di Gabriele Bonafede
La Guerra del Fuoco (titolo originale, “The quest for fire”, 1981) è quel film dove nessuno parla e si ammazzano a pietrate. In realtà è un film leggendario: una pietra miliare della storia del cinema.
Narra, sia pure con qualche errore sulla cronologia preistorica, dell’esperienza umana agli albori della specie che oggi domina il mondo.
Racconta in maniera potente e ispiratrice di una vicenda umana, con annessa storia d’amore, all’epoca in cui non era ancora chiaro a tutta l’umanità come si producesse artificialmente il fuoco.
I protagonisti sono trogloditi. Troglodita, guarda caso, è l’unico insulto che l’attuale ministro dell’interno, decine di migliaia di anni dopo, ha ufficialmente accettato sfidando i suoi detrattori. Stupisce, dunque, che si sia “offeso” per un insulto contemporaneo qual è Suca, conosciuto anche con il codice alfanumerico palermitano 800A.
Dopo aver sparso a destra e a manca sproloqui e insulti agli italiani del Mezzogiorno, Salvini ha cercato di dileggiare un addetto stampa del sindaco di Palermo per avergli rivolto un laconico e comprensibile Suca. Utilizzando, per altro, un metodo di comunicazione difficilmente utilizzabile dai trogloditi, tanto meno quelli dei tempi della Guerra del Fuoco: Twitter.
Ne è nata una guerra d’informazione, o una guerra-social, la Guerra del Suca. Centinaia di palermitani si sono sentiti liberi e felici di mandare un Suca a Salvini attraverso i social di oggi, in tutte le sue forme: 800A, Suca forte, ca’ a pompa, più forte, 800A qui, 800A là… E chi più ne ha, più ne metta.
Suca è stato sdoganato in queste ore e assurge a sinonimo di ribellione contro un governo che sta iniziando a far sentire la sua protervia e la sua mancanza di considerazione, soprattutto nei confronti dei meridionali.
Salvini non conosce la Sicilia e tantomeno Palermo. Non sa che Suca vince sempre. Più cerchi di cancellarlo, più cerchi d’indignarti, più diventa come il fuoco spandendosi incontrollabilmente. Suca diventa esso stesso materia incendiaria, si propaga tra le foreste dell’indicibile, appare sui muri.
Oggi, si moltiplica con forza incendiaria sui muri del XXI secolo: le bacheche di Facebook, i Tweet, il Whatsapp, i blog, i “muri dei tifosi”, l’internet in generale. La tecnologia mette a disposizione immense possibilità di moltiplicazione del Suca, laddove un paio di decenni fa poteva espandersi solo con le tradizionali scritte sui muri.
Salvini rischia di diventare, per lo meno a Palermo, il Ministro-Suca. Perché più cancelli il Suca, più questo si moltiplica e prolifica ad libitum, a piacere. E senza fine.
Fino a poco tempo fa apparivano scritte, a Palermo, che recitavano: Salvini topo di fogna. Da oggi in poi è prevedibile che, per lo meno a Palermo, si preferirà il più congeniale, breve ed efficace Salvini suca. Anche perché, chi sparge vento raccoglie tempesta.
E fin qui chi la fa, l’aspetti.
Quello che però non hanno capito i seguaci di Salvini, e i suoi alleati di governo, è che una “politica” che si basa sull’insulto, sullo sproloquio, sulla demonizzazione degli avversari, magari usando la posizione di potere, non può che portare a errori e orrori ben più grandi.
Le parole sono pietre. E se queste parole costruiscono muri come le pietre, prima o poi ci si trova dentro, da un lato e dell’altro. Il passo successivo potrebbe essere molto lungo, ma all’indietro.
Ritrovandoci, noi o le generazioni future, ad essere trogloditi in tutto e per tutto. La Guerra del Suca, in realtà fomentata molto tempo prima da Salvini e soci, potrebbe portare a una Guerra del Fuoco prossima ventura. Speriamo di no.
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