di Gabriele Bonafede
Eccoli, sposati in un matrimonio che s’ha da fare: Salvini e Di Maio sono finalmente insieme. Dimenticati anni di acrimonia reciproca, di insulti, di dichiarazioni epocali, di sfottò, di bugie come “mai al governo con quelli”. Ma, mai il motto “mai dire mai” si prende la rivincita come oggi.
Un matrimonio che rischia di mettere nell’ombra quello dei principini britannici in quanto ad attenzione europea e mondiale. Non troppo tempo fa dal partito di Salvini si levavano slogan come “Senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani” o “colerosi terremotati con il sapone non vi siete mai lavati…Napoli merda.” Di Maio, se non napoletano, è campano. È proprio vero che “chi disprezza compra.”
Di Battista prometteva a video per i posteri “mai con la Lega”. Ma le promesse dei politici, è noto, sono “promesse da marinaio”. Oggi sì, domani no, poi chissà. Tutto è possibile, tutto sarà fatto. Intanto i due si sono sedotti a vicenda. Certo, come in tutte le coppie del mondo, con uno dei due che ha preso il sopravvento in quanto a furbizia.
Ma trovando la quadratura del cerchio: un tanto a me, un tanto a te, con annesso contratto di matrimonio, abbozzato, finalizzato, scritto e firmato. E sposati in pompa magna.
Nel giorno della Festa della Repubblica, si festeggia. È giusto e doveroso. E scorrerebbero fiumi di champagne se non fosse per l’ombra di prossime guerre commerciali. Già la sera dell’accordo, in comizio a Sondrio, Salvini ha invitato a bere vino italiano e non francese. Dunque, niente champagne, ma spumante. È d’uopo.
Un segnale? Un’intenzione? Nel programma c’è “prima gli italiani”, facendo intendere che i dazi “proteggerebbero” le imprese italiane. Peccato che i possibili dazi danneggerebbero l’export delle stesse imprese italiane, per non parlare dei costi lievitati per importare le necessarie materie prime. Ma poco importa. Se ci si dimentica degli insulti, della storia, della geografia, della medicina, delle lingue, di cosa si è mangiato e bevuto a cena magari in Francia con Madame Le Pen, che sarà mai dimenticarsi di far di conto? Nulla.
L’Italia del nulla fa dunque un’altra tappa. Viva il nuovo governo! Viva gli sposi! Viva il medioevo prossimo venturo, che è già qui, nel presente di un’Italia votata, a larga maggioranza, all’avventura del “cambiamento”.
Suonano le campane, il riso si sparge sugli sposi, la festa è cominciata.
Ora pro nobis, peccatoribus.