di Gabriele Bonafede
L’immagine di Giuseppe Conte che pronuncia in pietosa solitudine un ennesimo discorso senza spina dorsale a Strasburgo è emblematica. Ha fatto il giro d’Italia insieme a un’iniziativa incredibile proposta nelle stesse ore. Si tratta di quella storiaccia delle frittelle che un consigliere comunale di FdI voleva regalare “solo ai bambini italiani”.
Apparentemente le due notizie non sono collegate tra loro. Invece, purtroppo, lo sono.
L’Italia giallonera, con il suo governo Lega-Cinque Stelle tuttavia apprezzato e votabile dalla maggioranza degli italiani, si è infatti isolata sul piano europeo e internazionale. Lo ha fatto per perseguire il cosiddetto “sovranismo” tendente all’autarchia. Una versione estrema e datata del nazionalismo anni ’30 che affonda le sue radici in un malcelato razzismo di fondo.
Le frittelle sono emblematiche. L’isolamento dell’Italia è il frutto di una serie di “frittelle” sovraniste e razziste prodotte in gran numero e copiosamente elargite a destra e a manca sotto forma di messaggi-social di poche parole.
Come le frittelle, a Palermo si direbbe come le panelle, sono espresse. Preparate e servite in pochi minuti. Sono standardizzate, facili da fare, per servirle calde calde appena fritte nel rapido mondo della propaganda politica. Tutte o quasi hanno contribuito e contribuiscono all’isolamento diplomatico e dell’Italia: “prima gli italiani”, “aiutiamoli a casa loro”, “chiudiamo i porti”, “prendeteli a casa vostra”, “fermiamoli”, “fuori dalle balle”, etc. etc.
Ci sono anche frittelle leggermente più elaborate e abbondantemente elargite nel panorama diplomatico internazionale con il preciso scopo di attaccare praticamente tutti i Paesi confinanti con l’Italia, tutti i Paesi con ordinamento democratico, tutti i Paesi europei. Solitamente, sono servite a mo’ di spuntino con bufale belle grosse. Gli esempi non si contano: “il CFA e la Francia”, “l’intervento in Libia”, “le foibe e gli italiani in Croazia e Slovenia”, “il no-euro”, il “Guadò è golpista”, “gli ucraini sono nazisti”, “viva la Brexit”, “viva la Catalogna indipendente”, “Basta importazioni dal Marocco e dalla Tunisia”, “No Tap”, “No Tav”, “alziamo i dazi”, e chi più ne ha più ne metta.
Ci sono anche frittelle e bufale servite assieme in un piatto leggermente più elaborato ma con la stessa matrice isolazionista e deleteria quanto meno sul piano commerciale. Tutte frittelle che gli organi di informazione, come la TV italiana, propinano ogni giorno via etere, via social, via cavo. E che, lo si voglia o no, sono lette e valutate dai Paesi ai quali sono rivolte.
A ben guardare, sono frittelle ricevute dalla propaganda russa e cinese. Copiate precise ’ntifiche e fatte rimbalzare in Italia dalla propaganda di un governo che sembra schiavo di potenti dittatori. I quali, non dimentichiamolo, sono soprattutto nemici giurati dell’Occidente e delle forme di governo libere e democratiche.
Tutto questo gli altri Paesi del mondo occidentale lo vedono. Provocando, come è chiaro anche dalle impietose immagini che provengono da Strasburgo, un isolamento diplomatico dell’Italia di proporzioni preoccupanti. Un isolamento che è evidente non solo dalle immagini ma dalla posizione dell’Italia in tutte le questioni internazionali dove la voce degli italiani potrebbe essere ascoltata se non ci fossero le “frittelle” di mezzo: dalla questione del Venezuela alla Brexit, dalla Libia al Medio Oriente, dal Mediterraneo ai Balcani.
In questo qudro, non stupisce più di tanto la storia delle frittelle proposte ai soli bambini italiani dal consigliere comunale di Mantova. Come in tanti altri casi, questa becera proposta è il risultato di una lunga, continua, imperterrita propaganda sovranista e razzista che sta portando l’Italia nel baratro. Isolato, il consigliere di Mantova, persino da Fdi, vero. Ma con grande, troppo, ritardo.
La solitudine di Giuseppe Conte in quel di Strasburgo è, in qualche modo, la solitudine delle frittelle sovraniste. E razziste.
Sarebbe ora di cambiare decisamente percorso e riportare l’Italia in un ambito che meriterebbe, lasciando da parte la non invidiabile fama di Paese di frittelle, bufale e mandolino. E riportarla verso una decorosa azione di ricucitura e cooperazione con i Paesi europei. In tutti i campi.