Nella politica italiana riemerge il bipolarismo elettorale e nessuno ne parla
di Vincenzo Pino
La sconfitta dei grillini alle recenti elezioni è epocale e segnala un declino, forse irreversibile, del Movimento. Infatti chi dice che il M5S alle amministrative perda sempre predica il falso.
Nel 2016 , in quanto ai voti di lista al primo turno il M5S era al 20,8%, alla pari con il Pd, superando di poco il terzo schieramento dei partiti di destra la cui somma dava il 19%. (vedi Wikipedia alla voce: Elezioni comunali 2016). Un tripolarismo quasi perfetto anche a livello comunale.
Nelle precedenti elezioni comunali del 2013, invece, il M5S era all’11% per cui il balzo nel giro di tre anni è stato notevole, tale da farne raddoppiare i voti e far consolidare anche nelle elezioni amministrative il modello tripolare.
Quanto poi alle sindacature, vinte al secondo turno riporto quanto il dato di Tgcom ci consegnava il 20 Giugno 2016.
“Il Movimento Cinque Stelle si è affermato in 19 sui 20 Comuni sopra 15mila abitanti nei quali i candidati grillini erano arrivati al secondo turno. Alla fine il successo è sfuggito solo ad Alpignano, in Piemonte, dove il candidato di una lista civica ha battuto quello grillino. Per il resto, tutte vittorie con percentuali quasi sempre vicine al 60%. E’ il caso di Carbonia, in Sardegna, altra città capoluogo di provincia, da sempre città “rossa” ,con Paola Massidda che a scrutinio quasi ultimato viaggia sul 60,9%”.
Nel 2018, al contrario, il movimento Cinque Stelle va al ballottaggio solo nei comuni di Terni e Ragusa con la previsione di una probabile sconfitta dato che le percentuali al primo turno sono qui inferiori al 25% . Due su sedici mella migliore e quasi impossibile delle ipotesi: la sproporzione rispetto a due anni prima è evidente.
I voti di lista attribuiti al Pd, secondo l’Istituto Cattaneo sono ora al 22% a fronte del 12,% dei pentastellati e se si calcolano le coalizioni, il centro sinistra è al 31% e con i voti di LeU, arriverebbe al 34% mentre la destra viaggia attorno al 40%.
Un ritorno sostanziale al bipolarismo dopo i fasti del 2016 e le vittorie eclatanti dei pentastellati di allora a Roma , Torino, Chioggia, Alcamo, Carbonia.
Trovo quanto mai carente l’informazione giornalistica e televisiva che non ha dato la giusta dimensione a questo crollo del Movimento Cinque Stelle. In cui solo un terzo degli elettori grillini ha confermato il precedente voto del 4 Marzo e sul grande cambiamento di scenario che si è determinato.
I novanta giorni per la formazione di governo ed infine la sua realizzazione hanno squassato il M5S in maniera inimmaginabile facendo rifluire il 10 Giugno il suo elettorato per quasi la metà nell’astensione e per una quota attorno al 20% verso sinistra e destra, con leggera prevalenza di quest’ultima.
Se si aggiungono ancora il fatto che Salvini detta tempi e modalità dell’azione di governo e gli scandali sullo stadio di Roma è prevedibile che il fenomeno grillino si sia affievolito nel seguito elettorale in proporzioni tali che i sondaggi non riescono ancora a registrare.
Centrosinistra se ci sei batti il secondo colpo. Il primo lo ha fatto segnare Renzi,con il rifiuto di un’alleanza innaturale, il secondo sarebbe quello di una opposizione piu’ marcata e calzante ora e subito.
La mobilità elettorale è ormai il dato prevalente e non ci si può attardare ulteriormente, in rituali colpevolisti. I ballottaggi saranno un ulteriore momento di verifica per il riflusso del M5S verso l’impotenza astensionista ovvero per la dispersione del loro voto sia verso la destra che la sinistra
Il bipolarismo sembra non essere finito, ben scavato come una vecchia talpa.