La crisi di consenso del Movimento è ormai evidente. Era inimmaginabile sino a qualche settimana fa
di Vincenzo Pino
Non si era mai registrato nello scenario politico un precipizio così vistoso, quando tutto lasciava presagire una duratura luna di miele tra paese e movimento pentastellato. Al contrario, la vittoria elettorale dei penta stellati del 4 Marzo e la formazione del governo gialloverde sono stati l’’inizio della fine.
Gli slogan su terza repubblica, governo del cambiamento e dei cittadini, leadership Di Maio sembrano dissolti nel giro di tre mesi.
Le oscillazioni di Di Maio tra aggressività e rassegnazione sono state evidenziate nel tentativo di delegittimazione delle istituzioni, ed in particolare del Presidente Mattarella, rientrato poi nel giro di una notte. Dopo aver lanciato la improvvida iniziativa dell'”impeachment”.
Il reddito di cittadinanza è diventato il rafforzamento dei centri per l’impiego. Insomma il Movimento sembra diventato, nel giro di tre mesi, un vuoto a perdere.
Ed i segnali di crisi conclamata sono arrivati. Alle amministrative i grillini hanno perso i due terzi del loro elettorato, rispetto alle elezioni di tre mesi prima. E non si racconti la favola che in questo tipo di elezioni il movimento pentastellato perda sempre. Basta fare il paragone con le due municipalità romane che nel 2016 i grillini avevano conquistato con una adesione al primo turno superiore al 35% e dove oggi non arrivano al 20%.
Basta ricordare ancora i trionfi di Roma, Torino, Carbonia, Chioggia sempre nel 2016 per comparare i miseri risultati di oggi dove vanno al ballottaggio solo a Terni e Ragusa con minime possibilità di vincere, dato il distacco abissale con lo schieramento di centrodestra.
Una debacle, insomma, l’esito di questi tre mesi di governo. Registrata anche dai sondaggi per i quali, nell’ultima settimana, il Movimento perde il 2,5% a favore della Lega.(Sondaggio SwG su TgLa7 nell’immagine a destra).
Anche il tessuto connettivo interno dello schieramento pentastellato risente di tutto questo e viene oggi messo a dura prova dalla vicenda dello stadio di Roma, da cui tutti cercano di prendere le distanze.
Prende le distamze Da Di Maio, al quale Lanzalone ha scritto lo statuto che ne ha definito l’imperio. Ma anche Casaleggio, che ha raccontato di essere capitato per caso nello stesso ristorante. E Bonafede, che dice di non aver nulla a che fare con la carica di Lanzalone a Presidente Acea, mentre Di Maio avrebbe affermato che questa nomina era il giusto premio per lo stesso che tanto bene aveva fatto a Livorno.
Si sono incartati nelle comtraddizioni e cercano di fuggire, scaricando la Raggi a Roma. Che magari non ci sta a fare da caprio espiatorio per salvare i capi. Insomma, appare tutto come uno sfacelo.
Un risultato tangibile, comunque, i pentastellati lo hanno raggiunto. Quello di farsi sorpassare dalla Lega nei sondaggi, quando appena tre mesi fa li distanziavano di quasi quindici punti.
E non si creda che finisca qui. Domenica prossima ai ballottaggi con i pentastellati assenti nella gran parte delle competizioni, ci sarà un ulteriore colpo alla popolarità politico-esistenziale del Movimento. Si va verso la marginalizzazione dei Cinque Stelle? Probabile, per lo meno in questa fase.
Non so quanto grande sarà la ulteriore perdita di voti per gli stessi nei sondaggi, anche se ne prevedo molti e nel giro di poco tempo. Basta aspettare qualche settimana ancora.
Insomma il movimento liquido sembra si sia liquefatto. E se tre mesi fa Di Maio poteva ancora agitare nei confronti della Lega lo spauracchio delle elezioni anticipate in caso di non formazione del governo, ora ne ha un terrore matto. Avendo perduto il vantaggio competitivo che gli aveva dato la vittoria del 4 Marzo con i quasi quindici punti percentuali in più nei confronti di Salvini.
Il Movimento Cinque Stelle è destinato al disastro elettorale prossimo venturo? Sembra proprio di sì.
Foto in copertina di Mathhew Schawarz, da Unsplash.