regista, il film narra dell’arrivo di Christian, interpretato Franz Rogowski, quale nuovo dipendente in un ipermercato perso nel grigiore di una zona periferica di Lipsia in Germania.
Un luogo freddo e desolato, gli impiegati che entrano con la scarsa luce mattutina ed escono col buio, eppure quell’ambiente si rivela caldo e accogliente. Christian infatti viene preso in simpatia da tutti i lavoratori del posto e fra questi c’è anche la bella Marion, interpretata da Sandra Hüller, già interprete con successo del film “Vi presento Toni Erdmann” di Maren Ede del 2016.
“Un valzer tra gli scaffali” è narrato in prima persona dal protagonista, un racconto fatto di lunghi silenzi, poche parole, intensi sguardi, dove le fredde scaffalature degli interni si alternano con le desolate aree esterne al magazzino. Tutto nel microcosmo di questo supermercato ci parla di squallore, monotonia e tristezza, eppure è un tutto prezioso per il nostro Christian da un ben più triste passato.
Nonostante vi siano anche infelicità, troviamo un’umanità che sa accogliere, che sa essere vicina all’altro, pur non potendo impedire le sofferenze di ciascuno al di fuori di quel luogo.
Chi rimpiange un passato più movimentato da autista di camion, chi deve fare i conti con un matrimonio sbagliato. Ma lì dentro tutti sono uniti e persino fra corridoi e scaffali può nascere con un intrecciarsi di sguardi un sentimento sincero. Christian parla poco, e in generale come dicevamo sono pochi i dialoghi nel film, ma ogni particolare ci racconta qualcosa, ogni scena arricchisce di contenuti la narrazione mentre una colonna musicale perfetta completa il tutto.
Un luogo inaspettatamente accogliente e ricco di poesia, come rivelato sin dalle prime scene del film dove le note del “Sul bel Danubio blu” di Strauss ci consentono di immaginare carrelli sollevatori di merci capaci di volteggiare fra i corridoi. Ed è la bellezza dell’umanità di questo microcosmo che ci seduce, un’umanità alla quale ben merita di appartenere il nostro sensibile protagonista.
Un bel personaggio efficacemente delineato dalla bella sceneggiatura. Un ottimo film, delicato e poetico dove la luce, le lunghe pause e anche il tipo di personaggi, ci riconducono ad un altro grande regista proveniente dal profondo nord: Aki Kaurismäki.
Il titolo originale “In den Gängen” (nei corridoi) ci lascia liberi di immaginare come anche il luogo più squallido che vi sia possa essere riscaldato da un’umanità accogliente, solidale e affettuosa, come capitato al nostro protagonista. Un pensiero che senz’altro riscalda i cuori.
Ecco il trailer in italiano: