di Vincenzo Pino
A Propaganda live è andata in onda la performance televisiva di Zagrebelsky, nemico giurato della riforma costituzionale e grande alfiere del “No” al Referendum istituzionale.
Nel suo intervento ha polarizzato i suoi argomenti, più che contro l’impianto complessivo di riforma, sul sistema elettorale che a questo era connesso, cioè il sistema elettorale maggioritario.
Si sa che Gustavo è proporzionalista puro da questo punto di vista. Eppure, neanche le prove più evidenti di fallimento delle sue ipotesi non sembrano smuoverlo più di tanto.
Se infatti fosse prevalso in Parlamento un sistema elettorale maggioritario in questa legislatura, magari noi avremmo avuto la sicura vittoria del centro destra che si era presentato unito in campagna elettorale. Ma avremmo avuto anche un programma in qualche modo definito e più coerente.
Invece, la soluzione di governo è stata il tradimento degli elettori sia da parte della Lega che da parte dei Cinque Stelle che si erano presentati, per lo meno in apparenza, in maniera contrapposta e quasi inconciliabile all’appuntamento del 4 marzo.
È prevalso cioè il proporzionalismo una volta concluse le elezioni e assegnati i seggi. Si è tornati alla ricerca di capitalizzazione del consenso di parte e la sua estensione nella formazione di un governo che ha, infatti, sommato piattaforme politico programmatiche assolutamente opposte. A costo di mixarle in un contratto privatistico di convenienze reciproche, senza la necessaria copertura di bilancio per realizzarle e nemmeno la necessaria coerenza fattuale.
Non vi è linea comune in politica estera, sugli investimenti, sulle prospettive di sviluppo. Tutto viene bloccato per l’esigenza di dare soddisfazione al proprio elettorato, (la TAV ne rappresenta la metafora) riducendo la comunità paese in una divaricazione permanente sulle scelte da fare.
In più, questa irresponsabilità viene mantenuta con la continua ricerca ed individuazione di un capro espiatorio esterno.
Qualcuno che ha “la colpa” è sempre individuato come il responsabile: il governo di due anni fa, quello di dieci anni fa, quello di trenta anni fa. Tutto fa brodo. Non permettendo la mediazione e la soddisfazione di interessi diversi. Il governo giallonero prende di volta in volta di mira la Ue, i migranti, i francesi, i passati governi, i tecnici indipendenti, persino “satana”.
Insomma è in corso la distruzione dell’apparato statuale, della politica estera, dalle scelte di campo di questo dopoguerra, dei trattati internazionali che abbiamo liberamente firmato ed a cui siamo vincolati. La comunità nazionale ed internazionale democratica è continuamente messa in pericolo.
Insomma, siamo alla negazione della politica come responsabilità di governo. E tutto questo perché? Per la continua esigenza di ricerca di consenso.
È il proporzionalismo bellezza! Che ha alimentato la nascita e la crescita di partiti pigliatutto alla Kirchheimer come sono i Cinque Stelle di oggi. I quali si definiscono, appunto, né di destra, né di sinistra, né di centro.
Questo governo è perciò la tua teoria inverata, Zagrebelsky. Quella che ha dato origine all’emergere dei Salvini, Di Maio e Di Battista e non certo di novelli Togliatti, Nenni, La Malfa o De Gasperi. Lo dice la sequenza logica degli avvenimenti.
Se le forze politiche mettono al centro la propria sopravvivenza e consistenza a discapito dello Stato e delle Istituzioni, il personale politico che oggi ne vien fuori è questo.
Questa è stata la conseguenza del No al referendum ed alla legge elettorale maggioritaria che ha visto leghisti, fascisti, comunisti, forzitalioti, celebrare insieme la sopravvivenza del sistema elettorale proporzionale e della fissità istituzionale del 1948.
Questo sistema permette giravolte disinvolte sul piano del trasformismo politico fino a minacciare la democrazia rappresentativa ed i suoi istituti. Come sta avvenendo.
Era questo il pericolo che si voleva evitare con il rinnovamento istituzionale previsto dalla Riforma costtuzionale in un quadro comletamente cambiato rispetto al 1948.
Perché dalla fase nuova che si è determinata con la crisi delle ideologie ne viene fuori un personale politico trasformista, impreparato, populista e famelico di voti che anela al potere per il potere. E che è impegnato in permanenza a creare un popolo a sua immagine e somiglianza.
Te ne sei accorto caro Zagrebelsky? O ti sembra questo un incidente della storia? O sei tu ormai fuori dalla storia?