di Gabriele Bonafede
Con la prevedibile sentenza sul Parma calcio si chiude una delle più tristi stagioni del campionato di calcio di serie B in Italia. La giustizia sportiva infligge infatti solo 5 punti di penalizzazione al Parma ma da scontare nel prossimo campionato, pur riconoscendo la responsabilità del club in un finale di stagione sciagurato.
Va detto che un ipotetico ricorso del Parma potrebbe pure ridurre la penalizzazione, rendendola ancora più ridimensionata se non nulla.
Questa sentenza arriva dopo un’altra, sciagurata, decisione riguardante la vergognosa finale play off Frosinone-Palermo, dove il comportamento antisportivo di uno dei due club è stato di fatto premiato dal giudice.
A conti fatti, con queste due sentenze, la giustizia sportiva sancisce almeno quattro cose.
Uno. È lecito, o comunque si incorre in sanzioni marginali, che un calciatore tesserato con un club invii messaggi, magari velatamente giocosi, a calciatori di un altro club invitandoli a non impegnarsi in un’imminente partita d’importanza fondamentale per un’intera stagione.
Due. È lecito perdere tempo in campo, ad esempio buttandosi in terra ripetute volte fingendosi infortunati, aspettandosi che non ci sia alcun recupero del tempo perso.
Tre. È lecito tirare palloni in campo, dagli spalti e anche dalla propria panchina, al fine di far terminare un’azione avversaria. Anche qui, senza che ci sia nemmeno il recupero del tempo perso. Anche in questo caso, si incorrerebbe in sanzioni marginali.
Quattro. Chi è autore delle suddette azioni antisportive può aspettarsi a) Sanzioni marginali che non influenzeranno il risultato acquisito sul campo, anche con atteggiamenti palesemente antisportivi, b) Che rimanga valido il premio di una promozione in una serie superiore. Chi invece rimane nell’ambito dei comportamenti sportivi, che faccia parte del pubblico o del club, non è detto che abbia considerazione. All’occorrenza si tratta principalmente del Palermo, ma anche di tutti gli altri club del campionato che si siano comportati con sportività.
Va aggiunta un’altra, nuova, considerazione: la partita non finisce esclusivamente con il triplice fischio finale dell’arbitro udibile da tutti. Può invece finire con un’invasione di campo, riducendo a piacimento il tempo di recupero precedentemente accordato, purché, forse, si tratti degli ultimi due minuti o poco meno.
Queste sentenze faranno giurisprudenza. E se non la faranno, sarà anche peggio: perché regnerà l’arbitrarietà più assoluta.
Va anche ricordato che un direttore di gara che sbagli in maniera evidente, a quanto pare, meriti comunque la promozione in una serie superiore.
Finisce così, ingloriosamente, la giustizia sportiva in Italia. Le conseguenze rischiano d’essere particolarmente nocive per un calcio italiano già oggi a mal partito e ormai palesemente privo di sportività e competitività sul piano internazionale.
A conti fatti, oggi sarebbe molto più sportiva una partita tra scapoli e ammogliati in stile Fantozzi.