Capri-revolution è da vedere perché ispira una discussione approfondita sul tema spiritualità-scienza
di Giovanni Burgio
“Capri-Revolution” è da vedere. E non perché sia imperdibile o un capolavoro, ma perché va dibattuto: cioè osservato, pensato, decodificato.
Il film di Mario Martone narra delle vicende di una “Comune” di nordeuropei che nell’Isola campana, all’inizio del Novecento, sperimenta uno stile di vita mistico, vegetariano, nudista, completamente alternativo quindi agli usi e costumi dell’epoca. Un fatto realmente accaduto su iniziativa del pittore Karl Diefenbach.
Una giovane ragazza irrequieta, pascolando le capre, osserva queste persone e ne è attratta. Lascia così la sua povera famiglia e inizia a praticare il nuovo modo di vivere.
Intanto bravissima è Marianna Fontana con quegli occhi piccoli e neri, arrabbiati e ribelli. Una lotta impari contro i fratelli maschilisti, il perbenismo dei paesani, un conformismo oppressivo. Mascelle squadrate e corpo minuscolo sprigionano tutto il malessere e la rivolta che le covano dentro. Uno spirito libero, che non soltanto riesce a opporsi agli arretrati usi locali, ma critico anche verso le pratiche controcorrente della Comune.
C’è poi una sicura maestria dei nuovi mezzi tecnologici che offre scene immaginarie toccanti e profonde: il lievitare della giovane donna sul mare dell’Isola e il ballo “sfuocatissimo” nella spiaggia. E in tutto il film si fa notare anche una musica di sottofondo che colpisce per la sua contemporaneità in contrasto con l’ambientazione d’inizio ‘900.
Ma dopo questi punti a favore della regia e dell’interpretazione, emergono il tema centrale e il dubbio principale. L’autore del film sta dalla parte della “Comune” spiritualista e naturista, oppure è d’accordo invece con il giovane medico arrivato a Capri che crede nel rigore della scienza e nella concretezza del materialismo?
Se dovessimo giudicare in base al tempo dedicato all’una e all’altra delle due diverse impostazioni di vita, la prima sarebbe quella senz’altro scelta dal regista. E questa poi è, secondo noi, la sensazione che lascia la visione del film.
E qui si pone il secondo problema. Oggi, nel momento in cui si mettono radicalmente in discussione tutte le certezze scientifiche raggiunte in decenni e decenni di studi e ricerche, è opportuno accarezzare il “negazionismo” che ha invece fede nella natura primitiva, nell’energia nascosta, nella grandezza dello spirito?
Martone poi anche in questo film mischia passato e presente, storia e attualità. E questo, forse, è un punto debole delle sue opere.
Come si possono giudicare gli eventi di ieri con gli occhi di oggi? Come si possono ignorare interi secoli di vicissitudini, lotte, sconvolgimenti, riforme e progressi? Non c’è forse un’eccessiva invasione del pensiero odierno sugli avvenimenti di un passato remoto?
Infine: è sicuro che il giudizio oggi di moda sia quello giusto? Siamo certi che il pensiero ora dominante sia la chiave di lettura per interpretare i fatti del passato?