di Vincenzo Pino
La puntuale analisi dell’Istituto Cattaneo del flussi elettorali tra voto del 4 Marzo e del 10 Giugno, pubblicata sul Corriere della Sera, ci offre lo spunto per trarre alcune considerazioni. Il M5S passa dal 32,7% al 12,1% nel giro di soli due mesi perdendo il 63% della propria consistenza elettorale.
Il dato in questo caso è preciso ed univoco in quanto il simbolo M5S è riproposto tout court in entrambe le competizioni.
Questo risultato fa riprecipitare indietro il Movimento Cinque stelle alla condizione del 2013 ed annulla lo slancio con cui nel 2016 aveva conquistato città come Roma e Torino, dove al primo turno veleggiava rispettivamente al 35 ed al 31.
Il Movimento Cinque stelle in questa occasione riesce a realizzare una buona performance solo a Ragusa tra i capoluoghi di Provincia.
Dal 4 Marzo al 10 Giugno, secondo i flussi elettorali, l’elettorato penta stellato rifluisce per circa il 40% verso l’astensione, solo per il 37% per i propri candidati e per il 20% per altri schieramenti distribuendosi in maniera quasi simile tra centrodestra e centrosinistra.
E’ un dato, quindi, che contraddice qualsiasi lettura interpretabile e non va letto secondo gli schemi destra-sinistra ma secondo quelli dell’offerta politica presente su ogni piazza locale, al di là delle connotazioni.
Il movimento Cinque Stelle conferma così la propria natura di partito volatile, senza alcun radicamento stabile, senza gruppi dirigenti riconosciuti per i territori.
Il Pd, al contrario, si avvantaggia rispetto all’esito del voto del 4 Marzo. Calcolando il solo voto di lista, avrebbe guadagnato il 4% nel giro di due mesi. Ma se si guarda invece la coalizione di centrosinistra nel suo insieme il balzo elettorale sarebbe molto più consistente passando dal 25% nelle città dove si è votato al 34,9% (+10%). Rispetto alle comunali del 2013, comunque, sarebbe in calo di circa il 7%.
Il centrodestra passerebbe secondo le analisi dell’istituto Cattaneo dal 26,5% del 2013, all’attuale 38%, avendo fatto segnare il 4 Marzo il 33,4%.
Un’ascesa impressionante dovuta certo al radicamento leghista che ha avuto la possibilità di estendersi al Nord dove vanta una tradizione amministrativa importante. Ma anche quello a trazione forzista del Mezzogiorno è riemerso, grazie alla presenza di gruppi dirigenti territoriali credibili nel proporsi per il governo del territorio e che hanno ribaltato in maniera eclatante il risultato del 4 Marzo, quando il movimento pentastellato aveva veleggiato su consensi superiori al 40%.
La considerazione finale è che negli ultimi cinque anni c’è una mobilità elettorale impressionante che si polarizza in particolare sul Movimento Cinque Stelle. Il quale, si ricordi, passò dal 25% del 2013, precipitò al 21% nel 2014, riprese slancio con le elezioni amministrative del 2016, trionfò nelle politiche del 4 Marzo ed ha adesso subito una sconfitta storica, dopo solo due mesi.
In conclusione, chi si presenta insieme come alternativo e credibile non solo nella proposta ma anche nel grado di rappresentatività di candidati e liste ha notevoli chance di vittoria. E questo lo vedremo al prossimo ballottaggio.
Quello che è certo fin d’ora, è che le prove di governo fornite dal movimento pentastellato a livello locale ne hanno ridimensionato l’appeal ed hanno portato a questo esito elettorale catastrofico.
Foto Analisi dei flussi elettorali da parte Istituto Cattaneo su Corriere della Sera 11/06/2018.
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