di Vincenzo Pino
È andata in scena la rappresentazione dell’Italia, ieri in Parlamento: il povero Conte si è risolto a dire che, su una serie di problemi, il governo uscente non è che avesse fatto male. E che, magari con qualche modifica, una buona parte di quei provvedimenti sarebbero da emendare in meglio e non certo da distruggere.
E Graziano Delrio si è sintonizzato su questa lunghezza d’onda facendo però pesare ugualmente la contraddizione per cui, purtroppo, Conte sia vincolato ad un programma irrealizzabile.
Irrealizzabile perché rappresenta la sommatoria delle promesse di due campagne elettorali raffazzonate e demagogiche prive di qualsiasi copertura finanziaria credibile, a norma dell’articolo 81 della Costituzione.
Delrio ha ribadito al premier che non dovrebbe rappresentare il portavoce dei due leader di questa trasformistica compagnia ma il depositario del potere esecutivo responsabile della linea politica dello stesso e dell’armonia e coerenza dei suoi provvedimenti. Ha voluto ancora sottolineare che è l’equilibrio dei poteri così come definito dalla Costituzione il garante del nostro equilibrio istituzionale e della democrazia rappresentativa e non certo la buona volontà di un premier o dei singoli.
Ed ha citato a questo proposito, tra gli altri, il ruolo di Mattarella il fratello di Piersanti come l’ha voluto definire per sottolineare come questa compagine governativa di democratico e di rispetto istituzionale ne avesse poco nella sua cultura e nei suoi comportamenti: Conte aveva infatti definito Piersanti Mattarella quale semplice “congiunto” di Sergio Mattarella, senza dire il nome per intero.
L’augurio finale di Delrio alla istituzione Presidenza del Consiglio perché facesse meglio di quanto fatto dal precedente esecutivo, è stata la logica conclusione di un vero uomo di stato che ama il suo paese prima di tutto. E questo intervento ha scatenato i soci di maggioranza ed i loro portavoce nel dibattito parlamentare.
Ha cominciato Molteni della Lega con la solita rappresentazione di un Italia fatta di “stupratori seriali in libertà”, di “rapinatori in perenne e libera attività”, di un’Italia “sottoposta alle invasioni barbariche dal Sud ed alle incursioni dei poteri forti dal centro Europa e del Nord.” Il solito refrain propagandistico.
Cosa c’entrasse questo con la fiducia al governo non si capisce se non dal finale in cui all’augurio formale e freddino fatto a Conte ha lanciato una grande ovazione a Matteo Salvini, uomo che secondo lui, ha ridato dignità alla Lega ed alla Italia. Anche qui, elementi di conflitto con la Costituzione Italiana. E, questo per fare capire chi comandasse sul serio.
E poi Francesco D’Uva dei pentastellati che si è ricordato dell’articolo 1 della Costituzione per dire che sono a favore del lavoro mentre il loro guru ha preconizzato l’estinzione dello stesso a favore dei robot ed una società gaudente da redditi di cittadinanza finanziata dalla tassazione robotica.
Ma D’Uva ci deve essere rimasto molto male anche per il richiamo a Sergio Mattarella accusando Delrio di avere strumentalizzato l’episodio. Per la verità sono stati loro a cercare di strumentalizzare e ricattare Mattarella con il richiamo all’impeachment cosa che fanno ora finta di scordare. Come si sono scordati delle minacce in rete del tipo “Hanno ucciso il fratello sbagliato” o roba orrida di questo genere.
Comunque D’Uva ci ha regalato un’altra “perla” del suo garantismo e del suo rispetto per la Costituzione. Stavolta non ha parlato a nome dei cittadini ma dei “cittadini onesti”. Che pena sentire queste espressioni mortificanti sul popolo italiano in cui disonestà e corruzione sembra pervadere tutto e tutti (a loro eccezione).
Questa è la scena dell’Italia che hanno i soci di governo, “stupratori”, “rapinatori”, “violentatori”, “ladri corrotti”, “uomini neri che terrorizzano”… Pensando che la soluzione dei problemi passi per il blocco navale ed il mancato soccorso ai naufraghi, nel trasformare i centri di identificazione degli stranieri in posti dove sarà impossibile uscire, per l’incremento e la costruzione di nuove carceri, l’espiazione della pena come punizione senza possibilità di misure alternative.
Insomma siamo ben messi con questo governo che vuole demonizzare gli antagonisti politici: un complesso di persecuzione. Se poi ci mettiamo anche l’agente provocatore siamo proprio in piena inquisizione.
Insomma questi vogliono instaurare uno stato di polizia e di oligarchia protetta modello-Putin se non ce ne fossimo accorti.
In copertina, una Lada 2101, modello derivato della Fiat. Foto di John-Mark Smith tratta da Unsplash
Nel testo, Graziano Delrio. Foto tratta da Wikipedia. Di Francesco Pierantoni – Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37769140
Dal canale youtube di Repubblica:
1 thought on “L’Italia “di” Conte verso il modello-Putin”