di Pasquale Hamel
Il 2 febbraio 1825, dopo circa 66 anni di regno, Ferdinando I delle Due Sicilie, moriva. Un regno lunghissimo durante il quale si manifestano eventi sconvolgenti che si riflettono sulle scelte operate da questo sovrano borbonico di non grandi ambizioni.
Quel suo regno lo si può dividere in due fasi, nettamente distinte, al punto da lasciare immaginare, piuttosto che uno, due principi diversi per spirito, caratteri e aspirazioni.
Nella prima fase troviamo, infatti, un Ferdinando, principe illuminato, attento a garantire la continuità del disegno riformatore, avviato dal padre, che avrebbe fatto del regno meridionale un modello settecentesco di modernità.
Nella seconda fase quel Ferdinando muta i suoi tratti in principe assoluto, oscurantista, sospettoso, sostenitore di politiche repressive e pronto a dar sfogo ai suoi personali risentimenti, in poche parole, chiuso ad ogni istanza di modernizzazione.
Nella rivoluzione francese che, come sappiamo, scuote dalle fondamenta l’ancien regime, sta la spiegazione di questo radicale cambiamento. Gli avvenimenti francesi dal nostro furono infatti immediatamente percepiti come una terribile minaccia per la continuità dinastica ma anche, e soprattutto, come una sorta di tradimento perpetrato nei confronti delle monarchie che avevano promosso, pur con qualche cautela, notevoli iniziative riformatrici nell’interesse delle popolazioni amministrate.
Ricordiamo, però, che Ferdinando, in quella che abbiamo definito la “prima fase” del suo regno, si era circondato di consiglieri di grande prestigio e aveva nominato uomini di governo di altissimo profilo, primo fra tutti Bernardo Tanucci, che lo avevano guidati nelle sue scelte.
Non è un caso che avesse promosso la cultura – ne è esempio la fondazione dell’Università di Palermo – e, perfino, su spinta della moglie, Maria Carolina d’Asburgo, aveva protetto le logge massoniche che, a Napoli e nel regno, erano proliferate come in nessuna parte della penisola.
Dopo la rivoluzione francese, però, Ferdinando aveva voltato pagina trasformandosi in alfiere dell’anti-modernizzazione, e promotore di forme di repressione violente che, nella sua idea, dovevano essere utili a prevenire la diffusione del verbo rivoluzionario e la nascita dei circoli giacobini.
L’immagine del sovrano, molto popolare fra la gente del popolo per i suoi comportamenti anticonformisti, si degradava fino ad incarnare quella del despota senza pietà che, addirittura, si irrita quando i suoi tribunali non applicano la pena di morte contro coloro che attentano alla vita del Regno.
Esemplifica questo mutamento un episodio significativo, mi riferisco allo scontro che ebbe con il cardinale Fabrizio Ruffo, a cui dovette il ritorno sul trono dopo la sconfitta della repubblica napoletana.
Alla richiesta di clemenza nei confronti dei rivoluzionari che si erano arresi ai sanfedisti, che il cardinale aveva formulato, Ferdinando – con il sostegno e il pungolo malefico dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson – rispose indispettito che nessun atto di clemenza era possibile nei confronti di chi, tradendo la fiducia data, ne aveva approfittato per togliergli il trono; e, per di più, approfittando del fatto che il cardinale fosse stato chiamato a Roma, brigò perché non mettesse più piede nel suo regno.
La sua morte, avvenuta 11 anni dopo la morte della consorte Maria Carolina – una degna figlia di Maria Teresa d’Asburgo che, in quarantasei anni di matrimonio, gli aveva dato ben 18 figli, otto dei quali morti in tenera età – fu considerata in qualche modo una liberazione da un sovrano di una altra epoca sopravvissuto al settecento.
Si dice che l’unica che lo pianse veramente, sia stata Lucia Migliaccio, la seconda moglie, sposata morganaticamente. Lucia era una borghese siracusana, incontrata durante il suo ultimo esilio siciliano, che da lui era stata creata duchessa di Floridia e con la quale aveva condiviso gli ultimi anni della sua vita.
In copertina (zoom) e nel testo, Ferdinando I delle Due Sicilie all’età di nove anni, in un famoso dipinto (immagine tratta di Wikipedia) di Anton Raphael Mengs – Web Gallery of Art: Image Info about artwork, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3250512
Nel testo (da Wikipedia), un dipinto di Vincenzo Camuccini – Testo originale: http://www.culturacampania.rai.it/site/it-IT/Patrimonio_Culturale/Musei/Scheda/Opere_Principali/opere/napoli_palazzo_reale_camuccini.html?UrlScheda=napoli_palazzo_realeoriginally uploaded on de.wikipedia by Рихтер (discussione · contributi) at 29 maggio 2009, 15:20. Filename was Ferdinand IV by San Gennaro.jpg., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9657277