di Gabriele Bonafede
Flop o non flop? C’ è poco da fare, quando si è così litigiosi come i capi di governo italiani non ci si può trasformare in poche ore in pacificatori, e nemmeno in mediatori. Il flop della conferenza di Palermo sulla Libia era dunque annunciato ben prima che cominciasse. Ma è andata persino peggio delle peggiori previsioni.
L’assenza di tutti i leader internazionali di un certo peso aveva già suscitato l’ironia dei palermitani. Poi sono risultati assenti persino i diretti interessati e le cose si sono sviluppate in maniera urtante con presenze non desiderate, “mezze presenze”, ritiri improvvisi di delegazione…
D’altronde, la data scelta era già votata al flop. In occasione dei 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, l’11 novembre, tutti i leader internazionali erano stati infatti invitati da Macron a Parigi. Non solo per le celebrazioni, con un’importante dichiarazione congiunta di Macron e della Merkel, ma per proseguire nei giorni successivi con una conferenza di pace internazionale, sempre a Parigi, ben articolata e organizzata da tempo.
L’Italietta di Salvini e Di Maio ha voluto invece sfidare sul terreno diplomatico praticamente tutto il resto del mondo. A Palermo non c’era nessun leader tra quelli che contano, nemmeno un leader ospitante, visto che Conte appare sempre più come un burattino di Salvini, a sua volta burattino di altri. Poteva essere che tutto sommato, una conferenza di serie B era meglio di un calcio nei denti. Ma è andata persino peggio, anche a causa del ministro degli interni che gioca a fare il premier e il ministro degli esteri e quello dell’economia come se fosse in una trasmissione tv per ragazzini.
Già, Salvini… Uno che da mesi litiga con tutti. Uno “sciarrettiero” (litigioso) internazionale che ha attaccato e anche offeso a più riprese persino i propri alleati, come la Francia, la Germania, la Spagna… E che, per colmo di follia, pochi giorni prima della conferenza ha mandato twitter di sostegno a nazioni che stanno dietro alcune fazioni libiche, quelle ostili ad Haftar.
Quest’ultimo si è praticamente preso gioco del governicchio italiano, facendolo andare per il mondo con il cappello in mano per chiedergli la presenza alla conferenza di Villa Igiea a Palermo. Presenza mai realmente concessa dall’interessato, se non per passare poche ore a Palermo e dare un ulteriore schiaffo a Conte che, come tutti sappiamo, non conta nulla. Ne ha rifiutato l’invito a pranzo, e ha pubblicamente dichiarato di essere a Palermo per incontrare privatamente alcuni leader internazionali. Manco panza e presenza.
Haftar e la Turchia hanno dunque lasciato il “vertice” se così si può chiamare, di Palermo, dopo aver dato un calcio nei denti a Conte e all’Italia. Risultato: ad essere ridicolizzati sono stati prima gli italiani.
Insomma, niente Merkel e niente Macron, nemmeno per sbaglio Trump o Putin, e c’era d’aspettarselo: la serie A della diplomazia è altra cosa. Ma che non si sia riusciti a fare nemmeno una conferenza di serie B è grave.
A causa di un governo privo di senso della realtà, presuntuoso e arrogante, l’Italia scivola dunque nella serie C della diplomazia. E per giunta è nei bassi fondi: non riceve solo schiaffoni e calci nei denti, ma non c’è stata nemmeno una verbale dichiarazione congiunta che abbia un senso reale. Un disastro.
L’unica cosa che si è salvata, forse, è l’immagine del Liberty palermitano e la nostalgia della Palermo Felicissima che fu, grazie alla sontuosa architettura di Villa Igiea (in copertina, foto di Igor Petyx).